Uno dei più feroci e sadici “nazi” di sempre, con Bruno Mattei che in pratica se ne infischia della trama per mettere in scena più bestialità possibili. Così, presentata a grandi linee la situazione con il gruppo di deportate che nel lager di Rosenhausen dovrà sottoporsi alle angherie del capitano Wiecker (Ivano Staccioli), il regista si concentra sul sesso e le torture inventandosi tutta una serie di esperimenti assurdi che non sarebbero passati in testa nemmeno al famigerato Mengele. Le deportate finiranno frustate, impiccate, fucilate, asfissiate, massacrate, tagliuzzate, violentate dai loro aguzzini, che usano i corpi delle poverette come materia inanimata. Allo storpio Kurt, ad esempio...Leggi tutto (il calvo Giovanni Attanasio) vengono date in pasto quasi come a Salvatore Baccaro nel trash-cult LA BESTIA IN CALORE; il folle le agguanta per i seni e le strizza in ogni maniera in stato di eccitazione. Ma a raccontare ogni cattiveria venuta in mente a Mattei non si finirebbe più, perché in KZ9 c'è veramente di tutto e di più (addirittura un morto fatto resuscitare a colpi di lingua da una baldracca esotica. Impagabile)! E dire che il regista pretendeva che al suo film fosse riconosciuta un'impronta seriosa... Ivano Staccioli è comunque perfido e sadico al punto giusto e la musica di Alessandro Alessandroni, con la sua ossessiva ripetitività e i suoni cadenzati, conferisce al film un'atmosfera straniante piuttosto inusuale, per il genere. Lorraine De Selle (è Maria Blick) dovrebbe essere la star e in effetti nello squallore generale risalta subito, a conferma di mezzi produttivi a dir poco modesti. In Italia la censura ha mutilato molte delle sequenze più gore.
Mattei filma una serie di aberranti e "amorali" scene di violenza gratuita, condita da un linguaggio saporito e "sporco" almeno quanto il contesto (un lager). Il film gode di una morbosa e fasulla "morale" (il veloce redde rationem in chiusa): gli autori del film, come Ponzio Pilato, se ne lavano le mani. Più che all'erotismo, siamo di fronte ad un horror totale, reso credibile dalle interpretazioni (Lorraine De Selle che canta, prima dell'impiccaggione, Israel). Ottima la colonna sonora.
Thrashata matteiana tanto spassosa quanto inquietante ed esagerata. Ogni cosa portata all'eccesso, al limite del disturbante in alcune scene. Divertenti gli aguzzini sui quali svettano la De Simone, Ivano Staccioli e Gabriele Carrara. Musiche cupe ed inquietanti, produzione low cost. Si inserisce nel filone Nazi Erotic/PornoSvastica.
Abbastanza pesante non tanto per le efferetezze mostrate di cui alcune al limite del ridicolo, ma più che altro per la ripetitività che costella la pellicola dall'inizio alla fine. Musiche abbastanza azzeccate e disturbanti: la nenia finale (Israel) da coro delle voci bianche può colpire nel segno.
MEMORABILE: Giovanni Attanasio pare il tifoso laziale Er Vertebbra di Michelangelo Pulci.
Solito film del filone naziesploitation che non aggiunge niente di nuovo agli altri. Alcune scene che potrebbero sembrare di forte impatto visivo si mescolano a dialoghi improbabile e ad una sceneggiatura che, in alcuni tratti, rasenta il ridicolo. L'impressione è che il regista, non avendo più efferatezze da mostrare, giunga ad un pasticciato e frettoloso finale.
Del dannato filone nzexploitation, KZ9 rappresenta una fredda interpretazione. A differenza di altri malati fratelli, il sesso è piuttosto esiguo e completamente superficiale, privo cioè di sensazioni morbose passionali, tipiche nella violenza sessuale del genere. È un lungo carrello di efferatezze e di atteggiamenti disturbati, con i soliti carnefici piuttosto tecnici nelle loro aspirazioni. Il film è strutturato discretamente e si avvale di qualche mezzo in più della media, ma niente di trascendentale. Le finali note pseudostoriche si potevano evitare.
MEMORABILE: Le musiche, cupe, irritanti... quasi ansiogene.
Tra i più noti esempi del vituperato filone, il film di Mattei si segnala per l'accumulo disorganico di nefandezze e volgarità, che pur risultando talvolta al limite del comico potrebbero colpire gli spettatori più sensibili. Il regista cerca pure di dare un'ipocrita ed improbabile tocco finale di critica sociale, inserendo le schede dei veri gerarchi nazisti sfuggiti ai processi. Tra numerose scene di nudo e tortura si salva giusto qualche sequenza (le prigioniere che cantano, ad esempio) e le musiche cupe. Ritmo incostante, fotografia piatta.
Deludente film di Mattei sulla ricostruzione di un lager nazista in cui eseguire sperimentazioni folli su varie tipologie di prigionieri, in particolare donne. Il regista se le inventa di tutti i colori ma non basta a reggere in piedi il film, che naufraga nel finale sotto i colpi del canto israelitico cantato ad libitum dalle prigioniere finto-piangenti, raggiungendo livelli trash assoluti. Salviamo l'interpretazione di Gabriele Carrara, il Malcolm McDowell de noantri.
Un Mattei galvanizzato quello che ribolle dietro questo pulpornaccio antistorico e turpemente deviato. Risorse e maestranze sono limitatissime e ci si arrabatta mariolescamente con quel che passa il convento: gore posticcio, inorridenti dettagli grafici e un ex mattatoio smerciato per campo di concentramento. La De Simone non ha l'arditezza da virago della più quotata Ilsa e si accomoda a latere cedendo la brutalità scenica a Ivano Staccioli, mefistofelico Mengele nostrano sollazzevolmente imbandierato da carnefice supremo. Un putribondo guilty-pleasure da ingurgitare con assoluto, lurco disgusto.
MEMORABILE: Il "trattamento LodovicA" riservato ai prigionieri omosessuali; Le immagini schifosamente gore dei neonati smembrati...
Tremenda vaccata targata Mattei, un collage di sevizie senza trama e tecnicamente scadente. Il corpo femminile raramente è apparso tanto percosso, violato e umiliato come in questo film (ma occhio agli effetti approssimativi e poco incisivi), con uno spirito misogino che avrebbe fatto la gioia del killer di Murder set pieces. Per il resto, al di là della spiritata prestazione di Staccioli, si naviga completamente nel vuoto, nonostante il suggestivo prefinale alla "O capitano mio capitano!" abbia un suo notevole perché. Solo per veri fans.
MEMORABILE: Il canto di ribellione delle deportate.
Nel nutrito filone dei naziexploitation italico delle annate 1976/77, s’inserisce questo contributo di Mattei. Solito campionario di efferatezze (comunque minori rispetto alla nomea del film) nello squallore dell'ex mattatoio di Roma spacciato per un fantomatico lager, dove capeggia il “tedeschissimo” Ivano Staccioli. La povertà di mezzi è alquanto evidente e il ritmo talvolta soporifero non aiuta, ma resta indubbiamente tra i film più rappresentativi di un genere a dir poco folle.
MEMORABILE: Costringere due omosessuali a far l'amore con due donne nel vano tentativo di "riabilitarli".
Campionario di aberrazioni naziste - dai proclami ideologici razziali agli atroci esperimenti su cavie umane - di cui la squallida messa in scena inficia la carica realistica e violenta sino a rischiare il ridicolo o il caricaturale (vedansi Carrara, sopra le righe oltre misura, e il freak erotomane Attanasio). Sommi elogi invece a Staccioli che, come nel film gemello, ricopre l'ingrato ruolo impegnando il rigore e la serietà del grande professionista di cinema e teatro. Ossessiva e allarmante la lugubre colonna sonora di Alessandroni. *!/**
MEMORABILE: I volti dei prigionieri omosessuali, terrorizzati dalle prostitute che dovrebbero "guarirli".
Mattei si cimenta anche nel naziexplotation, senza mezzi e solo con la propria capacità da artigiano che si arrangia. Location tremende (ex mattatoio di Roman), costumi terribili, trama ridicola e cast inadeguato. In sostanza il film, che si spaccia pure per "impegnato", riferendosi agli esperimenti del dott. Mengele e del dott. Rascher (realmente esistiti), ci propina una serie di efferatezze (frustate, amputazioni, amplessi, impiccagioni), qualche nudo e poco pelo... Triste e sciatto.
O del riciclaggio di immaginario sporco come certe coscienze. Qua si riscrive la (solita) storia: budget da crowdfunding fallito per vivisettive sciocchezze S.S.exploitative, falle registiche estetiche e ritmiche che neanche l'ottimo Alessandroni, mai così dilapidato, può turare. Per chi ha smanie d'estremo son gavettoni di Valium; chi spera in un minuto di riscatto formale o sostanziale si prepari a brevettare neologismi blasfemi. Gli va tuttavia riconosciuto che almeno una domanda la solleva: in che mensa aveva mangiato chi ha scritto "I vivi non sono morti; i morti non sono vivi"?
MEMORABILE: L'utero asportato; L'esperimento di conversione eterosessuale (avrebbe fatto un figurone nell'ultimo Proia)
Nazisploitation molto contraddittorio; le consuete sciocchezze legate al genere sono sì abbondanti (Kurt, il gasatissimo Carrara, nudità infilate alla prima occasione buona...), ma traspare anche la volontà di far riflettere lo spettatore riportando alla memoria certi nefandi esperimenti realmente compiuti dai nazisti (sebbene alcuni di essi siano trasposti in modo assurdo). Sarebbe stato un lavoro arduo anche per un regista migliore e con abbondanza di mezzi. Calzanti le lugubri musiche di Alessandroni, Staccioli obiettivamente bravo ma predica nel deserto.
MEMORABILE: La colonna sonora di Alessandroni (non creata per il film, ma presa dal suo album "Angoscia" del 1975); Il test sugli omosessuali.
Se in Casa privata per le SS, girato lo stesso anno con parte del medesimo cast, Mattei puntava a Brass, qui incrementa esponenzialmente la percentuale orrifica spostandosi in territorio Edmonds: sebbene le kapò prosperose cedano qui lo scettro del sadismo a un mengeliano Staccioli, la combinazione di erotismo fumettistico e di torture mediche resta simile al modello canadese, fra bizzarrie da parodia e pretestuosi sottotesti di denuncia storica (specie durante l'incoerente terzo atto, che prende una strampalata piega drammatica). Il pauperismo della messinscena è comunque desolante.
MEMORABILE: Il trapianto di utero; La camera a gas; Il morto resuscitato dalla prostituta francese; Il tentativo di rinsavimento dei gay con focose stupratrici.
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L'efficace colonna sonora è stata firmata da Alessandro Alessandroni, ma a sorpresa e per diverse volte, si ode un pezzo musicale che sarà poi inserito anche ne Lo squartatore di New York (1982, Lucio Fulci).
HomevideoGestarsh99 • 23/04/14 19:23 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Nella copia italiana edita in vhs dalla Shendene mancherebbe un lungo prologo di 04:15 min. in cui i militari tedeschi caricano sulle loro camionette un gruppo di prigioniere ammassate alla stazione ferroviaria di Ravensbruck.
Questa parte è sicuramente presente nella versione olandese dalla Dvd Network intitolata Women's camp 119.
Chi possiede la vhs italiana sa dirmi se la scena manca effettivamente?
Gestarsh99 ebbe a dire: Nella copia italiana edita in vhs dalla Shendene mancherebbe un lungo prologo di 04:15 min. in cui i militari tedeschi caricano sulle loro camionette un gruppo di prigioniere ammassate alla stazione ferroviaria di Ravensbruck.
Questa parte è sicuramente presente nella versione olandese dalla Dvd Network intitolata Women's camp 119.
Chi possiede la vhs italiana sa dirmi se la scena manca effettivamente?
Falso, Gest
Controllato proprio ora la mia vhs Shendene (marchiata Nocturno)
Il prologo con i soldati tedeschi che caricano le deportate sui camion c'è (con un graduato che sbraita)
Il prologo dura esattamente (prima dei titoli di testa) ben 4 minuti e 13 secondi
Gestarsh99 ebbe a dire: Ah, bene, mi sembrava strano che Nocturno avesse pubblicato una versione monca.
Grazie della verifica, Buio :)
Di nulla, Gest
Se ho la vhs (come in questo caso) controllare non mi costa nulla
Preciso che non fà parte della collezione SEX AND VIOLENCE, ma uscì allegata con un numero di Nocturno che trattava, appunto, della naziexploitation (2001)
Prima dell'inizio del film esce una postilla che conferma che il film è rigorosamente integrale (con parti aggiunte da versioni estere)
Il film venne inizialmente presentato in commissione di censura nel 1976 con differente titolo (Lager femminile 119 sezione sperimentale) ed editing e respinto per offesa al buon costume. Ripresentato con tutt'altro montaggio e numerosi tagli, ottenne il nulla osta senza sforbiciate supplementari ma con tassativo divieto ai 18. In rete circola una versione che reintegra in lingua inglese tutti i passaggi tagliati dalla precedente edizione. Per la corposa lista di questi ultimi si rimanda alla consultazione de Visioni Proibite, Film vietati (dal 1969 a oggi), di Roberto Curti e Alessio Di Rocco, pagina 362.
L'efficace colonna sonora è stata firmata da Alessandro Alessandroni, ma a sorpresa e per diverse volte, si ode un pezzo musicale che sarà poi inserito anche ne Lo squartatore di New York (1982, Lucio Fulci).
I brani del film vengono tutti dall'album Angoscia del 1975.
Il brano Disperazione, riutilizzato da Fulci ne Lo squartatore di NY (nel momento in cui la Delli Colli apprende via radio "in che mani è"), viene qui usato a più riprese per commentare 5 passaggi: raccorda il momento di presentazione dei due dottori e il loro successivo assistere a una prova di trapianto dell'utero; accompagna il dialogo tra il prigioniero e David e quello tra David e Maria; contrappunta l'amplesso nella stalla/grotta per ricomparire infine nel sottofinale.