Assolutamente epico. Come un regista europeo, con mezzi assolutamente non hollywoodiani, sia riuscito a realizzare una pellicola come questa, resta per me un mistero. Realizzato con una fotografia incredibile, il film è pregno di magnifici paesaggi e di gelida ossessione, tanta da mettere ansia allo spettatore che subisce il fascino ossessivo di un Kinski da Oscar. Suprema la colonna sonora composta di opera lirica classica e dalle musiche raggelanti dei Popol Vuh, straordinario trio di "Cosmic music".
MEMORABILE: Da non perdere il trasporto di una grossa imbarcazione via terra!!!
Grandioso affresco di stramba vicenda, cui dà vita un personaggio che vuole, fra mille cose, pure trasportare un battello da un fiume all'altro, per coronare il suo ultimo, inaudito sogno. Film dominato da Kinski, ancora in Amazzonia dopo il formidabile Aguirre. Siamo lì, ma il film è tedeschissimo. Non sempre vigoroso, ma quando lo è, lo è in maniera notevolissima. C'è la Cardinale. E Peter Berling, che in Aguirre stava sul trono, mentre qui dirige un Teatro.
MEMORABILE: Più che un momento è un lunghissimo brano: il trasporto via terra del battello. Indimenticabile.
Herzog e il Klaus Kinski tornano in Amazzonia dopo il capolavoro Aguirre furore di dio per regalarci un altro affresco su un personaggio dominato da un sogno "impossibile". Il film non è riuscito come il precedente, ma è comunque di grande potenza e ricco di passaggi molto lirici che rimangono impressi nella memoria dello spettatore. Forse non tra le migliori prove del regista tedesco, ma comunque un bel film che merita assolutamente una visione.
L'uomo che sogna è un Dio e il suo sogno, reificato nell'imperfezione terrestre, la sua opera. Per Fitzcarraldo, l'impresa; per Kinski, Fitzcarraldo e per Herzog lo stesso film. Probabilmente la più limpida e diafana delle sue parabole esistenziali, sempre dominata\domata dall'idealismo romantico, lascia esterrefatti per la maestosità figurativa e l'assoluta perizia tecnica a fronte di capitali personalmente investiti. Spirito teutonico sguinzagliato e trionfante senza remissioni e senza peccati. Fotografia pittorica e ritmi viscerali. Kinski dentro ai binari della credibilità.
MEMORABILE: L'ombrello trasportato dalla corrente.
Un'opera epica, un capolavoro assoluto: una gestazione talmente tormentata da consegnare questa pellicola di Herzog alla storia del cinema come una delle imprese più incredibili e titaniche (e il tutto senza i mezzi di Hollywood e con zero effetti speciali per due anni di "girato"): tutto quello che si vede è avvenuto sul serio, Kinski palesa tutta la sua lucida follia, la fotografia è impressionante, la sceneggiatura è fantastica. Un film che spalanca le porte della mente e del cuore. Sublime.
MEMORABILE: L'immagine di Kinski sul ponte del battello mentre il grammofono canta Caruso.
L'opera più epica e colossale di Werner Herzog insieme ad Aguirre e uno dei migliori risultati della collaborazione con l'attore Klaus Kinski. Film dalla lavorazione (durata oltre due anni) particolarmente tormentata, è la storia di un'ossessione: la costruzione di un teatro nel cuore dell'Amazzonia; segnato da riprese di ampio respiro concepite attraverso una magnifica fotografia, il film (come si addice al tema trattato) ha come sottofondo una splendida colonna sonora.
Doppiamente titanico: titanica è la missione dell’eroe idealista, ferreo e melomane; titanica è l’impresa del regista, che sfida l’aspra natura amazzonica e coinvolge attoniti indigeni per la realizzazione del suo film. Immagini vere, concrete e spesso documentaristiche, commentate passo a passo dalle musiche dei fidi Popol Vuh e di vari brani operistici. Kinski offre una delle sue interpretazioni più complesse e calibrate; esornativa la Cardinale. L’anima del romanticismo tedesco trasmigra nel Nuovo Mondo...
Colossal esotico herzoghiano, nel suo stile personalissimo, interpretato con la consueta passione e bravura dal grande Kinski, che in questo ruolo si distacca parzialmente dai suoi personaggi folli e dà un'interpretazione più controllata e "positiva", seppur sempre distinta da una megalomania che ben si addice al protagonista della vicenda. I 157 minuti del film sono forse un po' eccessivi, ma la realizzazione è talmente grandiosa da far passare in secondo piano anche i pochi momenti di "stanca". Non il migliore della coppia, ma notevolissimo.
Opera epica e lirica, a cavallo tra finzione cinematografica e realtà; a causa dei lunghi travagli che ha attraversato, ne risulta una pellicola forte, l'affresco di un sogno duplice, in cui protagonista e regista si identificano. Il film è tutto qui: nelle immagini, nell'idea e negli occhi spiritati di Kinski. Gli altri personaggi (Cardinale compresa) sono obiettivamente inutili e in qualche caso grotteschi. Ad ogni modo merita la visione, accanto a quella del documentario.
MEMORABILE: Il battello issato su un pendio di 40 gradi mentre il grammofono diffonde Caruso.
Vuole costruire un teatro lirico nel suo villaggio amazzonico ma non ha denaro sufficiente, così compra una nave per far soldi con il caucciù in zone pericolose. Un film sull'utopia, sulla fascinazione della natura, ma anche sulla lucida ossessione: in un certo senso è Aguirre che torna nei suoi luoghi, e ancora una volta cultura (occidentale) e natura (primitiva) non riescono a dialogare, ma se non altro convivono fiabescamente in un finale curioso. Un'opera sbalorditiva e disturbante. Kinski grande, Herzog si perde un po'.
Piu positivo dell'Aguirre (che gli è superiore): qui la Natura è meno matrigna e, anzi, Herzog, pur rimanendo fedele alla sua idea di natura non proprio amica, ci lascia vedere che essa può essere forzata e plasmata dall'Uomo, ma ad una sola condizione, necessaria: che quell'Uomo porti in sè un disegno di lucida follia (Herzog è Fitzcarraldo). Contenuta, per lui, l'interpretazione del grandioso Kinski; fantastiche fotografia e interpretazione degli attori di contorno.
MEMORABILE: "Caro signore, la realtà del suo mondo è soltanto la caricatura di quello che lei può vedere nei grandi spettacoli d'opera"
NO, in Fitzcarraldo non è raccolta l'opera omnia di Herzog, le sue capacità di filmmaker, resta dell'incompiuto. Il completatore della" meraviglia filmata" è un attore che manca tanto al panorama desolante in cui viviamo, quel Klaus Kinsky capace di strappare consensi e disprezzo in egual misura. Senza Kinsky il film non varrebbe tanto. Siamo in Amazzonia, Kinsky di volta in volta diventa un tronco, una foglia, i suoi lineamenti si trasfigurano, ma rimangono sempre uguali, affrontano la natura, senza timori, verso la gloria. Sottotitolo "Per aspera ad astra".
Opera tra l'ingenuo e il trasognato dove traspare tutta la visionaria carica di Herzog. Come spettatore ci si dibatte tra sentimenti di genuina simpatia e meraviglia (accresciuta, questa, venendo a sapere che la barca ha effettivamente compiuto quel saliscendi) e altri di minor godimento per la durata dell'opera e l'insistere sulle visioni di un Kinski peraltro molto adatto al ruolo.
Il genio visionario del grande Herzog genera questa sua pellicola, costata miliardi, che esalta l'opera lirica e tutto il suo contesto. Un film importante che pone in prima misura i personaggi: Kinski è appropriato nella parte ma tutti gli altri fanno la loro parte. Epico il viaggio tra le impervie via amazzoniche.
I 150 minuti della durata possono essere intesi sia nel senso di un film lungo che di un kolossal. Pellicola dal grande impegno realizzativo, con momenti monumentali che ben si abbinano al tema trattato: la realizzazione di un sogno utopistico. La struttura però si focalizza solo su tale utopia e monumentalità, non concedendo altri diversivi se non quelli di splendidi esterni immersi nella natura. Klaus Kinski, il "sognatore costruttore delle cose inutili", è molto efficace. Solo un ruolo di decoro per la Cardinale.
Quello di Fitzcarraldo non è solo il viaggio attraverso un'Amazzonia fitta e inestricabile ma è anche un viaggio dentro l'anima dell'essere umano, che per natura tende sempre all'irragiungibile. L'epicità della missione (costruire un teatro di opera lirica e quindi portare la musica ai "selvaggi") è tanto grande quanto la follia di un immenso Kinski (che con Herzog ha dato il meglio di sè). E poco importa se le estenuanti riprese hanno stremato il cast e se si è dovuto far trasportare un'imbarcazione via terra. Tragicamente epico.
Il binomio Herzog-Kinski dimostra di funzionare bene e partorisce questo kolossal di grande impatto. Come nel precedente Nosferatu, anche qui il punto centrale del film è una nave, ma se là rappresentava la morte, qui il vascello significa speranza e ardimento. Un Kinski stranamente meno lugubre del solito e molto più solare contribuisce praticamente da solo alla riuscita della pellicola, che non manca di regalarci anche qualche buon stralcio di musica operistica.
Se volete avere l'idea di un vero "kolossal" ma di stampo non assolutamente hollywoodiano, sarete ben serviti. Herzog mette su una messa in scena incredibile, proprio perché vuole esplicitare in maniera globale il suo invito a vivere di sogni e a compiere gesti impensabili pur di realizzarli. Kinski è immenso nella sua interpretazione, regge praticamente da solo tutta la parte più intensa del film, nella profonda Amazzonia. C'è anche la Cardinale, ma relegata ad un ruolo-ombra. Film imperdibile.
Un film bellissimo ed affascinante dal punto di vista visivo (il viaggio sul fiume ed il trasporto della barca sono semplicemente indimenticabili) nonché gigantesco e smisurato nelle ambizioni così come lo sono i suoi protagonisti reali e fittizi. I temi sono quelli cari al regista ed il film fa il paio con Aguirre ma gli è inferiore. Risultato finale di grande valore ma Herzog ha fatto di meglio in varie occasioni e la sua aurea è dovuta probabilmente ad una lavorazione più che travagliata, sulla quale è stato girato anche in interessantissimo documentario.
MEMORABILE: Il viaggio sul fiume; il trasporto dell’imbarcazione; Kinski che ascolta Caruso col suo piccolo grammofono.
La titanica impresa di un grande regista (qui al suo top) che porta sullo schermo un altrettanto titanico progetto e un'idea praticamente impossibili, di un uomo per cui il danaro è solo un mezzo per realizzare i suoi più sublimi desideri. Un'opera monumentale sul come gli ideali smuovano le montagne, anche nel senso letterale della parola. Due uomini inseguono questo sogno ed entrambi, a modo loro, raggiungono la loro meta.
Il confronto dualistico tra uomo e Natura posto in essere da Herzog appare ancora una volta estremo e portato al limite dall’idea di costruire un teatro nel cuore dell’Amazzonia. Questa volta l’esistenza del protagonista è intrappolata in un eterno ritorno nicciano; è un folle sognatore che cerca di scalare l’impossibile, di stravolgere l’ordine primordiale delle cose ritrovandosi ogni volta allo stesso punto di partenza, ma pronto a ricominciare con lo stesso entusiasmo di sempre. Epico, ambizioso e sicuramente da vedere almeno una volta.
MEMORABILE: Non posso sopportare questa gentaglia che crede che con i soldi si possa comprare tutto!
Epica sfida tra l'uomo e la natura sulle note di una passione per la lirica che accompagna il protagonista a "spostare le montagne" con la volontà di agguantare i suoi sogni. Kinski dipinge magistralmente il personaggio che in realtà rispecchia anche il regista Herzog, rimasto imbrigliato in un'ossessione che gli costerà molto. Portare a termine questa pellicola titanica (come già per Coppola su un altro fiume) non sarà facile e peserà sull'autore per gli anni a venire. Epicamente poetico.
Seconda puntata di Herzog negli abissi amazzonici per descrivere la follia del sognatore. Seconda volta in cui Klaus Kinski (alla fin fine alter ego del regista) domina il film, ma se in Aguirre lo faceva mostrando la violenza e la cecità di un conquistador in delirio di onnipotenza, qui lascia spazio all'ingenuità, alla dolcezza e perfino alla tenerezza nella piccola intrusione della Cardinale. Si segue il piano del sognatore gustando ogni inquadratura, ogni espressione dei volti. Delude un po' il finale, che sembra smorzare il tutto.
MEMORABILE: L'incipit; Kinski circondato dagli indigeni per la prima volta.
Appassionato di lirica vuol aprire un teatro in Amazzonia. Racconto di un'impresa epica che mischia il sogno alla follia, con in mezzo le credenze religiose degli indios. Herzog porta nei boschi una nave come D'Annunzio (la Puglia) e sfida e vince la natura. Kinski ha il volto da matto ma stavolta sembra subìre le scene incredibili dello sforzo filmico. Ammirevole anche se si rasenta il documentario, tanto che le musiche operistiche ogni tanto fan ricordare il motivo di un azzardo simile.
MEMORABILE: Il varo; Il belvedere sul fiume; La nave obliqua sulla montagna; Gli indios schiacciati nel fango.
Film fortemente voluto da Werner Herzog, che ci regala l'ennesimo personaggio straordinario del suo cinema anche grazie alla superba interpretazione di Klaus Kinski, l'ennesima della sua carriera. Il film presenta i temi classici del regista, specialmente il rapporto uomo-natura. C'è qualche pecca di sceneggiatura e un ritmo molto lento, ma il contorno, compresa la splendida fotografia, è mozzafiato. Da vedere. Bellissimo il finale.
Film straordinario intriso di arte, realismo e spiritualità. Herzog utilizza il mezzo artistico come strumento di aggregazione tra culture diverse che decidono di cooperare per creare qualcosa di più grande di loro in nome di una melodia profetica emessa dal grammofono del sognatore Fitzcarraldo, interpretato da un Kinski in stato di grazia. Metacinematografico, perché l'impresa dei protagonisti coincide con quella della realizzazione del film. Visionario.
Massima espressione della megalomania del regista tedesco che firma qui il suo film più ambizioso e ricco. Un kolossal d’autore sulle gesta di un folle idealista sognatore che vuole portare l’opera lirica nella giungla amazzonica. Ricordato più per la lavorazione travagliata e difficoltosa che lo accomuna ad altri capolavori “maledetti” come Apocalypse now e Il salario della paura, è un film prolisso ma di una bellezza visiva ammaliante soprattutto per chi ama le riprese dal vero in condizione limite, oggi comodamente sostituite dalle ricostruzioni in digitale. Kinski giganteggia.
MEMORABILE: In assoluto la lunga sequenza della nave trascinata lungo la collina; "Chi sogna può muovere le montagne"; L'esibizione finale sulla barca.
Il film più complesso, folle e forse visionario di Werner Herzog. Fitzcarraldo è un barone irlandese che ha un sogno irrealizzabile: costruire un teatro d'opera nelle foreste peruviane. Solo un regista eclettico come il tedesco poteva girare e scrivere una pellicola del genere. Coinvolgente e mai noioso. Musiche abbastanza suggestive. Klaus Kinski memorabile.
Quando si pensa ad una pellicola "larger than life" questo è uno dei primi titoli che vengono in mente: impossibile infatti non sovrapporre l'impresa folle del protagonista a quella altrettanto folle di Hergoz, deciso a portare a termine le riprese nonostante l'incredibile sequenza di impedimenti, disgrazie ed incidenti fuori e dentro il set. Mentre il film e la sua lavorazione si specchiano l'un l'altro, la storia della nave che scala la montagna diventa una parabola, sontuosa e potente, della capacità della volontà dell'uomo di trascendere i propri limiti. Kinski imprescindibile.
Il sogno di un uomo innamorato dell'Opera, di realizzare un teatro nel cuore dell'Amazzonia, prende forma dall'incontro con la civiltà dei nativi che credono di riconoscere in "Fitz" e la sua ciurma, delle divinità in viaggio su un'imbarcazione mitologica. La forza speciale di questo film è data dall'inscindibilità tra il realismo dell'impresa con le sue mille difficoltà e l'aura di sogno, appunto e di idealità che avvolge il fantastico viaggio sfidando le insidie dei luoghi e, al suo apice, proprio nella nave che si inerpica sul monte e che diventa il fulcro metaforico del racconto.
MEMORABILE: Caruso che risuona nella foresta; L'incontro col popolo dei nativi; Il sistema per tirare su la nave; In balia del Pongo; "I puritani", a bordo.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
ma lo sapevate che... la VHS Ellu è cut? Ben mezz'ora di film in meno. Compratevi il DVD RHV e siate sereni, c'è pure il commento audio di Herzog con i sottotitoli!
Ho preso il cofanetto Herzog-Kinski della Anchor Bay di recente. La versione di "Fitzcarraldo" è sicuramente integrale anche qui, dura 157 min. - E' in widescreen, in tedesco e/o inglese, con sottotitoli opzionali in inglese. Presente anche il commento audio di Herzog e dei produttori, una galleria fotografica, bio di Kinski, Cardinale e Herzog e curiosità.
Durante i due anni e mezzo di lavorazione, Herzog ha tenuto un diario che è stato pubblicato nel 2004 in Germania e nel 2007 per Mondadori dal titolo "La conquista dell'inutile". Il libro è un appassionante viaggio nella lavorazione del film, con chicche tutte da scoprire.
HomevideoXtron • 10/10/12 20:24 Servizio caffè - 2149 interventi
HomevideoRocchiola • 12/06/19 10:56 Call center Davinotti - 1254 interventi
Ripubblicato sempre dalla RHV in DVD nel dicembre 2017. Sul reto copertina è riportata la scritta "nuovo master HD".
Non posseggo il DVD del 2012 ma credo che questa nuova edizione utilizzi un master nuovo di zecca restaurato in HD. In ogni caso l'immagine è pulita e dai colori bilanciati. La definizione è più che discreta e l'audio di buon livello con poche differenze tra la traccia mono e quella rielaborata in 5.1.
Un prodotto davvero ben confezionato, anche se mi chiedo perché non lo abbiano ristampato in bluray.
Eccolo il fotogramma, ma ridotto a queste dimensioni non si notano grandi differenze. Forse l'immagine è un pochino più nitida e bilanciata nei colori (il verde è più intenso). L'immagine è al minuto 74 circa (1h 14m e qualche secondo).