Pubblicità (poco) occulte

13 Aprile 2009

Il cinema italiano degli anni ’70 è considerato oggi come un cinema fortemente libero, a volte addirittura anarchico, che spesso sapeva mantenere una sua originalità anche all’interno di limiti economici e di struttura. Questa sua libertà si può ritrovare anche nelle cosiddette sponsorizzazioni occulte, che in quel periodo (a differenza di quanto avviene oggi) la legge italiana ancora non regolamentava. Questo fatto però non ha certo spaventato i nostri produttori, antesignani di quello che oggi chiameremmo product placement, che trovavano il modo di piazzare in bella vista marchi più o meno noti, a volte con tecniche quasi subliminali, più spesso in modo sfacciato.

Tralasciando i casi più marchiani, in cui lo sponsor che aveva cacciato i soldi finiva per essere addirittura protagonista in scena (un esempio su tutti: la pellicceria Annabella in Squadra Volante), e sorvolando sulle innumerevoli sottoproduzioni probabilmente tenute in piedi solo dalla presenza di ristoranti, alberghi o night club che spesso finanziavano la pellicola quasi per intero, nei film italiani del decennio 1970-1980 la parte del leone l’hanno fatta sicuramente J&B, Fernet Branca, Punt e Mes e Acqua Pejo. Questi prodotti sono visibili in almeno un centinaio di film, quasi sempre in contemporanea (spesso insieme a Crodino, Cynar e Cinzano), tanto da far pensare che avessero un unico distributore che si occupava di piazzare le bottiglie in bella vista sui set. Ma non c’erano solo le bottiglie: infatti in molti polizieschi e commedie di quegli anni è tutto un florilegio di posacenere, calendari, striscioni e poster pubblicitari affissi per strada, sui portoni, sui mezzi pubblici, insomma ovunque.

Va da sè che piazzare in modo strategico qualche bottiglia o posacenere è un conto, soprattutto se la scena è ambientata in un bar o in un locale notturno; un altro paio di maniche è affiggere dei manifesti sul muro dove sta passando un attore come in Napoli si ribella (1) o in La novizia (2), o ancora riprendere un dialogo tra due attori fermi davanti ad un calendario del Punt e Mes (sempre in Napoli si ribella (3)). Scene simili si trovano anche nel poveristico Tony - l’altra faccia della Torino violenta (4), ne Il giustiziere sfida la città (26) e in Squadra antitruffa (27).


















Il primo piano di Gianni Macchia fuori del bar ne La mala ordina (6), con la scritta Fernet Branca ben posizionata sullo sfondo, non può che muovere lo spettatore al sorriso per la sua spudoratezza; e casomai il messaggio non fosse chiaro, l’esterno del bar (7) è letteralmente tappezzato di pubblicità Acqua Pejo, Brancamenta ed appunto Fernet Branca, che arrivano a coprire i muri quasi per intero.










In Avere vent’anni (i film di Fernando Di Leo sono tra i più rappresentativi in questo senso, chissà perché) la pubblicità dell’Acqua Pejo diventa quasi parossistica, con le due belle protagoniste che prima entrano in un supermercato dove la scritta Pejo troneggia nel bel mezzo dell’inquadratura (8), dopodichè escono e vanno in un bar letteralmente tappezzato (9-10), con il tipico affisso pubblicitario dell’epoca (la bella ragazza bionda, completamente nuda salvo che per un farfallino al collo, che si copre le pudenda con un secchiello contenente una bottiglia: la stessa immagine torna anche in Stangata in famiglia (11), Paura in città (12) ed in tantissimi altri film). Anche in un altro famoso film di Fernando Di Leo, Il boss, la presenza degli sponsor è molto marcata; il protagonista Henry Silva si siede vicino ad una bella bottiglia d’Acqua Pejo (13) prima di fare una telefonata a Richard Conte, e lo stesso marchio è chiaramente visibile anche in altri momenti della pellicola (14). E persino nel semi-improvvisato La banda Vallanzasca il richiamo all’acqua più famosa del nostro cinema non viene a mancare (5).


















La scritta Fernet Branca poi, poteva apparire praticamente dappertutto: sia su un calendario (alle spalle di Luc Merenda in Milano trema: la polizia vuole giustizia (15)) che a bordo campo di una partita di calcio come striscione (L’allenatore nel pallone (16)); e ancora in una palestra (Assassinio sul Tevere (17)) o persino sui vetri di un taxi (Squadra antitruffa (18)) o quelli di un autobus (Paura in città (19)).
Più classico il doppio manifesto che appare ne Il giustiziere sfida la città (28), mentre è senz’altro notevole il caso di Johnny Dorelli, che in Per vivere meglio divertitevi con noi, fa una telefonata anonima vicino ad un bell’affisso del noto liquore (20), spacciandosi per un certo signor Branca!


















C’è poi il J&B, che specialmente i protagonisti del poliziesco italiano non potevano non bere, magari anche a colazione. Avvistamenti clamorosi si possono trovare in Anna quel particolare piacere (21), Il mammasantissima (22) o ancora nel già citato Squadra Volante (23), tra i film con più pubblicità occulta in assoluto.










Ogni tanto poi si avevano delle inquadrature diciamo “riassuntive” di tutti i prodotti da pubblicizzare, come ne La mala ordina (24), un bellissimo film nel quale la presenza dei marchi, ripetuta di continuo, praticamente non dà tregua allo spettatore.

Chiuderei ricordando la sponsorizzazione senz’altro più divertente che abbia mai visto nel nostro cinema: nel film I contrabbandieri di Santa Lucia, Gianni Garko ed il piccolo Marco Girondino si fermano davanti ad un flano pubblicitario del film Lo Scugnizzo (25), guarda caso proprio con gli stessi due attori e dello stesso regista (Alfonso Brescia), uscito nelle sale solo 4 mesi prima! Ovviamente Girondino consiglia a Garko di andarlo subito a vedere, perché si tratta di un grande film. L’impagabile commento di Garko: “Eh, ma c’è pure Gianni Garko! Allora dev’essere proprio un bel film!”.

Bei tempi, indubbiamente, quelli in cui ci si poteva permettere una cialtronata del genere. Oggi la pubblicità nei film ha una sua legge (il Decreto Legge n° 28 del 2004), e non è affatto diminuita: guardatevi Natale in crociera o Torno a vivere da solo per farvi un’idea. Ma direi che un po’ di sana nostalgia per i tempi del Punt e Mes e dell’Acqua Pejo che facevano capolino sul grande schermo è lecito provarla, se si è appassionati del cinema italiano di quel periodo.
Questo è tutto, io vi saluto e vado a farmi un bel Fernet Branca“proprio come piace a lei: forte e vellutato!” (da La polizia interviene: ordine di uccidere!).

P.S. Non ho volutamente preso in considerazione le pubblicità delle sigarette, presenti quanto i prodotti che ho menzionato se non di più.

NOTA: Per conoscere altri esempi di pubblicità (poco) occulte e dialoghi spudoratemente pubblicitari inseriti a forza nei film CLICCATE QUI .

ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO RENATO

Articoli simili

commenti (3)

RISULTATI: DI 3
    Gugly

    20 Aprile 2009 12:57

    io ricordo anche Febbre da Cavallo
    Matalo!

    3 Settembre 2009 13:28

    La saga delle pubblicità occulte è infinita ma vorrei ricordare la contorta pubblicità occulta di Moretti che in riva al mare (Ecce Bombo) stigmatizza Manfredi ("Ch'e er più stronzo de tutti")per la pubblicità occulta delle Marlboro e per far meglio intendere il concetto brandisce anche lui un pacchetto delle sopracitate (e sopravvalutatissime) sigarette americane
    Mtine

    20 Settembre 2010 21:12

    Su "L'allenatore nel pallone", con la scusa delle maglie dei calciatori, ci sono una marea di sponsor (Balilla per la Roma, per fare un esempio).