Note: Episodi: "Il Conte di Montecristo" (Banfi), "Saracinesca" (Ceccherini), "Traffico sulla Pontina" (Brignano), "Il giovedì" (Salvi), "L'isola dell'amore" (Izzo), "Extralarge" (Greggio), "La signora delle Camelie" (Proietti).
I Vanzina hanno cercato di recuperare la formula vacanziera a episodi che fece la fortuna di molti film soprattutto nei Sessanta (con qualche puntata negli Ottanta dei vari RIMINI RIMINI, da cui è prelevato il simpatico Maurizio Micheli quasi come omaggio al periodo). Introdotti da uno strepitoso Proietti nelle vesti di un doppiatore che viene richiamato per fare da narratore estemporaneo (siamo negli studi di via Margutta a Roma), gli episodi prendono vita nei più esclusivi luoghi di villeggiatura estiva della penisola, da Peschici a Ischia, da Capri alla Costa Smeralda. Il primo episodio (“Il conte di Montecristo”)...Leggi tutto ci ripropone il Lino Banfi vintage dell’ALLENATORE NEL PALLONE 2, che però fatica a ritrovare la verve dei vecchi tempi e finisce coll’interpretare bene solo le parti più amare del racconto. Fa l’emigrato che torna in patria fingendosi ricco e sposato ad una conturbante bellezza (Victoria Silvestedt, abbagliante) in un ruolo che similmente aveva ricoperto nel più riuscito PAPPA E CICCIA, ma c’è poco da fare: non decollano né lui né l’episodio, tanto che i Vanzina per rivitalizzare il personaggio son costretti ad affiancargli un imitatore dell’ultim’ora, che sembra più Banfi di quello vero. In “Saracinesca” Ceccherini in compagnia dell’ex due-mendo Paci (quando i due sono insieme i toscani apprezzano) fa il supertifoso viola che incontra al mare un portiere forse in procinto di passare alla Fiorentina. Farà di tutto per incontrarlo. E’ forse l’episodio più imbarazzante del lotto; non tanto per il povero Ceccherini quanto per una sceneggiatura debolissima che affastella dialoghi terribili e uno sviluppo tra i più banali che si possano immaginare. Non si va molto meglio con “Traffico sulla Pontina”, in cui i due amanti Brignano e Brilli restan chiusi in ascensore un venerdì 13 agosto, proprio come accadeva a Sordi e la Sandrelli in QUELLE STRANE OCCASIONI. Non essendo però il pur simpatico Brignano all’altezza di Sordi, si ripiega in un insistito battibecco in romanesco accentuato nel vano tentativo di strappare qualche sorriso. Per fortuna che il tutto si risolve in fretta. Ancor remake in “Il giovedì”, in cui il boro per eccelenza Enzo Salvi ripropone quel che faceva Walter Chiari nell’omonimo film di Risi. Ma al di là di un Mattioli macellaio urlante che lascia il segno (se così si può dire) l’episodio non riesce proprio a rendere credibile Salvi (che è un ottimo caratterista) come protagonista. In “L’isola dell’amore” ecco Biagio Izzo finto-gay a Capri per guadagnarsi la clientela chic. Il tutto si risolve in un susseguirsi di lazzi e mossette che stancano presto e con un’Alena Seredova che, al solito, provoca l’uomo che “non è uomo” per capire fino a che punto le resiste. Ezio Greggio in “Extralarge” si rifà all’Alberto Sordi (ancora!) di RACCONTI D’ESTATE accompagnando la sua grassissima signora (cantante lirica) in vacanza mentre cerca di combinare con l’amante (Anna Falchi). Il ricorso continuo a gag legate a scorregge e lassativi fa già capire il livello. Quando però siamo ormai rassegnati ad andarcene tremendamente delusi ecco però spuntare Maurizio Micheli, che ci introduce all’episodio di gran lunga migliore del lotto, dominato da uno straordinario Gigi Proietti pronto a rievocare un vecchio sketch di Dino Verde (“La signora delle camelie”). Il doppiatore/narratore se ne va in vacanza e gli viene chiesto di ritornare per una sera teatrante causa indisposizione dell’attore titolare (Micheli). Improvviserà sul palco malinterpretando il testo bisbigliatogli dal suggeritore e regalando strafalcioni esilaranti. Si ride eccome! Proietti s’impossessa totalmente dell’episodio e fa apparire piccino chiunque l’abbia preceduto, riconfermandosi comico di rango e chiudendo in bellezza un film altrimenti da dimenticare.
Forse stava per finire la pellicola o c'era un aereo da prendere, fatto che sta che i Vanzina hanno girato ad una tale velocità che il film fa acqua da tutte le parti per pochezza delle gag, volgarità ("Saracinesca" inqualificabile, seguito a ruota da "Extralarge" e "Giovedì") e buchi di sceneggiatura (riguardate bene di nuovo "Giovedì"). Per fortuna Proietti anche solo con poche battute si conferma istrione di classe, per poi papparsi tutti nell'ultimo episodio che unico ha scatenato risate in sala. Ma basta questo?
Brutto e volgarissimo (soprattutto intellettualmente) tentativo di riesumere la commedia estiva e episodi, in cui lo spirito dei tempi - che i Vanzina vorrebbero satireggiare - si riduce a insulti e battute contro i gay, l'arte, il sesso, i grassi e chi non ama il premier. Salvi, Ceccherini e Greggio inqualificabili. Tecnicamente meno osceno di altri del genere, ma l'unico col quale si può ridere è Proietti.
MEMORABILE: Ovviamente lo sketch de "La signora delle camelie".
I Vanzina ci riprovano dopo il terribile Olè e il poco riuscito 2061. "Un'estate al mare" è un film a episodi dove si ride poco ma non è in fondo poi cosi brutto come può sembrare. Non ho gradito al contrario di molti l'episodio con Proietti, che ho trovato piuttosto stupido (non Proietti ma l'episodio). Ci sono un Banfi in buona forma e un Biagio Izzo stranamente simpatico.
C'è chi scrive di citazioni e dei Vanzina come autori (A. Castellano su Il Mattino). Le prime sono, in realtà, plagio di Comencini (Quelle strane occasioni, episodio con Alberto Sordi e Stefania Sandrelli), Risi (Il giovedì ripreso dall'episodio con Enzo Salvi) ed italica commedia (specie il filone vacanziero di Rizzoli & c.). Gli autori, poi, svuotano i prototipi all'insegna della volgarità (l'episodio di Biagio Izzo! "Hai pizzicato l'archetto?"!) e del tedio (Ceccherini!). Chi si salva è Proietti, ma nel suo blocco c'è la mano di Dino Verde.
Un gradito ritorno al "vacanza-movie" di vecchio stampo a episodi; scelta felice che, se non altro, rende il film a tratti carino e a tratti meno e che, in linea di massima, mi ha laswciato soddisfatto e mi ha divertito. Merito senz'altro del cast di "vecchie" glorie del nostro cinema popolare ottantiano. Appare evidente che Vanzina, forse in mancanza di idee, ha voluto ripristinare quel tipo di comicità che nel suo decennio d'oro gli ha portato gloria e denaro. L'episodio più bello è quello di Proietti, il meno efficace quello con Greggio.
Sempre più all'insegna del misunderstanding e del falso ideologico, i Vanzina questa volta ci propinano un cineombrellone. Film a episodi che vorrebbe essere un ritorno alle commedie di costume tipicamente anni 60. In realtà siamo dalle parti della sottocommedia di quei tempi (i vari film di Girolami & C.) o tutt' al più alle scollacciate (ma divertenti) commeddiacce episodiche anni 70. Gli episodi divertono poco, il cast non è male, specie il ritrovato Banfi. Fa eccezione l'episodio con Proietti, davvero scoppiettante, ma non è farina del loro sacco...
Si salvano Banfi e Izzo in questo film... Troppa carne al fuoco, troppi attori, come va di moda ormai di recente. Nancy Brilli ormai fa sempre la faccia con gli occhi a palla... Proietti è fissato con il suo teatro, tanto da regalarcene uno spezzone anche in questo film, tanto per farsi pubblicità. Come detto l'unico cinema è quello di Banfi e di Izzo, il resto è solo un modo per far lavorare attori che ormai non chiama più nessuno. Incredibili però le presenze di Lucio Salis e Benito Urgu...
Pesa sempre di più l'assenza dei caratteristi di una volta o, almeno, di degni sostituti, nonostante la presenza e l'impegno di Lino Banfi (vi ha ricordato un po'Pappa e Ciccia?) e Gigi Proietti. Enzo Salvi protagonista di un rip-off di Verdone, poi, potevano proprio risparmiarselo. Va comunque detto che i segmenti garantiscono risate: alcuni vanno sul sicuro (l'episodio con Greggio è una specie di format), altri convincono (Biagio Izzo), altri ancora sorprendono (Proietti). Godibile.
Poche idee, scritte male e messe in scena anche peggio. Ecco come i Vanzina hanno confezionato il loro primo cinecocomero. Tra gli episodi se ne salvano solo 3: Ceccherini (col Paci) fa quel che può vivacizzando il suo sketch, Salvi burinissimo è divertente nella sua pietosa messa in scena con il figlio così come Greggio ritrova lo sprint di un tempo piazzando 2-3 gag niente male. Il resto è scandaloso: Banfi ormai alla frutta, Izzo non fa mai nemmeno sorridere mentre l'affaire Brilli/Brignano è inutile. Proietti meglio in sala di doppiaggio che in teatro
L'ispirazione scarseggia, come gli attori di una volta capaci di improvvisare su copioni inesistenti e allora i Vanzina riciclano vecchi soggetti con qualche nuova storia. Mai fuori dallo stereotipo, sia chiaro: ma tolti i modesti Salvi e Izzo ed un Greggio ai minimi storici, rimangono la faccia di Ceccherini, un Banfi volenteroso ma poco aiutato, un Brignano che non lascia il segno. Nessuna sorpresa che Proietti e Micheli facciano valere il loro talento superiore, al servizio di un vecchio sketch di Verde che qui fa rotolare dal ridere.
Le storie degli episodi sono riciclate da altri film della commedia italiana ma il film fa il suo dovere: si ride e anche molto (sicuramente di più che nel suo collega invernale, il cinepanettone). L'episodio migliore è quello finale con Gigi Proietti seguito da quelli di Banfi, Izzo e Brignano. Il peggiore del mucchio è quello con Ceccherini, inadatto a questo tipo di film e senza la stoffa del protagonista.
Inguardabile. Banfi è tristissimo; non si ride mai e anzi si ha voglia di piangere. Una galleria di "attori" allo sbando senza una regia degna di questo nome. Insopportabile Proietti in un delirio d'ego che lascia solo annoiati. Sembra incredibile che robaccia del genere esca ancora al cinema. Il più in forma (e questo la dice tutta) è Greggio, che se non altro riesce a non irritare nel suo scontatissimo episodio.
Filmetto estivo senza pretese se non quella di tentare di lanciare la moda del "cine-cocomero". Obiettivo decisamente fallito, dato che l'opera vanziniana è quanto di più insulso si potesse realizzare. Diviso in scenette con vari personaggi, il film si salva solamente a tratti grazie alla bravura di Lino Banfi e Gigi Proietti. Sconsigliato.
I fratelli Vanzina (regista e sceneggiatore) cercano di replicare gli antichi (per loro) fasti del cinepanettone, sfornando (o meglio raccogliendo) un cinecocomero. Film a struttura episodica le cui varie parti hanno in comune un'estrema debolezza della sceneggiatura e attori che pur volenterosi, fanno quello che possono per supplire con il mestiere alle lacune della scrittura. Si ride poco e lo si fa sopratutto con Gigi Proietti che regge sulle spalle il suo episodio che risulta l'unico discretamente godibile.
Mi vergogno di aver visto questa roba e soprattutto dovrebbero vergognarsi registi, sceneggiatori, produttori e l'intero cast. Film a episodi senza nessun senso logico e con scenette tutte sconnesse tra loro. Ridere non si ride (anche perché le storielle sono trite e ritrite), Enzo Salvi è disgustoso nella sua inutilità, Banfi dice sempre le stesse cose, Brignano resti a Zelig, Ceccherini è noioso e inverosimile (per quanto sia brutto tutte le bellone le ha lui), Izzo è il solito finto gay. Si salvano la bella e brava Brilli e il solito Proietti.
Ennesimo pacco dei Vanzina che scopiazzando a piene mani da famosi film degli anni 60-70 mettono su questa barracconata ad episodi che non è nemmeno lontana parente delle gag originali interpretate da mostri sacri quali Sordi e Chiari (in questo film sostituiti da Brignano, Salvi e Greggio). Sceneggiature deboli e dialoghi deludenti per episodi non solo noiosi ma addirittura irritanti come quelli di Salvi e Ceccherini. Unica chicca l'episodio interpretato dal grande Proietti. ultimo vero comico ancora in circolazione. Vale da solo 2* e 1/2.
Partiamo dal fondo, ovvero lo smemorato di Roma Gigi Proietti che regala (oltre all'extradiegesis) uno sketch pseudo teatrale da grande attore qual è. Breve ma gustoso. Il resto passa dall'assodato dubbio sui tempi comici cinematografici (altro rispetto agli omologhi tv) di Greggio ai consueti cliché enzosalviani, dal ritorno di Banfi al Brigano sordeggiante. Il cineanguria si serve freddo, magari accompagnato da una bella ragazza al fianco e soprattutto con il cervello in modalità risparmio energetico...
Commediola a episodi vacanzieri che mostra ineluttabilmente la corda con narrazioni scontate e già viste. Fortunatamente il mattatore Proietti, nell'episodio finale, riesce a salvare la baracca da uno scontato quanto giusto naufragio. Gli altri episodi appaiono beceri e scadenti a cominciare da quello con Ceccherini (il più brutto in assoluto) per terminare con quello con Banfi, triste e amaro. Si salva solo il grande Gigi.
Commedia a episodi che dovrebbe far ridere lo spettatote e che invece si rivela un vero fiasco. Non bastano le ambientazioni suggestive e qualche nome di richiamo per fare un film. Ci vogliono storie forti o quanto meno simpatiche e qui non c'è né una né l'altra. Un film lungo e noioso che vale la pena di essere visto solo per l'episodio finale con protagonista Gigi Proietti.
Cinecocomero vanziniano diviso in vari episodi non tutti riusciti. Il migliore è sicuramente quello con Gigi Proietti che seppur un po' legato riesce a gigioneggiare ottimamente. Promossi con riserva gli episodi con Brignano-Brilli e Izzo-Seredova, il resto è un po' tutto patetico. Occasione sprecata.
Film davvero insignificante in cui il regista e il fratello sceneggiatore si mostrano "fuori forma" (per usare un eufemismo): gli episodi con Banfi, Ceccherini, Greggio, Izzo e Brignano sono un crescendo di banalità, scene già viste, tentativi di far ridere ricorrendo ai soliti sistemi visti e rivisti troppe volte che arrivano a essere imbarazzanti se non fosse per il colpo di genio finale: l'episodio di Gigi Proietti è bellissimo fin dal preambolo in sala doppiaggio e si chiude con uno sketch classico riproposto in modo esilarante dal "mattatore".
MEMORABILE: "Forse però Pietro potrà proteggerli" (Gigi Proietti).
Il film si divide in sette episodi, il maggior numero dei quali sono introdotti da Gigi Proietti, protagonista anche dell’ultimo (La signora della Camelie). Alcuni sketch sono veramente esilaranti (Izzo che si finge gay a Ischia, l’intero episodio con Enzo Salvi e il gran finale con lo stesso Proietti), mentre da altri ci sarebbe aspettato qualcosa di più. Buona la scelta delle musiche e nel complesso la regia. I 3 pallini vanno considerati all'interno del suo genere comico e premiano un Gigi Proietti in splendida forma. Da vedere con gli amici per una serata leggera.
MEMORABILE: Il conte Duval (Signora delle Camelie), interpretato da un ispiratissimo Gigi Proietti; La scena finale dell’episodio con Biagio Izzo.
Film comico diviso in sette episodi, di cui alcuni esilaranti (specie "La signora delle camelie" di Proietti) mentre altri lasciano un po’ a desiderare (per usare un eufemismo). Il tipo di comicità è basata su stereotipi (la moglie grassa di Ezio Greggio, Biagio Izzo gay) oppure gli episodi si basano tutti sugli equivoci, cosa vista e rivista all’interno della comicità italiana. Consigliabile per chi volesse passare una serata leggera, ma sicuramente non per chi è alla ricerca di originalità e di contenuti nuovi.
Nell'impellente necessità di uscire con un film estivo, mancando uno straccio di idea originale, Vanzina evidentemente non trova nulla di meglio che proporci episodi basati su scene di film precedenti, spesso peggiorandole. Infatti alcune storie, tenute insieme perlomeno dalla valida introduzione di Proietti, risultano forzate oltremodo e negli episodi migliori si ride solo grazie a battute estemporanee (come ad esempio quelle der "pupone"). Assai comico il finale scoppiettante.
MEMORABILE: Gli sfoghi der Pupone contro l'inetto Enzo Salvi; Proietti e la sua "Signora delle Camelie" rivisitata.
Sullo schema classico di anni orsono questi sette episodi cercano di strappare risate con un cast veramente ricco, fra i quali il redivivo (per il genere) Banfi. Ovviamente l'intento non raggiunge il suo obiettivo e così galleggiamo fra questi sketch spesso "ammaliati" da battute fuori tempo massimo o trite. Forse potremmo salvare il traffico sulla Pontina e la signora delle camelie, ma è ben poca cosa. Grazie a Dio ben pochi nudi, ma anche poche idee; alleviano la noia giusto il mare e il suo clima scanzonato.
Cinecocomero vanziniano che sarebbee terribile se non fosse per l'episodio finale con Proietti; per il resto meglio soprassedere anche perché la sceneggiatura è assai stanca. Come detto, l'unico a salvare il film dal monopallino è il teatrale Gigi (grazie a un vecchio sketch), attore di razza. Per il resto un prodotto usa e getta che ha il solo merito di essere totalmente scanzonato. Adatto per la stagione.
Film a episodi in cui Vanzina mette in campo un grande numero di attori, ciascuno obbligato ad attingere al proprio repertorio, ottenendo buoni risultati. Ovviamente Proietti domina, ma anche Greggio impegnato in una vicenda lirica tra un sosia di Pavarotti e una soprano cicciona riesce a fare il suo. Si ride soprattutto se lo si guarda con lo spirito giusto, in fin dei conti è un vacanza-movie...
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DiscussioneCangaceiro • 16/11/08 17:57 Call center Davinotti - 739 interventi
Si infatti di recente era andato anche su Rai 1 dalla Carrà...
e infatti...ma anche a quelli che il Calcio, ad Effetto sabato, e non ricordo più dove ancora...aggiungi la futura vanzinata e concludi: pecunia non olet, però alla luce dei precedenti....voglio dire, stiamo parlando dello stesso interprete di Le farò da padre e di Casotto; si ok poi ci sono state le fiction ed il botto con il Maresciallo Rocca, ma le passerelle televisive erano rare.
Va beh, in qualità di moderatrice mi automodero che stiamo andando in off topic, la mia opinione è sufficientemente espressa.
DiscussioneCangaceiro • 15/05/09 11:05 Call center Davinotti - 739 interventi
Me lo son visto ieri...innanzitutto credo che siano troppi 7 episodi,si potevano benissimo tagliare quelli con Izzo e Brignano allungandonone un pò altri.
Banfi ormai è cotto,spero non faccia più film come questo dove appare irrimediabilmente invecchiato e intristito.Proietti mi è molto piaciuto nei suoi intermezzi di doppiaggio,con un paio di buoni siparietti con Gianni Franco e Gammino,ma il suo episodio vero e proprio non è il migliore.
Mi sento di promuovere Ceccherini,che aveva uno sketch brevissimo,Salvi,per la divertente condizione disgraziata del suo personaggio e Greggio che domina con la sua inconfondibile comicità un discreto episodio.
DiscussioneZender • 15/05/09 12:17 Capo scrivano - 47802 interventi
Punti di vista. Io condivido che siano azzeccati gli intermezzi in sala doppiaggio (anche se frutto di un'unica idea tirata per le lunghe), condivido l'analisi su Banfi, ma sul fatto che l'spisodio di Proietti sia il migliore (e io non sono certo tra quelli che ama alla follia l'attore) sono la stragrande maggioranza a crederlo. E credo siano lo stesso in molti a pensare che l'episodio con Ceccherini sia il peggiore (e anche qui è per me strano, visto che Ceccherini in linea di massima mi piace). Inoltre tra Brignano e un Greggio ormai logoro avrei tagliato sicuramente quest'ultimo. In linea di massima, ad ogni modo, il film è stato per me una gran delusione.
e la prossima vanzinata del 12 giugno non promette di meglio....
CuriositàZender • 13/06/09 11:02 Capo scrivano - 47802 interventi
Il film è stato un ottimo successo estivo (quasi sei milioni d'incasso), creando i presupposti per una nuova serie (ESTATE A...) da alternare a quella miliardaria di Natale.
Nell'episodio "L'isola dell'amore", il ruolo di Mr Allen (il riccone americano che incarica Biagio Izzo di arredargli la villa appena acquistata) è interpretato da David Kirk Traylor, l'attore statunitense divenuto celebre in Italia negli anni '80 impersonando il personaggio dell'uomo-robot Zed nel programma di varietà "Pronto, Raffaella?"