Il seguito de IL PRESAGIO (bella variante hollywoodiana sul tema dell’ESORCISTA) ne è in sostanza quasi un remake: Damien (Jonathan Scott-Taylor) è cresciuto e sette anni dopo la morte di suo padre vive con lo zio (William Holden) e il cugino, suo coetaneo, nel lussuoso palazzo dei Thorn. Non è ancora consapevole del suo potere, né della sua vera identità, ma intorno come sempre gli ronzano da una parte gli emissari del demonio che gli suggeriscono di prendere coscienza di sé, dall'altra coloro che lentamente si convincono di aver a che fare con l'anticristo e provano ad allarmare lo zio (che ha sostituito perfettamente la figura di Gregory...Leggi tutto Peck sovrapponendovisi in tutto e per tutto). In pratica, al di là di una poco sviluppata lotta interiore del tredicenne Damien, il regista Don Taylor cerca di riproporre il medesimo clima cupo (utilizzando ancora musiche e litanie) del primo capitolo), senza rinunciare a una certa grandeur da vecchia Hollywood. Fallisce però nella costruzione delle atmosfere, non più così opprimenti e drammatiche. DAMIEN - OMEN II è molto più solare, gli effetti speciali indugiano più volgarmente nello splatter senza ottenere risultati memorabili e il finale sembra proprio tirato via, mancando della necessaria intensità. Ci vuole già molto prima di entrare nel vivo della vicenda e se quando ci si arriva non si riesce a proporre nulla di nuovo ricalcando malamente le idee del modello originale c'è poco da stare allegri. Fortunatamente la confezione è scintillante, il cast funziona e come horror questo sequel si lascia vedere senza troppi rimpianti. Un giovane Lance Henriksen interpreta il sergente Neff.
Sulle orme del mefistofelico Damien (qui adolescente) lo spettatore è portato a seguire, con ansia e paranoia, la diabolica successione, funestata da una lunga (e violenta) catena di suicidi/omicidi. La diafana presenza del Demonio si avverte a livello inconscio e la visione del film si protrae dietro la vaga (ma intensa) sensazione di malessere generata dalla "plausibilità" (biblica) della vicenda. Più gore de Il Presagio, mantiene inalterato il livello artistico del progenitore centrando in pieno l'obiettivo: divertire.
Maldestro tentativo di creare una saga che, escludendo il capostipite, non ha senso di esistere. Qui assistiamo ad un Damien adolescente che lentamente (anche troppo) apprende il suo destino. Un capolavoro di ripetitività: Damien si arrabbia con qualcuno, lo guarda in cagnesco e questi muore in maniera più o meno strana. Tutto così, fino alla fine. In sintesi: aumento di budget, regia meno che anonima e poca convinzione generale. Esattamente come il seguito de L'esorcista: buffo, no?
Damien è sopravvissuto al tentativo di ucciderlo del padre ed ora, una volta cresciuto, cerca di impossessarsi del mondo. Sequel piuttosto modesto rispetto al primo capitolo che, pur non essendo malvagio, non riesce però a creare la tensione che era il piatto forte del film precedente. Il problema principale è la noia che, a tratti, fa capolino in maniera preponderante.
Bel seguito della serie, che non lesina in buoni attori: William Holden e Lee Grant nel ruolo della coppia di zii che addotta il diabolico Damien, la divina Sylvia Sydney Foxworth, Ayres. Il prologo col cameo di Ian Hendry è davvero godibile, non mancano gli effettacci (memorabile l'ascensore che trancia di netto il povero ricercatore che ha scoperto troppo sull'identità di Damien). Il finale e soprattutto, ancora una volta, il tema di Jerry Goldsmith, promossi a pieni voti.
MEMORABILE: La fine della giornalista sull'autostrada.
Inferiore al primo ma comunque riuscito. Per certi versi ricalca in pieno il suo predecessore (il figlio del demonio, ben due alleati "segreti") mentre certe trovate sono davvero incomprensibili come il patto proposto a Damien al fratellastro che pare davvero adorare. Rispetto al Presagio ci sono molte più scene di sangue.
Non privo di un certo gusto stilistico e visivamente ben realizzato, il sequel del bel film di Donner pecca sul piano della sceneggiatura che mostra scarsa inventiva ed è costretta a rifugiarsi nel "gore" per supplire la mancanza di fantasia. Il film è comunque piuttosto godibile grazie alla presenza di un ottimo cast.
Il ponte col primo film è rappresentato da Bugenhagen, che scopre un antico affresco proprio con il volto di Damien. Al posto di Peck un ottimo William Holden nel ruolo dello zio, ma la vera sorpresa è il giovane Jonathan Scott-Taylor, la cui espressività vale tutto il film (peccato abbia abbandonato il cinema). Taylor dirige correttamente e punta più sull'aspetto psicologico che sul sangue, interessante soprattutto il rapporto fra Damien e suo cugino Mark, ma anche qui non mancano le morti spettacolari, su tutte l'incendio finale al museo. Meritevole.
Tutto quelle che di positivo c'era nel primo film qui sparisce (o almeno in parte). Omen diventa un discreto horror. Le scene degli omicidi sono girate benissimo, ed è il finale che non convince del tutto. Taylor non è Donner, Holden non è Peck. Peccato...
Damien è cresciuto e il suo destino gli viene rivelato. Seguito de Il Presagio, non ne ha l'originalità e soprattutto la compattezza. La manifestazione del male è più evidente e granguignolesca, quindi più convenzionale e banale. Il cast è sempre buono, con William Holden a prendere il posto di Peck. Il tentativo di introdurre temi più concreti, come il parallelo tra il male e i maneggi del potere economico, è piuttosto scontato. Meglio i momenti di pura tensione scenica, come del resto accadeva nel primo episodio.
Questo giovane anticristo, che all'inizio si rende poco conto di ciò che è, non mi ha convinto più di tanto, soprattutto per colpa di una sceneggiatura che segue pedissequamente il clichè che vede tutti quelli che interferiscono col mostriciattolo finire uccisi (ma non è così che si crea tensione; non basta un corvo che fa il lavoro sporco, o un'occhiataccia del diavoletto). In più, la pellicola arranca non appena il protagonista si defila e di veri guizzi non c'è ombra. Mediocre su tutta la linea ma vedibile, visto che almeno dura il giusto. Non male la figura del sergente.
MEMORABILE: La meretrice di Babilonia; La fine splatter del dottore ficcanaso.
Frequentemente succede di rivedere un film e rammentarsi di ricordarselo bene. Non ho colto una grande continuità rispetto a quando il figlio malefico era piccolo, ma forse era il fanciullo maledetto a prestarsi meglio alla storia, rispetto all'adolescente del 666. Tranquilli, è lontano dal classico teenhorror, anche se il sangue scorre un po' meglio di prima. Rimane presente l'atmosfera grigia ed asfissiante, pur con qualche tregua in più. La tecnica è buona e la violenza progredisce; la consapevolezza pure di essere un secchione satanico!
MEMORABILE: Dopo le incredibili risposte date al professore di storia, risulta solo sufficiente in tale materia.
Non all'altezza del prototipo, tuttavia un buon sequel. L'ovvia idea di continuare a mostrare la crescita di Damien (qui adolescente) è realizzata con inaspettata cura e valorizzata da una messa in scena da vero film di serie A. Gli accenni splatter dell'originale vengono qui incrementati, creando alcune coreografie di morte veramente impressionanti, tra l'altro ben girate. Talvolta il film è un po' troppo verboso, il finale non convince appieno (vera pecca di tutti i sequel della serie), ma l'atmosfera c'è e il cast regge. Decisamente buono.
Ottimo sequel, che da Donner passa al sottovalutato Don Taylor. L'unica pecca è la mancanza dei feroci rottweiler (al loro posto un nero corvaccio) ma guadagna nelle scene violente. Il giovane protagonista (figlio del regista?) dà un buon spessore ai tormenti del giovane anticristo e le scene all'accademia militare sono ottime, con un luciferino Lance Henriksen. Il finale è bello teso e ricorda i nostri gotici degli anni '60. Buona atmosfera e ancora ottime le musiche di Goldsmith, sempre di grande impatto. Ottima Lee Grant. Piccolo cult.
MEMORABILE: L'"argentiana" morte del dottore nero in ascensore; l'attacco del corvo e il camion che arriva; il finale.
Secondo capitolo della saga che vede come protagonista Damien, ovvero l'incarnazione del male, l'anticristo. Questa volta vediamo la sua vita da tredicenne, con la presa di coscienza della sua reale natura e quindi della morte delle varie persone che si accorgono di questa natura e cercano di contrastarlo. Le buone atmosfere e il cast all'altezza (che a dir la verità sembra molto simile al primo film, pur cambiando gli attori) fanno il resto. Un buon seguito che prepara al terzo capitolo.
Gran bel sequel che riesce nell'impresa di preservare praticamente intatta quell'atmosfera maligna che già aleggiava sul primo film, anche se qualitativamente non si raggiungono gli stessi livelli. Ghiotto boccone per gli amanti del genere, può vantare un ottimo cast che sa rendere giustizia alla sceneggiatura. Holden non fa rimpiangere Peck, né il cambio alla regia produce scossoni così abissali. Sempre bella la musica di Jerry Goldsmith (compositore di colonne sonore tra i meno premiati della storia). ***!
MEMORABILE: L'incrocio di sguardi di Damien con un suo compagno; L'interrogazione; Il muro di Igael.
Alimentate da un promettente incipit, le speranze di assistere a un sequel all'altezza vengono frustrate da una sceneggiatura troppo ripetitiva e quasi mai capace di trasmettere la tensione e l'angoscia che serpeggiavano nel film precedente. In compenso il cast funziona, le morti sono ben coreografate e la colonna sonora di Jerry Goldsmith ancora una volta assolve in pieno il suo dovere. Nel complesso non male, ma nulla a che vedere con il primo capitolo, del quale, a dire il vero, sembra più il remake che il seguito.
MEMORABILE: L'incipit; La meretrice di Babilonia; Le morti della giornalista e del dottore.
Seguito non entusiasmante del primo impareggiabile capitolo della serie. Don Taylor riprende il plot iniziale per riproporre fondamentalmente la stessa storia, ma perdendo sul fronte di un'ambientazione fin troppo distaccata dal tema esoterico affrontato. Insomma, questi ragazzini che frequentano l'accademia militare poco hanno a che fare con gli emissari del diavolo e l'eterna lotta tra il bene e il male. Effetti speciali fin troppo prevedibili.
Sequel del capolavoro di Donner che si muove (a volte nell'incertezza) sempre nel solco dell'horror demoniaco. Damien adesso sa, è conscio dei propri poteri e farà di tutto per ostacolare chiunque si ponga sul suo sentiero infernale. Buona l'interpretazione del giovinetto satanasso, mentre William Holden a volte non è a proprio agio nei panni dello zio.
Qualcosa inevitabilmente si è perso per strada, ma non al punto da scendere sotto la soglia della sufficienza. Il clima opprimente e grigio si è mantenuto inalterato e tutti gli omicidi sono ben congegnati e ripresi. Il personaggio di Damien, poi, è approfondito a dovere e c’è spazio per mostrare il turbamento della sua presa di coscienza. Tuttavia è pensato per essere un capitolo di passaggio e questo forse può essere il suo unico limite, perché le idee su cui si sviluppa sono esili.
Se il primo capitolo rimane irraggiungibile, c'è da dire che questo sequel continua a essere un film più che dignitoso. Certe atmosfere vengono a mancare ma rimane quel substrato di malignità velata ma nettamente presente. Il ruolo di Damien è affidato a un giovane attore che riesce nell'intento di sembrare lindo e puro ma che il momento dopo ti spezza semplicemente con lo sguardo. Le musiche continuano a essere protagoniste e a rendere i (tanti) momenti gore ancora più neri. Film sottovalutato, soprattutto considerando i successivi.
Non siamo senz'altro ai livelli del primo, ma questo sequel tenta per lo meno di trovare una propria strada approfondendo la figura di Damien (che nel predecessore era una figura quasi marginale, in effetti). Notevole il cast, come sempre molto belle le musiche di Goldsmith, il plot riserva qualche sorpresa e alcune scene d'impatto, ma nel complesso si fa presto ripetitivo (chiunque intralci l'avanzata dell'Anticristo muore in incidenti stile Final destination, tutto qui), inoltre si avverte una mancanza di pathos nel climax finale. Decente.
MEMORABILE: Il corvo assassino; L'incidente con l'ascensore; La sorpresa finale.
Il seguito di Omen non può competere col primo capitolo per profondità e senso, conservando tuttavia il luciferino fascino dell'imperfezione, segnato da una certa furia cinematografica. Così, se la vertigine splatter del succedersi di "assassinii" prende implacabilmente il sopravvento sul climax infernale, l'attesa del prossimo brivido resta spasmodica. Decisivo nella resa il cast, a partire dal gelidamente combattuto Scott-Taylor.
MEMORABILE: La grande Silvia Sidney; La morte "per ghiaccio" e quella in ascensore; La musica di Goldsmith; L'incipit con Leo McKern.
Forse leggermente inferiore al capostipite, probabilmente per l'assenza di Donner alla regia, questo secondo capitolo comunque non delude proseguendo degnamente la saga di Damien, anticristo in erba qui adolescente diviso tra affetti familiari e "chiamata" alla sua missione di morte. Come sempre gli omicidi demoniaci sono gustosi e il cast (impreziosito da William Holden) è all'altezza.
Non all'altezza del capostipite, ma comunque un bel film, con un ottimo cast, un ritmo serrato, alcune sequenze mozzafiato (quella dell'attacco dei corvi ispirerà Dario Argento in Opera) e una storia coinvolgente (il legame sincero tra i due cugini inevitabilmente sconvolto dalla scoperta della vera identità di Damien). Ben tratteggiato il personaggio del giovane protagonista, che evolve, purtroppo in negativo, con la piena coscienza di sè e del ruolo che gli spetta sulla terra. Lodevole.
La grana si ispessisce: svanito ogni effetto sorpresa, la toppa nella quale viene infilato il passepartout è la trasformazione della componente biblico-satanica in quel meccanismo quasi slasher che riesce sorprendentemente a funzionare, probabilmente grazie alla sanguinosa varietà di soluzioni con la quale Damien si toglie i bastoni dalle ruote (la scena dell’ascensore fa capolino negli incubi ancora oggi). Comparto attori/regia sufficiente, ma la maestosità e la convinzione del primo capitolo vengono sepolte con Leo McKern. Ben piazzato ma rustico.
Accettabile sequel di uno dei più begli horror di sempre. Se da un lato il cast è buono (soprattutto Holden, la Sidney e Scott-Taylor), "Omen II" sbaglia a pigiare troppo sullo splatter (per quanto la scena in ascensore sia ottima, come anche quella sul molo) facendo perdere il fascino del precedente. Si può vedere, ma la noia è in agguato e il film risente del cambio di regia.
Raramente un seguito rende giustizia al suo predecessore. E anche in questo caso la regola viene seguita. Sequel abbastanza inutile del ben migliore Il presagio, di cui mantiene i difetti (ritmo lento e prolissità) ma non i pregi. Le scene indimenticabili e le atmosfere inquietanti sono sparite dietro l'ennesimo tentativo di cavare fuori qualcosa da una storia che aveva già detto tutto. Non completamente da buttare, perché qualche buona scena c'è ancora e la recitazione non è malvagia. Ma resta una pellicola per completisti. Chi può, ne faccia a meno.
Ovviamente non avvicinabile al capolavoro di Donner, è però robustissimo horror della golden age del demoniaco. Sulla natura di Damien si sa già (almeno lo spettatore) e quindi ci si concentra su "pezzi di bravura" come il bellissimo prologo a Gerusalemme (dove ricompare Bugenhagen) che ricorda il prologo dell'Esorcista o la terribile morte "hitchcockiana" della giornalista ad opera del corvo diabolico. Molto buone le musiche in stile gregoriano. Scott-Taylor ha il giusto viso angelico-lucifeino, Holden che riprende pari pari il ruolo di Peck non ne ha il carisma né la convinzione.
MEMORABILE: La meretrice di Babilonia; Il volto di Damien dipinto sul muro (Profondo Rosso?); Il medico tranciato in due nell'ascensore; Il rogo finale.
Dal fior fiore della politica europea alla borghesia imprenditoriale americana. Il cambio di rotta era inevitabile se non addirittura necessario, e se nel film Don Taylor la vena anticlericale viene prepotentemente smorzata, la manifestazione del male psichico permea e si fonde alla perfezione con le innumerevoli sequenze di morte. Credibile Jonathan Scott-Taylor.
Buon sequel, non al livello del notevole primo capitolo ma poco ci manca: rispetto al prototipo è meno teso e inquietante ma la messa in scena delle morti anche qui coglie nel segno e il prologo israeliano è veramente pregevole. Non dispiace affatto la descrizione del rapporto tra Damien e il cugino, il cast è molto convincente e fa fino in fondo il proprio dovere, con Scott-Taylor perfetto nel ruolo di adolescente diabolico (forse in assoluto la migliore incarnazione della serie) e la soundtrack di Goldsmith veramente strepitosa. Avercene di sequel così...
MEMORABILE: Il trittico di morti sulla strada deserta, durante la partita a hockey e in ascensore; Il prologo israeliano.
Più che un sequel del Presagio, sembra un "repetita juvant": il bimbo con la faccia da impunito ora frequenta l'accademia militare mentre zio Holden ricco industriale ha sostituito babbo Peck diplomatico come protettore duro di comprendonio, ma la struttura del racconto non cambia: qualcuno tenta di mettere in guardia contro Damien oppure può costituire una minaccia per i suoi piani, ergo quel qualcuno fa una brutta fine in modo più o meno splatter ma mai davvero inquietante per la piattezza della messa in scena. Modesto come il primo ma più goffo e con un cast meno convincente.
MEMORABILE: Sotto il ghiaccio; La facilità con cui Holden metabolizza le morti di chi gli sta attorno, compresa una che avrebbe dovuto sconvolgerlo.
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Strano a dirsi ma la copia mediaset e' integrale in tutte le scene di sangue (e non e' poco considerando che il primo capitolo della serie assai meno violento sulle reti mediaset passa tagliato).
Lew Ayres, nonostante la sua età, decise di interpretare le scene nelle quali cadeva dentro il ghiaccio (la scena con lui sotto il ghiaccio fu invece interpretata ovviamente da una controfigura).
Poco prima dell'inzio delle riprese il miglior amico di Holden venne aggredito e ucciso (in cina mi sembra,ma non sono sicuro) e Holden ferito da alcuni uomini.
La troupe si ammalò di una curiosa forma di influenza, che non colpì altre persone nelle vicinanze.
Mike Hodges era stato scelto inzialmente come regista, tuttavia venne sostituito da Taylor dopo che perse un'intera giornata a filmare la scena della parata militare, che secondo lui doveva essere perfetta in ogni dettaglio.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (Ciclo: "La trilogia del presagio", 29 Novembre 1985 come da ricerche di Didda) di La maledizione di Damien