il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

DAVID LYNCH
filmare la trascendenza
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339601 commenti | 64216 titoli | 25485 Location | 12673 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: La cieca di Sorrento (1953)
  • Luogo del film: La locanda nella quale Oliviero Pisani (Campbell) prende alloggio dopo essere giunto a Sorrento
  • Luogo reale: Via Umberto I 39, Poli, Roma
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  • Film: Facciamo paradiso (1995)
  • Luogo del film: Il cimitero dove viene sepolto Bertelli (Noiret) , padre di Claudia (Buy)
  • Luogo reale: Cimitero di Montevecchia, Via Belvedere, Montevecchia, Lecco
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Angelo Paccagnini

    Angelo Paccagnini

  • Maria Boto

    Maria Boto

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: B. Legnani
Il problema, in riferimento al titolo di questo corto di circa 9', è che Max, cercando una fidanzata, vuole massimizzare le sue possibilità di riuscita, per cui gioca sui "grandi numeri", dichiarando il suo amore a due vezzose cugine che, ovviamente, si confidano e scoprono il tutto, poi mettendo in pratica una vendetta che sa di Attilio Regolo. Max Linder è ancora una volta irresistibile nelle sue goffaggini da pluri-innamorato, ruolo che si inquadra armoniosamente in uno svolgimento scherzoso e scattante, persino dotato di vedute scenografiche. Bene anche il cast secondario.
Commento di: Dave hill
Capolavoro! Inizio mistico per confonderci, i tormenti di Regan non disgiunti da quelli di padre Damian, Karras per farci vacillare e poi il ritorno epico di padre Lancaster Merrin per costringerci ad adorarlo. Uno sguardo spietato sulla società americana e sulla chiesa, i limiti della scienza messa alle strette da religione e persino superstizione, il disgregarsi della famiglia, tutto sublimato in un film che dice più di quanto mostra. Ti resta dentro, ti marchia e spesso, al buio, ti titilla col tintinnio di campane tubulari.
Commento di: Anthonyvm
Noir a sfondo giornalistico che assomiglia più a un episodio pilota che non alla trasposizione di un romanzo (scritto dallo stesso sceneggiatore Lupica), vuoi per la versatilità "seriale" di un reporter-investigatore nel ruolo di protagonista o per il carisma di certi personaggi secondari (simpatico il padre donnaiolo). Gli ingredienti mystery non sono inconsueti (omicidi, corruzione, lotte di potere, femme fatale, lupi travestiti da agnelli) e la soluzione del caso si intuisce facilmente, ma rimane un discreto stuzzichino per giallofili. Debutto di Julianne Moore nel lungometraggio.
Commento di: Siska80
Un gringo ingegnere viene osteggiato continuamente da un colonnello, quindi decide di allenarsi con dei rivoluzionari. Western che parte da una trama risicata e prosegue con uno snodo che non riserva nulla di davvero sorprendente. Il ritmo sostenuto aiuta ad arrivare alla fine (così come la durata abbastanza breve), la ricostruzione dell'epoca con annessi trucco e costumi è decorosa, l'azione ben distribuita, mentre il cast non è molto coinvolgente, così come i personaggi. Nel complesso mediocre. Gli si può anche dare un'occhiata, ma non rimane impresso nella memoria.
Commento di: Pigro
Il sequel del Presidente trasforma il protagonista in premier di una litigiosa coalizione che fotografa in tempo reale la situazione politica italiana: una parodia dei tre partiti maggiori con slogan e atteggiamenti quasi fotocopiati da una ben più comica realtà. Accumulando i difetti ma non i pregi del precedente, il film non ha il coraggio della satira, si limita alla caricatura e plana decisamente sulla commedia più piatta e trita, innocua e qualunquista, dai meccanismi forzati e dalle battute poco ficcanti nonostante gli sforzi. Evitabile.
Commento di: Ultimo
Discreta commedia in cui Pieraccioni veste i panni di un parroco che eredita una casa di appuntamenti in Svizzera. Nel complesso una pellicola non brutta, ma lontana dai migliori prodotti del comico toscano, anche a causa di uno sviluppo prevedibile e senza particolari momenti esaltanti. Meglio la prima parte basata tutta sugli equivoci: qui a dirla tutta scappa qualche risata anche per merito di Marcello Fonte. Nella norma la prova della Ferilli. Si lascia guardare, ma non rimane impresso nella memoria.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Tratto da una storia vera, il film racconta il processo che vide contrapposti un agricoltore canadese settantatreenne, Percy Schmeiser (Walken), e la multinazionale Monsanto, che lo accusava di usare nelle sue coltivazioni di colza gli speciali semi OGM brevettati. Percy non li aveva mai acquistati, ma evidentemente qualche contadino vicino ne aveva perso qualcuno per errore sui suoi possedimenti facendo crescere piante più resistenti. La Monsanto, accortasi della cosa, denuncia Percy, il quale si rifiuta di pagare (benché abbia intuito che per qualche motivo i suoi semi devono essere...Leggi tutto stati effettivamente modificati) né capisce come quelli possano pretendere da lui dei soldi.

Considerando i mezzi finanziari pressoché illimitati di una multinazionale è la battaglia di Davide contro Golia ("Percy vs. Goliath", non a caso, è uno dei titoli alternativi), che Percy decide di condurre a fianco di un giovane avvocato locale (Braff) non del tutto convinto di poter combinare qualcosa di utile, nello sfidare un avversario tanto potente. Con il nostro eroe, tuttavia, si schiera a sorpresa un'associazione che combatte gli OGM e gli garantisce la copertura di molte spese con la speranza che una decisione favorevole possa segnare un importante precedente. L'eco del caso si allarga a macchia d'olio e - nonostante un argomento a prima vista piuttosto ostico - conquista l'opinione pubblica, in attesa come noi di capire quale sarà la decisione finale.

Il processo tuttavia occupa meno spazio di quanto si possa pensare. Benché non manchino, i passaggi in aula sono spesso risolti con una certa sbrigatività per lasciare spazio al dramma di Percy, al suo rapporto con l'anziana moglie (Maxwell) e a quello con Rebecca (Ricci), che in ogni modo cerca di convincerlo a concedersi di più alla stampa per aiutare anche loro ad avere la giusta visibilità in modo da poter raggranellare il denaro sufficiente senza il quale Percy non potrebbe nemmeno pensare di difendersi.

Walken contadino non è facile da immaginare, e infatti al di là di qualche passaggio in Dodge tra i campi, qualcuno tra le colze che colorano di giallo e verde gli sterminati paesaggi naturali, resta sempre piuttosto distante dalla dura vita agreste, con quell'aria superiore concessagli da una costante militanza nel cinema di alta qualità e uno degli sguardi di ghiaccio più riconoscibili che si conoscano. Il suo personaggio, nella bonaria ritrosia a socializzare con gli estranei, ne riflette l'onestà interiore, la rettitudine morale che riesce difficile da poter credere condannata. La sua avventura però, che prevede addirittura una trasferta in India organizzata da Rebecca per sensibilizzare il mondo intero dell'agricoltura al suo caso, appare descritta con una certa superficialità, senza approfondire davvero nessuno degli spunti offerti dal soggetto.

Una sceneggiatura poco incisiva, una regia che sbriga la pratica senza grande entusiasmo, limitandosi a lavorare correttamente. Si attendono le decisioni dei giudici così come quelle di Percy, che sua moglie si dice sempre convinta siano quelle giuste, a prescindere. Un po' di tenerezza nei confronti dell'età, di discorsi pubblici che nella loro semplicità toccano le corde giuste, ma il coinvolgimento è relativo e l'asetticità della messa in scena non aiuta.

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Il titolo dice molto: gli uomini restano ai margini; gli unici ad avere una parte appena significativa sono il vicino veterinario (Williams) e due delle star dell'Avanzi di allora, Corrado Guzzanti e Stefano Masciarelli; per il resto, nella casa di campagna di Beatrice (Garello), trovano posto solo le sue due amiche Laura (Scaffidi) e Fiammetta (Maneri) giunte lì in visita con le relative figlie. Queste ultime, raggiunto il figlio (Gensini) di Beatrice, ne constatano subito il carattere un po' da sbruffone quando il ragazzino mostra loro i muscoli chiedendo di farsi chiamare Schwarzy...Leggi tutto in onore al grande divo del cinema di quegli anni.

Se da una parte, quindi, i tre bambini se ne vanno da soli per i vicini campi facendo reciproca conoscenza, dall'altra le tre amiche si confessano i rispettivi problemi sentimentali: Beatrice è vedova da tempo, Fiammetta ha appena beccato il marito (Masciarelli) con Patrizia (Berni), una bonona tutta curve, Laura è separata dal suo uomo (Scalera) ma ne è ancora innamorata.

Tra un pasto salutista e l'altro (Beatrice è vegetariana e prepara papponi e zuppe lasciando abbastanza perplesse le altre due), le donne affrontano i loro problemi pensando soprattutto a consolare Fiametta, il cui dramma è fresco e rinnovato a sorpresa dall'arrivo al casolare proprio della bella modella con cui aveva sorpreso il marito. E' venuta, dice, per parlare con Fiammetta, che non conosce, ma l'interessata non pare assolutamente intenzionata ad ascoltarla, convinta che sia solo una donnaccia da evitare. La poveretta sembra invece una ragazza semplice, giunta lì insieme a un coatto terrificante (Guzzanti) che sbraita in totale spregio all’educazione.

E’ proprio l'entrata in scena di un Guzzanti piuttosto in forma e disgustosamente berciante a vivacizzare l'unica fase in cui il film mostra una timida accelerazione azzeccando qualche gag. Pur in amichevole partecipazione e presente in scena per soli venti minuti (entra e se ne va insieme alla Berni), il simpatico comico lascia il segno ricordandoci quanto fosse al tempo una vera forza della natura. Verrà nel film "sostituito" poco dopo da Masciarelli, che raggiunge a sua volta il casolare tentando di riappacificarsi con la moglie, ammorbidita dalle sorprendenti rivelazioni di Patrizia.

La regia dal tocco molto femminile di Martina D'Anna cerca di tenere in piedi una sceneggiatura (di Federica Martino) non proprio esemplare e lo fa senza infamia e senza lode, ottenendo un film che non fa male a nessuno, non sgradevole ma inoffensivo, ben poco significativo anche nella figura del padre (Williams) di un quarto ragazzino che abita nei pressi e che gli altri tre scambiano per un extraterrestre per via della grossa cuffia con antenne che tiene in testa. L’uomo si avvicina con un sorriso costantemente stampato in volto a Beatrice e la invita a vedere al cinema l'ultimo film di Woody Allen (OMBRE E NEBBIA, date d’uscita alla mano), ma i dialoghi tra i due non decollano mai...

Le musiche placide e il clima campagnolo caratterizzano il film, i bimbi risultano meno antipatici e più spontanei del previsto, per quanto tocchino loro frasi modeste e si dilettino a preparare un afrodisiaco fatto in casa per avvicinare Beatrice e il veterinario ("Schwarzy" vuole un nuovo padre ad ogni costo...), ma nel complesso è difficile lasciarsi coinvolgere da un'opera piuttosto fredda e che a tratti ricorda un po' troppo certe fiction televisive.

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Per girare un film intero nello stesso ambiente ci vuole una sceneggiatura di ferro, figurarsi per comporre una serie in sei puntate! E infatti l'operazione si fa presto faticosa da seguire, anche per colpa del solito rimpallo tra presente e passato complicato da rimbalzi ulteriori che rimescolano il racconto della superstite di una disgrazia. Questa è Maggie Mitchell (O'Donnelly), giovane medico parte della spedizione che avrebbe dovuto trascorrere i sei mesi invernali all'interno della stazione Polaris VI in Antartide per alcune ricerche a quanto pare non rinviabili. Qualcosa...Leggi tutto però va storto, e Johan Berg (Willaume), il marito di Annika (Bach), ricercatrice che aveva scelto di rimanere alla Polaris, fa ritorno in anticipo con una squadra perché da troppo tempo non aveva notizie della moglie.

Infatti, una volta entrati nella Polaris VI, i nostri hanno una brutta sorpresa: cadaveri in quantità e Annika che non si trova da nessuna parte. Dov'è finita? E soprattutto: cos'è successo lì dentro? Pagato il doveroso tributo a Carpenter col gruppo a seguire in tv LA COSA, la serie prende il vero avvio quando Maggie sbuca fuori, urlando, dal mobiletto entro cui si era nascosta. E' sotto shock, ma quando si riprende comincia subito a raccontare. Quello che rivivrà in flashback sarà quello che noi stessi andremo a scoprire passo dopo passo, anche con l'aiuto di un secondo superstite, Arthur Wilde (Lynch), uno scienziato dall'aria un po' losca che mette subito in cattiva luce la povera Maggie insinuando come lei non sia quello che dice di essere. Poco conta però, perché per il momento è bene fare ordine su quanto è accaduto, notando come si inneschi un meccanismo alla "Dieci piccoli indiani" con un presunto colpevole nascosto tra gli ospiti della stazione che cominciano a morire uno dopo l'altro. Non si tratta tuttavia di misteriosi delitti ma, a quanto pare, quasi sempre l’opera di una mano ben visibile.

All'interno dei flashback rivissuti grazie alla memoria di Maggie ne partono poi a sorpresa di ulteriori che riguardano la spedizione precedente in una differente stazione, la Polaris V, durante la quale si era registrata la morte di uno dei componenti, tale Sarah Jackson (Wehrly), in circostanze quantomeno sospette. L'interpolazione tra i due diversi periodi rischia di creare non poca confusione, ma è anche la testimonianza di un soggetto che, con una sceneggiatura più curata e un minimo di linearità, avrebbe potuto risultare molto più godibile.

Invece i particolari del tutto improbabili non si contano, così come improbabili appaiono certi personaggi (in primis il ricercatore, che oltre a non raccontare mai alcunché di relativo alle sue mansioni, ha una faccia che tutto si direbbe tranne quella di un uomo di scienza). E se non improbabile, anche il resto del cast non entusiasma: o sono figure del tutto anonime (Ramon, Aki, Rachel...) o antipatiche e stereotipate senza fantasia alcuna. Le banalità si sprecano e la gran quantità di riempitivi portano le prime puntate a concludersi con un nulla di fatto o quasi. Ci vuole un bel po' per ingranare e soprattutto per capire che sì, una storia dietro c'è e prevede anche un buon colpo di scena in coda. Ma andava sostenuta da una regia capace di smuovere meglio la palude in cui rischiano sempre di finire i film ad ambiente unico. Se non altro l'epilogo chiude senza portarci a pensare che siano necessarie ulteriori stagioni…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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