il Davinotti

Il Diavolo si presenta in un villaggio nelle vesti di un viandante e reca bellissimi doni a ogni paesano, ma con essi porterà anche la forza devastatrice del peccato e della discordia. Inquietante favola per adulti interamente prodotta, diretta e animata da George Ungar, sul cui curriculum risalta la partecipazione all'episodio "Taarna" di Heavy Metal. L'atmosfera straniante e cupamente onirica dei disegni, realizzati con la tecnica della sand art e processati in un irreale bianco e nero, colpisce non meno dell'abilità manuale e della pazienza dimostrate dall'autore. Da recuperare.

Film interamente costruito per soddisfare l'ansia di protagonismo di Doris Duranti, la bellissima diva che aveva molte entrature nel regime dell'epoca. Una storia drammatica e una presenza fortemente erotizzata, un melodramma fiammeggiante con un'ambientazione non metropolitana, un bianco e nero particolarmente nitido e contrastato e la regia corretta di Calzavara.

Action torinese firmato da Cinzia Torrini all'inizio della sua carriera televisiva, girato con grande professionismo anche se la trama è un po' scontata: a un giocatore d'azzardo carico di debiti viene rapito il figlio per recuperare i soldi che non può pagare. Elena Sofia Ricci sa come riempire la scena, gli altri attori invece non sono memorabili, a eccezione del redivivo Pierre Clementi. Piacevole.

Ha un gusto particolare, questo film di Alice Rohrwacher, come un po' tutto il suo cinema appare sospeso tra una dimensione ibrida che mescola realtà e sogno spostandosi con giocosità tra personaggi eterei e fuori dal tempo. L'ambientazione ci riporta agli anni '80 tra le campagne toscane, le tombe etrusche e le feste di paese di una comunità di emarginati. Si respira l'atmosfera del cinema italiano dei primi anni '90 tra Pappi Corsicato, l'Avati intimista e l'ultimo Fellini. Finale poetico.