il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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la crociera impossibile
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339420 commenti | 64179 titoli | 25461 Location | 12657 Volti

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  • Film: Mark il poliziotto spara per primo (1975)
  • Multilocation: Tribunale di Genova
  • Luogo reale: Piazza Portoria 1, Genova, Genova
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  • Film: Facciamo paradiso (1995)
  • Luogo del film: L'appartamento in cui Claudia (Buy) vive, nel periodo degli studi universitari, insieme all'amica Em
  • Luogo reale: Via Giovanni Randaccio 9, Milano, Milano
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Gaetano Guacci

    Gaetano Guacci

  • Adriana de Roberto

    Adriana de Roberto

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Pigro
Qualche intuizione azzeccata si perde in una sceneggiatura accrocchiata arrivando a un esito poco felice. Prima parte piuttosto piacevole, al netto di un eccessivo uso di lettere da leggere, con il marito geloso che cerca di rifilare un lassativo al presunto filarino della moglie: discretamente deliziosa la scena a tre. Seconda parte su un set cinematografico, all’inizio interessante da vedere, ma poi quando si tratta di provare e poi girare la scena si va dal pedante al caotico, in ogni caso per niente divertente. Non riuscito.
Commento di: Capannelle
Godibile e con la consueta amara rilessione che Loach svolge come da suo costume, destreggiandosi tra guerre tra poveri e nuove usanze legate alla libera circolazione di migranti, economici e non. Fulcro della sua storia è Angie, interpretata con vigore dalla Wareing e tutto quanto le ruota attorno, sfruttamento capolarato, pesci che si trasformano in squali e viceversa. Le dinamiche sono abbastanza prevedibili ma vengono raccontate con una certa bravura.
Commento di: Caesars
Un Linder assai sotto tono. In questo corto (circa 13') il "nostro" è molto meno pimpante che in altre occasioni e, dopo un inizio leggermente migliore, cede presto alla ripetitività della situazione: entrato, sotto le mentite spoglie di parrucchiere, nella casa della sua bella, deve cercare di cavarsela con l'acconciatura sia della ragazza che del di lei padre. Niente di particolarmente originale; anche la celebre mimica dell'attore qui è poco utilizzata, per cui il divertimento è assai limitato.
Commento di: Daniela
Chi, avendo la possibilita di modificare il corso del tempo, resisterebbe alla tentazione di impedire il verificarsi di un evento doloroso? Infatti una vedova ne approfitta e, grazie a un apparecchio messo a punto da un amico di famiglia, ritrova accanto a sé l'amato marito ma... Fantascienza a basso costo che rinuncia agli effetti speciali per concentrarsi sui legami affettivi e sugli aspetti etici: ne deriva un film intimista, poco originale nei suoi risvolti in chiave "effetto farfalla" ma onesto, bene interpretato da Greer, apprezzabile da chi ama i paradossi temporali.
Commento di: Pumpkh75
L’incipit è da sudori freddi e turba il sentimento di mamme e papà. A ruota però (la bellissima) Mia Farrow si impantana nel guado delle percezioni e dei morti altrui uscendone lentamente solo al dipanarsi della storia e alla progressione delle vittime, fino a un finale di grosso impatto, anche visuale, che lascia sì incerti ma anche terrificamente affascinati. Confacenti le musiche, notevole la fotografia anche se non in tutte le ambientazioni, efficace Loncraine quando concede la materia spiritica a immagini sinuose ed eleganti. Avvolgente.
Commento di: Dave hill
Cinema artigianale, ingenuo che induce alla tenerezza più che alla rabbia. E poi Ray sa perfino regalare immagini di inatteso e sconvolgente lirismo come nella scena della galassia illuminata da una miriade di stelle con lo scorrere dell'acqua e un battito cardiaco in sottofondo o del meteorite inconsapevole messaggero di vita e morte. Buone nuove anche sul versante gore, con un cane che pasteggia coi resti di un poveraccio smembrato dagli zombi e un ben orchestrato e pauroso attacco a due tizi in barca.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Uno strano episodio; lunare, strampalato, profondamente avatiano. Ed è proprio grazie alla regia di Pupi se anche quello che sembra essere disorganizzato, confuso (come negli altri capitoli della serie “Che fai… ridi?”), qui prende una forma precisa, che lega tra loro scene bizzarre unite da un filo conduttore solido, che le fa crescere raccontando la storia di due guitti bolognesi. Sono Gianni (Cavina) e Carlo (Delle Piane), che da trentasei anni si esibiscono in un locale ora prossimo alla chiusura e che, per il loro ultimo spettacolo, decidono di ripercorrere le tappe...Leggi tutto della loro storia partendo addirittura dai rispettivi genitori (sempre interpretati da loro stessi, nel flashback), quando il padre di Gianni incontrò la madre di Carlo (“una donna molto molto poco seria”).

Il passo successivo è il momento in cui i due protagonisti “impararono il mestiere”, frequentando una scuola di recitazione in città popolata da personaggi buffi ed eccentrici. Avati non arretra di fronte a evitabili lungaggini o a qualche intermezzo ripetitivo, nemmeno quando deve far cantare e suonare i due insieme ad altri elementi di una strana orchestrina “jazz”. Ma aggiunge poi nuovi sketch che si inseriscono nella storia con anomala naturalezza, sempre legati da un tono surreal-demenziale che si fa presto cifra stilistica (come lo fu per TUTTI DEFUNTI... TRANNE I MORTI, in cui sei anni prima gli stessi Cavina e Delle Piane si trovavano alle prese con una parodia horror).

Anche grazie alla consueta, eccellente recitazione dell’affiatata coppia, diretta al meglio dal regista, tutto prende una piega che ispira simpatia in virtù di spontaneità e naturalezza assai caratteristiche, persino quando viene loro in mente di seguire in strada una giovane (si direbbe “stalkerizzare”, oggi) per proporle di partecipare al traffico internazionale che hanno in mente di organizzare, una “tratta delle bianche” alla quale la donna sembra interessata (!). Recatisi nella villa di lei per incontrarne il marito (Tonelli), scoprono che è proprio quest’ultimo a negare lo sfruttamento della propria consorte, ma con argomentazione prive di vera logica…
 
Ancora divertente è la parentesi in cui Gianni avvicina un’altra donna per fidanzarsi e Carlo subito gliela chiede in moglie! Qui un Delle Piane in versione quasi alla Woody Allen è alle prese con un paio di momenti “teneramente” cinici con l'improvvisata consorte da annoverarsi tra i migliori dell’episodio. Si continua alternando scene a loro modo riuscite - sullo sfondo di una Bologna ripresa al meglio da un Avati ispirato - a esibizioni canore o coreografie magari discutibili, troppo prolungate, ma che spesso (non sempre, va detto) si integrano bene al contesto. Il risultato è un episodio che profuma molto più di cinema rispetto agli altri della serie, soprattutto grazie all’ottimo lavoro in regia.

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Solido giudiziario che porta in scena uno dei casi di cui si occupò il giovane avvocato Thurgood Marshall (Boseman), abituato a perorare, per conto della NAACP (National Association for the Advancement of Coloured People), le cause degli afroamericani soprattutto negli stati in cui il razzismo imperava.

Siamo nel 1940 a Greenwich, in Connecticut, e l'autista nero (Brown) di una ricca signora bianca (Hudson) è accusato dalla donna di averla stuprata e successivamente gettata nel fiume da un ponte. L'uomo nega recisamente e Thurgood, che come missione ha quella di difendere...Leggi tutto solo chi è convinto sia innocente, gli crede. Scelto come partner un giovanissimo avvocato delle assicurazioni, Sam Friedman (Gad), inizialmente riluttante (non si era mai occupato di penale, fin lì), seguirà il processo senza poter parlare in aula, come impostogli dal giudice (Cromwell).

L'impostazione è quella più tipica del genere, affrontata linearmente e con estrema chiarezza in modo da poter mettere in luce le qualità di un soggetto che propone diversi punti interessanti e intuizioni sfiziose, come quella di proporre come avvocato della difesa un ebreo in un momento storico (l'alba della Seconda Guerra Mondiale) in cui la razza ebraica veniva crudelmente perseguitata ancor più di quella afroamericana. L'interrogazione dei testimoni, i battibecchi tra gli avvocati, gli interventi del giudice, i piccoli colpi di scena disseminati come d'abitudine tra una testimonianza e l'altra, permettono di mantenere alta l'attenzione di chi guarda, mentre la lodevole prova corale del cast aiuta a entrare ancor meglio nella vicenda parteggiando inevitabilmente per la parte dell'accusato.

Ottimo il modo con cui sono costretti a comunicare Thurgood e Sam senza che il primo possa aprire bocca, mentre all'avvocato della donna viene concesso uno sprazzo d'umanità nell'ultima parte, di fronte al grido disperato di chi cerca di far capire come per chi è nero, in America, non sia affatto facile agire come logica richiederebbe. E se anche non si tratta di una commedia, qualche rara battuta si riesce a infilare comunque (Thurgood che racconta a Sam perché fin dall'infanzia ha un solo testicolo, ad esempio) e la regia garantisce un ritmo spedito che ha solo qualche piccola frenata quando divaga rispetto alla traccia del processo per dare forma ai personaggi principali (la moglie incinta di Thurgood con le serate al night, quella ebrea di Sam con i riti). Azzeccata l'interazione con montaggio alternato sviluppata per l'arringa conclusiva, interessante l'approccio al processo in chiave antirazzista, ben descritta la figura dell'accusato, al quale Sterling K. Brown è bravo a infondere la serietà necessaria.

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L'incipit ci mostra la "star" Gina Holden spinta giù da un alto dirupo a picco sul mare. Il suo killer guarda in basso per sincerarsi che sia morta, ma non la vede. Cosa mai dovremmo concludere? Chissà... Intanto si torna subito a due settimane prima, con la Holden nei panni di mamma Michelle. Marito morto da dieci anni, ha cresciuto la figlioletta Blake (Reyna) da sola e adesso che è al liceo se la coccola felice. Ragazza con la testa sulle spalle e la passione per il canto, Blake. Il suo boyfriend Mason (Summerall) le ripete che ha una voce meravigliosa e, fattosi...Leggi tutto spedire sul telefonino un video di lei che canta chitarra alla mano, lo posta sui social facendole ottenere subito uno strepitoso successo di like, reaction eccetera. Al punto che una manager musicale (Russell) la contatta immediatamente e nel giro di poche ore la porta in studio a provare.

Tutti ai piedi di Blake, tutti a dirle quanto sei brava, facciamoci un selfie, vieni con noi... La ragazza si monta un po' la testa, ignora i sani consigli di mammà e comincia a frequentare D.C. (Schwartz), un cantante già celebre che comincia a far duetti con lei e le propone di incidere per la sua etichetta. Non solo: la invita per tre giorni su di un'isola dove ha una grande villa nella quale tra palme e piscina stazionano molte altre belle figliole. Con quali vere intenzioni? La mamma e Mason son preoccupatissimi, anche perché Blake se n'è partita senza dir niente a nessuno...

Thriller per modo di dire, il film punta tutto sulla figura della ragazzina ingenua che entra in un gioco più grande di lei. Alle sue spalle la figura della madre in gamba e preoccupata cui per forza toccherà il compito di ricondurre la figlia sulla retta via, magari aiutata dal buon Mason, seriamente innamorato della dolce coetanea e che si vede cortesemente respingere non appena Blake comincia a sognare in grande. A margine il giovane Rhett (O'Halloran), che raccoglie Michelle sulla spiaggia dopo il volo dal dirupo (andiamo, chi poteva credere che fosse morta davvero?), e l'inutile figura della collega incinta (Mitchell), inserita giusto per allargare un po' il parco attori.

La tensione è ai minimi termini, a dire il vero, ma in qualche modo la storia si segue e - al netto di qualche performance canora di troppo (d'altronde l'attrice è nota su web come singer col nome d'arte di Mozart Dee) - la Reyna si rende piuttosto credibile come liceale sperduta e sognatrice. Certo il finale non è esattamente dei più travolgenti e tira avanti per inerzia, ma se le aspettative sono basse - come quasi sempre con questi tv-movie statunitensi preconfezionati - ci si può quasi accontentare. Il ritmo è buono, la storia procede senza intoppi. Certo lasciano interdetti personaggi come la manager, che tratta sgradevolmente Michelle come una “mamma stalker” prendendola pure in giro appena la poveretta cerca di capire legittimamente dove sia finita sua figlia.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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