Tra i tanti (troppi) poliziotteschi girati in Italia negli Anni Settanta, questo NAPOLI SPARA! si distingue per un'estetica della violenza più caratterizzante del solito. Mario Caiano è regista di una certa qualità, sa mantenere alto il ritmo dell'azione e ci sorprende con particolari splatter ripresi con grande mestiere. Pensiamo ad esempio alla scena in cui una Seicento con a bordo un’incolpevole famigliola precipita da una scarpata a causa del solito inseguimento folle della polizia: Caiano non si limita a seguire da lontano il volo dell'auto, come fanno tutti, ma riprende l’abitacolo da pochi centimetri, mostrando la famigliola mentre sbatte sulle lamiere...Leggi tutto e perde sangue sul parabrezza fino al devastante impatto (con esplosione). E’ violenza gratuita, vero, però firmata con un inedito senso dello spettacolo. Caiano non si ferma di fronte a nulla: ci mostra l’evirazione di un carcerato, un calcio in pancia a una donna incinta (nella scena della rapina in apertura), la decapitazione (mediante filo di ferro teso tra due alberi) di un motociclista in corsa, linciaggi di massa e l'omicidio di un bambino. Per non parlare delle cruente sparatorie, dei proiettili che bucano le vittime schizzando sangue dappertutto. Sembrerebbe un perfetto film trash e invece la recitazione dei due protagonisti, Leonard Mann (alias Leonardo Manzella) ed Henry Silva è impeccabile, ricca di sfumature e ci consegna una delle più interessanti sfide poliziesche italiane. Un po' da sceneggiata napoletana le parentesi con lo scugnizzo Gennarino (già presente in NAPOLI VIOLENTA) e confusa la sceneggiatura. Peccato.
Altalenante e derivativo. Può vantare tuttavia qualche buona sequenza di inseguimenti e, soprattutto, l'evirazione di Adolfo Lastretti in carcere e la decapitazione di Massimo Vanni in motocicletta. Henry Silva è in ruolo cucito su misura per lui, mentre Leonard Mann non ha la faccia giusta per interpretare il poliziotto dai metodi spicci. L'epilogo è quasi da lacrima-movie.
Buona prova registica di Caiano (al solito) seppur alle prese con una storia non originalissima ma impreziosita dalla messa in scena cruda e violenta con due protagonisti, a parer mio, all'altezza dei ruoli. Bellissime al solito le ambientazioni napoletane arricchite dal folcloristico personaggio di Gennarino (già in Napoli Violenta di Lenzi). Insomma, un film spesso trascurato ma che non scende quasi mai di livello con belle sequenze di azione e qualche scena truce da ricordare (evirazione in carcere su tutte). Finale da Lacrima Movie.
Non sono un particolare estimatore del "poliziesco all'italiana" ma devo dire che questo "Napoli spara" si è rivelato meglio di quanto pensassi. La sceneggiatura non è certo un mostro di originalità e il personaggio di Gennarino dona un tocco di folklore evitabile (anche se simpatico), però Caiano dimostra di saper girare con un certo mestiere e Leonard Mann se la cava benino nel ruolo principale. Henry Silva ci regala la sua solita espresione, unica per tutto il film (anzi, per tutti i film da lui interpretati), ma è funzionale al personaggio.
Sarà Leonard Mann (al posto del più indicato Merli) che poco convince per via di quell'aspetto troppo "a modino"? Sarà la sceneggiatura, sviluppata per lo più con andamento soporifero per spiccare, solo a brevi momenti, verso l'azione? O forse sarà che di "Città Incazzate", armate e pronte a sparare ne abbiamo già viste tante, prima di Napoli? Certo la colpa non è di Caiano, che come regista svolge al meglio il suo mandato, ma il film figura tra i meno interessanti del filone poliziesco (italiano).
Discreto poliziesco italiano. Insolitamente violento (c'è un'evirazione piuttosto esplicita ma anche dell'altro) e abbastanza ben diretto; peccato solo per alcune scene molto imbarazzanti (quella del bambino sulla macchina, con l'immagine velocizzata, è trashissima). Discreto il cast, con due protagonisti convincenti. Piacevole.
Se deve essere considerato come sequel di Napoli violenta l'opera non è riuscita, dato che smorza ogni speranza che si dava. Nel caso in cui non lo fosse, si può giudicare discretamente anche se eccessivamente violento e con un cast non all'avanguardia. Henry Silva, strano a dirsi, è convincente, ma sono i luoghi e la trama a non esserlo. Inoltre il finale è un po' rocambolesco.
Lo si potrebbe considerare un sequel di Napoli violenta di Lenzi, soltanto che al posto dell'abile Maurizio Merli c'é il serio e prudente Leonard Mann (il quale se la cava altrettanto bene) e alla regia c'é Caiano. La storia è sempre la stessa, sono presenti le solite scene d'azione e sparatorie e quindi non delude affatto chi è fan del genere.
Seguito ideale di Napoli violenta di Umberto Lenzi. Qui manca il baffone per eccellenza: Maurizio Merli. La storia si svolge frettolosamente, pur avendo un suo filo logico. Non mancano scene ripugnanti e violente. Caiano si mostra regista di buone doti, ma Lenzi è un'altra cosa.
Bello. Al posto dell'incazzato e burbero Merli abbiamo il più posato e riflessivo Mann, ma non per questo si ha uno scarso risultato, anzi... Ci sono parecchia azione (inseguimenti, sparatorie, agguati), bellissime scene di rapine e il folkloristico personaggio di Gennarino sfortunato come al solito. Di motivi per vedere questo film ce ne sarebbero almeno 100...
MEMORABILE: "Volevo solo avvisare che quel poliziotto che vi ha fatto arrestare Santoro, ha perso 'a capa".
Poliziottesco non troppo riuscito che cerca di sfruttare, come si capisce sin dal titolo, l'enorme successo che ebbe Napoli Violenta di Lenzi, senza però riuscirci e senza eguagliare, sotto nessun punto di vista, i risultati del modello. La solfa, infatti, è sempre la stessa e per giunta non è cucinata e servita nemmeno troppo bene. Qualche bel momento non manca, ma alla fine a divertirsi di più saranno i cultori del genere ed i napoletani che potranno riconoscere molte strade della loro città.
Praticamente, una lunga e impervia battuta di caccia al cattivo Silva, che può contare su scagnozzi fidati e senza scrupoli. Il poliziotto che lo vuole arrestare è un po' troppo esagerato. Fa tutto: investiga, deduce, spara, picchia, mentre i colleghi vegetano; e nei ritagli di tempo cerca di educare all'onestà uno scugnizzo zoppo. L'azione c'è, la violenza pure (sanguinose sparatorie, una decapitazione...), ma in quanto a spessore ci siamo poco. Un poliziottesco come ne facevano tanti, che si tende a scordare in fretta. Il finale strappalacrima è forzato, ma resta vedibile.
MEMORABILE: Calcio in faccia a donna incinta, lasciata poi sul pavimento a contorcersi; Il frontale camion-500 (indovinate chi ha avuto la peggio).
Il film si distingue nell'universo del cinema di genere poliziesco italico per picchi di violenza e sadismo molto elevati, come la decapitazione del poliziotto in moto e l'evirazione del pedofilo in carcere. La lotta tra la legge e la malavita è sempre la stessa, ma Caiano è bravo nel proporcela con una regia grintosa e attenta, sfruttando bene quello splendido set a cielo aperto che è Napoli. L'atletico Mann riesce a farsi valere mentre Silva è il solito tronco che recita meccanicamente il copione. Si vedono Maurizio Mattioli e Ottaviano Dell'Acqua.
MEMORABILE: Gennarino che guida l'auto da corsa appena rubata.
Un gran bel poliziesco tirato, violento e con il finale da lacrimuccia (siamo pur sempre in territorio partenopeo). Violento sì, perché rispetto ad altri polizieschi (quelli alla Merli, tanto per dire) la violenza sale di livello visivo, soprattutto quando il povero Vanni perde 'a capa. Da rivalutare.
Caiano è un artigiano del Cinema, che tra luci ed ombre dirige un onesto prodotto commerciale. La solita violenza, con la pummarola in coppa? No, Caiano quasi se ne distacca con garbata onestà e la parentesi di "Gennarino" sembra una forzatura. L'interpretazione dei due attori protagonisti è superiore alla qualità del film e questo si vede, dal momento che il loro lavoro viaggia su di un altro binario; peccato, forse è il limite di "Napoli spara!".
Pseudo-sequel di Napoli violenta. Al posto di Merli troviamo Leo Manzella, con l'aria fintamente corrucciata e perennemente indaffarato nel tentare di dare spessore cassavetesiano al suo personaggio piatto e monodimensionale. Il suo compito è acchiappare uno scaltro capo gang, Henry Silva. Questi, dopo la convincente prova in Milano Odia, torna mestamente nei binari della sua routinaria marmoreità espressiva da moai rapanuense. Risibili forzature dialettali e l'inutile insert della caccia al pedofilo in un film diretto in modo frettoloso e svogliato.
MEMORABILE: La sequenza, totalmente avulsa dal contesto del film, della caccia al pedofilo, con conseguenti linciaggio ed evirazione carceraria...!
Film di genere che riprende il canovaccio di Napoli Violenta con un commissario diverso ma con Gennarino presente che studia da mariuoletto. Trama abbastanza lineare con un Silva guappo partenopeo poco credibile. Mann non è Merli, anche se viene messo nella pellicola un agente del tutto simile al grande Maurizio. Nella media.
Confuso, questo poliziottesco. Confuso, ma decisamente violento: sparge sangue innocente e non per tutta la sua durata, senza paura di mostrare e di risultare sgradito. Peccato per la faccia troppo pulita di Mann (che tuttavia sopperisce con modi abbastanza spicci) e per la sceneggiatura un po' "diluita".
MEMORABILE: La 500 che rotola giù nella sua innocenza e nel suo sangue e l'immagine finale
Si riconferma alla grande il duo Commissario Belli-Gennarino e le primizie richieste ad un poliziottesco ambientato a Napoli debordano da tutti i piatti di portata... Leggendaria la scena dell'auto con la famigliola sbattuta fuori senza tanti complimenti: prima dell'esplosione si vede bene il sangue sul parabrezza, ed eccellente Gennarino prima a fare il Sandro Munari, poi a togliere le castagne dal fuoco a Belli in netta difficoltà. Il neo: la scena della corda/ghigliottina non è magistrale come quella del film di Merighi, ma il genere è diverso.
Pessimo sequel di Napoli Violenta. Analizziamolo: plot inesistente, giusto un canovaccio tipo "commissario di ferro si mette alle calcagna di un supercattivo" e infatti il film è una sorta di collage di sequenze slegatissime tra loro (alcune di queste sono molto violente, giusto per pungolare gli spettatori e non farli cadere completamente tra le braccia di Morfeo), Manzella è una vera pippa, c'è il grande Henry Silva ma è sottoutilizzato e Gennarino (patetico personaggio messo li per fare simpatia e "colore locale") è da strangolare.
Terribile "sequel" di Napoli violenta affidato a un plot di una sguaiataggine piuttosto rara. Al posto del "carismatico" Merli subentra l'inespressivo Mann e il cambio si fa sentire, ma non è tutto... Forse consapevole della pochezza del soggetto, Caiano cerca di fare leva sulle facili emozioni del pubblico oscillando fra la violenza più truce con decapitazioni e mutilazioni e il folklore della sceneggiata napoletana. L'insieme procura un senso di irritazione e di fastidio. Henry Silva è il solito "gatto di marmo".
Sottoprodotto poliziottesco inqualificabile. È vero, la sequenza del camion che travolge la Seicento è ben fatta, ma la scena è del tutto priva di credibilità, girata com'è su una specie di superstrada evidentemente in costruzione e spacciata per normale strada statale. Un'inutile violenza si mescola a sequenze strappalacrime della più pura ovvietà. Silva è come sempre una statua di sale, doppiato in napoletano da Peppino Rinaldi. Mann sembra un ragazzino capitato lì per caso. Difficile fare peggio di così.
Un poliziottesco con voluminosi attributi. Inaspettatamente gore (vedi l'evirazione del pedofilo) e assolutamente violento, con stragi ovunque (la rapina al treno e quella all'azienda). Poi ci sono aspetti irrealistici, perché la polizia arriva sempre prestissimo, quasi sapesse già come muoversi. Il commissario è sempre pronto al suo posto. La storia del ragazzino è simpatica, anche se di nuovo andiamo un po' oltre (ma la guida con la Stratos è mitica). Comunque sia, stiamo trattando di uno di quei film tosti e cattivi come l'epoca al quale appartiene. ***
Contrariamente a quanto successo nell'eccellente Napoli violenta, qui la bella cornice napoletana fa da sfondo a una vicenda non troppo interessante; forse la scelta degli attori è sbagliata (a parte il sempre granitico Silva), ma resta il fatto che la sceneggiatura e lo svolgimento tendono troppo spesso a perdere di mordente, nonostante una dose di violenza piuttosto evidente; un peccato, perchè Caiano in altre sedi ha dato prova di poter fare dei buoni lavori. Si lascia vedere, ma non appassiona più di tanto. Occasione sprecata.
Incerto, senza una direzione precisa: la musica va dal riciclo del tema di inseguimento (La polizia incrimina, Roma violenta) a tristi melodie jazzate; analogamente la "trama" oscilla tra i siparietti umoristici (il furto della Lancia Stratos) e episodi violentissimi (l'evirazione del pedofilo). Leonard Mann (con impermeabile e sigaro in bocca) meno peggio del solito, Silva fisso come non mai. Ripresa (in chiave drammatica) dello scugnizzo Gennarino apparso accanto a Merli in Napoli violenta (di cui il film è uno pseudosequel dichiarato).
MEMORABILE: Il pedofilo (Lastretti) evirato in carcere, episodio che tra l'altro costituisce una parentesi incomprensibile.
Mario Caiano è regista che sa fare bene il suo lavoro e difficilmente sbaglia un colpo. Questo film ne è la dimostrazione, perché tutto funziona in maniera discreta senza raggiungere picchi di qualità incredibile. Quello che viene a mancare totalmente è l'originalità, e obiettivamente non si riesce a trovare un motivo per cui questo "Napoli spara!" debba essere ricordato maggiormente rispetto a tutti gli altri poliziotteschi del periodo. La figura di Gennarino poteva essere sfruttata meglio.
Poliziottesco non disprezzabile nella forma e nei contenuti ma non privo di difetti, a cominciare da Leonard Mann, troppo giovane e lontano anni luce dal carisma di Merli. Al solito perfetto in questi ruoli la sfinge Silva, impenetrabile. Notevole il tasso di violenza, fatto non isolato nei film dell'epoca. Curioso il personaggio di Gennarino che vive il suo film nel film, anzi la sua storia, che cominciava in Napoli violenta, troverà qui una sua continuazione, dando anche quel tocco popolare alla pellicola. **!
MEMORABILE: La Seicento investita dal camion; La "cura" contro la pedofilia; Il finale.
Film che rimarca vizi e virtù del cinema di Caiano, regista "sempre teso" all'azione e alla vigoria stilistica, i cui lavori però tendono inesorabilmente a una anodinità capace di renderli delebilissimi pure per la memoria breve. Così se come prodotto cotto e mangiato l'apocrifo sequel di Napoli violenta "termodinamicamente" funziona, facendo registrare una robusta dose di violenza e un confronto drammaturgico interessante tra i pur monocordi Mann/Silva, ad appiattire il risultato fino allo sciapo sono raccordi bozzettistici e caratterizzazioni sbiadite.
Tardo poliziottesco di Caiano che paga il pegno alla sceneggiata napoletana. Ma il pur efficace Henry Silva riesce a essere meno espressivo di Mario Merola, il che è tutto dire. Il commissario Leonard Mann si dimentica subito. Gennarino, l'anello di giunzione con Napoli violenta, è in questo contesto quasi detestabile. La sceneggiatura latita, la regia si limita al minimo sindacale e le musiche sono invadenti. Si spara molto e ci sono inseguimenti spettacolari. Chi si accontenta, gode.
Sull’onda del successo di uno dei migliori poliziotteschi italiani, Napoli spara questo presenta: su una trama invero scheletrica, momenti cinetici di facile acchiappo, a volte nel folclore partenopeo. La prima parte scivola bene, nel prosieguo si rallenta a favore di un minimo di tratteggio delle figure. Resta però la pochezza degli interpreti, sui quali si erge facilmente Silva mentre Mann è sopra le righe (isterico); impalpabile Blynn, con funzione meramente ornamentale (clone di Merli...). Nel genere c’è di peggio.
MEMORABILE: L'incredibile, spietato camionista che stermina come mosche un'intera famiglia.
Sequel apocrifo di uno dei polizieschi italiani di maggior successo, deve fare i conti con una sceneggiatura più esile e un cast meno incisivo (per quanto volenteroso, Mann è ben lontano dal carisma di Merli), ma la regia di Caiano è notevole e in grado di regalare alcune scene di azione e violenza tra le più crude e spettacolari dell'intero filone. Le inevitabili concessioni al folklore partenopeo (il solito Gennarino) si spengono in un finale tristemente tipico: la legge vince, ma a un prezzo altissimo. Da amante del genere, lo apprezzo.
MEMORABILE: Il prologo; L'assalto al treno; La rapina alla fabbrica e il successivo inseguimento; La decapitazione; La castrazione del pedofilo; Il finale.
Senza dover fare alcun confronto con Napoli violenta, il film non è affatto male. Gioca molto il fatto che si tende a dare per scontato - e quindi pwe accettato - che in film del genere certe cose ci debbano essere per forza, l'importante è che siano ben equilibrate e rimangano in un ambito "decoroso". È questo che si trova in Napoli spara! Le sequenze d'azione, poi, sono veramente ben fatte. Giusto folclore Gennarino.
Film a due velocità: da un lato la più o meno convincente lotta del bene contro il male, peraltro ricca di buona azione (anche se il commissario Mann e il camorrista Silva non sembrano adatti e funzionali al contesto partenopeo), dall'altro il siparietto folcloristico di Gennarino - tipico dei film con Napoli nel titolo - che qui raggiunge livelli ridicoli (vedi il bimbo, claudicante, che guida una Lancia Stratos e un'Alfa 2000 come se fosse un Senna qualunque).
Le scene iniziali della rapina in banca farebbero sperare in un poliziesco di notevole crudeltà, anche se poi col passare dei minuti la pellicola rientra nei canoni tradizionali del genere cui appartiene. Mann nei panni del commissario Belli non convince come invece Silva nei panni del cattivo; sempre simpatico Gennarino già presente nel cast del film di Lenzi. Tra i poliziotti Massimo Vanni, futuro Gargiulo dei film con Milian. Tutto sommato, pur senza eccellere, una discreta pellicola.
MEMORABILE: La rapina in banca; La corsa con la Lancia Stratos.
Un buon poliziesco con una storia ordinaria ma capace di stimolare la curiosità e intrattenere senza annoiare eccessivamente. Henry Silva ha il viso giusto per impersonare il criminale cinico e farabutto, a discapito del commissario rivale poco carismatico. Forse il personaggio del piccolo Gennarino è un po' banale e avulso dalla storia, ma almeno incide poco. Da non scartare a priori.
Sulla scia di Napoli violenta esce questo sequel dove il commissario Belli (Leonard Mann) è il sostituto del commissario Betti, interpretato da Maurizio Merli nel film di Lenzi. Ma la vera ciliegina sulla torta è rappresentata da Jeff Blynn, che nel ruolo di Guidi, l'aiutante in campo tassista del commissario, presenta un'incredibile rassomiglianza col Maurizio Nazionale. Film rappezzato alla meno peggio con l'unico scopo si fare cassetta e in cui l'unico a salvarsi è Henry Silva.
Pur derivando pesantemente da Napoli violenta, il film di Caiano si distingue per il contrasto tra lacrimose concessioni alla sceneggiata e momenti di ferocia gratuita. Il risultato è piuttosto raffazzonato, con scene che sembrano slegate dalla trama, ma l’intreccio, sia pure sfilacciato, è incalzante. Recitazione decorosa, anche se Mann sembra più un travet che un commissario. Blynn ha i baffi di Merli senza averne la grinta e Silva, come al solito, ha l’occhio spento e il viso di cemento.
MEMORABILE: La 600 nella scarpata; Gennarino al volante della Lancia Stratos; Vanni perde ‘a capa; La cruenta “rieducazione” del pedofilo.
Filmino senza sorprese o particolari impennate. La paresi mimica di Silva, qualche inseguimento e una scazzottata ben girata animano appena uno svolgimento prevedibile e piatto a cui contribuisce Leonard Mann, uno degli uomini d'ordine più loffi della storia del poliziottesco. Insopportabile il personaggio di Gennarino: l'ultima battuta, però, lo riscatta un poco.
Il vero valore aggiunto di questo film è senza ombra di dubbio la presenza dell'inossidabile Henry Silva nella parte del malavitoso, mentre il resto del cast non è all'altezza dei poliziotteschi all'italiana più famosi. Il film si contraddistingue per una melodrammaticità di fondo che sembra voler accentuare ancor di più se possibile l'ambientazione partenopea. Si passa da momenti di azione molto buoni ad altri di stanca totale. Niente di che.
Sorta di seguito di Napoli violenta (viene citato anche il commissario Betti, interpretato nel capostipite da Maurizio Merli). Azione e violenza sono assicurati dalla consueta formula del poliziottesco italico di quegli anni. Mann funziona bene, senza avere il carisma di alcuni suoi predecessori nel genere. Quello che alla fine disturba è l'evidente povertà di mezzi, con squallide location secondarie, autostrade in costruzione e girato in tutta fretta in giornate nuvolose non certo affascinanti. Molto buone le musiche.
Napoli spara, eccome se spara! Tra mammasantissime, finti poliziotti, veri delinquenti, pedofili e altre delizie, uno squarcio nel ventre putrido di una città raccontata più per luoghi comuni che altro. L'inseguimento del potente e temuto Santoro s'accartoccia ingoiando una storia come mille altre e con un finale che più fintamente strappalacrime (oltre che prevedibile) non si poteva.
MEMORABILE: La scena del linciaggio che termina in evirazione...
Il film è una sorta di spin-off della trilogia del Commissario Betti con Mann che prende il posto di Merli e per la presenza del piccolo Deda nella parte del ladruncolo Gennarino. Il glaciale Silva è l'imprendibile criminale Santoro che quando lascerà sul selciato una vittima innocente scatenerà la vendetta del commissario di ferro. Napoli è una città perfetta per il poliziesco nostrano anni '70: qui, nella sua versione invernale, appare ancora più cupa e scenario perfetto per sangue, sparatorie e inseguimenti. Promosso.
C'è Betti, c'è Gennarino zoppo, c'è Napoli: a tutti gli effetti vuol'essere il seguito di Napoli violenta. Eppure diversi sono gli esiti: da un lato le scene d'azione sono anche buone, la trama è sempre costituita da episodi sulla storia principale, ma a mancare è tutto il resto. Il cast innanzitutto: mancano molte facce note e quelle subentranti lasciano a desiderare, specialmente nei ruoli top: l'eredità di Merli è divisa tra chi per ruolo (Mann) e chi per aspetto fisico (Blynn) senza in due farne uno. La Galli è qui sprecata. Napoli piovosa.
Pseudo seguito del masterpiece lenziano, ma il confronto è abbastanza impietoso: il trio di protagonisti (Mann, Silva e Blynn) è abbastanza incolore e messo insieme non vale il carismatico Merli, le musiche di De Masi pagano dazio a quelle di Micalizzi. Consapevole di ciò Caiano decide di puntare tutto, con buoni risultati, su una violenza esasperata e insistita, firmando una delle pellicole più crudeli del genere con almeno tre o quattro sequenze esemplari, da questo punto di vista. A mitigare il quadro le sequenze con l'orfanello Gennarino, che però stancano abbastanza presto.
MEMORABILE: La 600 che vola nella scarpata; Il gratuito nudo integrale di Kirsten Gille; Il duello finale alla stazione.
La storia è altalenante, spesso statica e poco interessante. Le scene d'azione sono efficaci, anche se non originalissime. Ottima la rapina iniziale iperviolenta. Alcuni passaggi sono piuttosto "cringe" (si veda la scalata sull'autocisterna). Mann è qui poco in forma e poco carismatico, Silva una sicurezza mentre Gennarino è particolarmente insopportabile nelle sue gag da scugnizzo. Nella media.
Il film suscita sensazioni opposte: da un lato ci sono Mario Caiano, che sa come vanno girate le scene d'azione e quindi rende piacevoli i momenti più decisamente action, e Henry Silva, che con quella faccia è un cattivo veramente perfetto. Dall'altra c'è Leonardo Manzella che come commissario è un po' troppo per bene, soprattutto visto il ruolo che gli tocca. Però il film si fa vedere con piacere.
Lavoro tutto sommato dignitoso di Caiano, che sfrutta l'onda lunga di Lenzi (da commissario Betti a Belli cambia appena la doppia consonante). Punto di forza della pellicola è la caleidoscopica e fracassona ambientazione partenopea, unitamente alle scene d'azione, ben girate. Mann non ha tanto il physique du rôle del commissario, ma almeno c'è il buon Henry Silva, che con la sua faccia di bronzo fa sempre il suo dovere.
MEMORABILE: La decapitazione del poliziotto/spia e l'evirazione di Lastretti.
Può piacere o no, ma una cosa è certa: non si ci annoia, in un sequela di scene di autentica violenza come pochi film di genere hanno saputo esprimere; si può rimpiangere solo il protagonista in impermeabile, che si addice più a un telefilm olandese che non alla "spietata" Napoli. Peccato per alcune macchiette (vedi il bambino che guida senza arrivare ai pedali e addirittura salva il commissario dagli uomini di Santoro). Il contorno anche se appare scontato non lo è, come la scena del filo ghigliottina con successiva rivendicazione o quella della famiglia giù dal burrone.
MEMORABILE: Nel bar al telefono: "Pronto volevo avvertire che l'uomo che ha fatto arrestare Santoro ha perso a capa!".
Il film sfrutta abbastanza bene le location partenopee ma in fondo non offre molto di nuovo; comunque discretamente avvincente nei momenti "action" (con puntate di trucidume), ma davvero fastidiose le parentesi di Gennarino (che vorrebbero essere alleggerimenti ironici ma francamente fanno calare non poco il tutto), che qui guida addirittura un bolide... Mann(zella) valorizzato da Barbetti, Silva sempre un buon fetente. Qualche scena merita di essere ricordata (l'inseguimento del bastardissimo camionista, la fine di Vanni).
MEMORABILE: L'inseguimento dell'autocisterna killer che tanto per cambiare devasta una famigliola in auto; Vanni perde la testa; Lastretti pedofilo.
Il film scorre via bene, ci si diverte pure, nonostante una bella dose di violenza, che in certi casi nulla c'entra con la trama, come quando è in scena un sudicio Lastretti. Non convince appieno Mann, forse un Cassinelli sarebbe stato meglio. Benino Silva, ma avrebbe potuto osare di più. A tratti si scade nel trash (il furto dell'auto da parte di Gennarino o lui stesso che "salva" Mann dagli uomini del boss). Finale cosi strappalacrime da suscitare quasi l'effetto contrario.
MEMORABILE: Vanni perde "a'capa"; Lastretti in carcere; La Seicento bianca.
Trova il suo posto nel filone poliziottesco grazie alla regia spigliata di Caiano, non sempre fluida ma capace di assemblare alcune particolarità e mantenere un buon ritmo generale. Come interpreti ci sono alti e bassi, con alcuni caratteristi già collaudati e un Saxon che per esigenze di copione deve fare qualche espressione diversa dal solito. All'attivo dell'azione niente male (la rapina al treno, l'inseguimento in autostrda, Gennarino pilota di F1) e un nudo di tutto rispetto. Meno bene come ironia e per la scena dell'evirazione.
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Nel cast aggiungerei Ottorino Polentini, fa la parte di Salvatore, che insieme a "Enrico 'O longo"(Ottaviano Dell'Acqua) fa la telefonata in questura dove annuncia che "quel poliziotto che vi ha fatto arrestare Santoro, ha perso a capa"
DiscussioneZender • 11/09/21 07:54 Capo scrivano - 47726 interventi
Hai un bel primo piano o quasi dell'attore che lo mettiamo anche nelle facce, a questo punto? Da questo o dall'altro film, quello che si vede meglio
Molto deludente l'edizione uscita per la Cult Media, sia per la qualità video, sia per il fatto che la versione è abbondantemente tagliata.
La durata del DVD è di 1h 21m 55 s.
Extra: scene tagliate e galleria fotografica.
Tra le scene tagliate mancano comunque alcune sequenze con protagonista Lastretti in carcere. Se la memoria non mi inganna, oltretutto, mi pare che queste scene siano presenti nella versione televisiva che passava su Mediaset.