Scanners III - Film (1991)

Pur sfruttanto il successo del primo capitolo ed essendo stato girato back to back con il pessimo predecessore, Scanner III risulta tutto sommato godevole, sia per la presenza della fascinosa (e tenebrosa) polacca Liliana Komorowska, sia per la buona prestazione - in generale - offerta dagli attori. Pur blando c'è pure un riferimento al condizionamento dei media (la TV in particolare) ed il lato femminista impone, al film, un taglio inusuale e moderno. Non siamo certo di fronte ad un film memorabile (è infatti dimenticato un pò ovunque), ma nemmeno a qualcosa di inguardabile.

Due al prezzo di uno? Perché no, deve essersi detto il regista Dugay. E così dopo il secondo capitolo, in un anno insiste e raddoppia, sfornando un terzo capitolo che ormai non ha più alcun contatto, già labile precedentemente, con la pellicola cronenberghiana. Brutto e sconclusionato. Da noi è uscito solo in video.

Girato dal regista del precedente, che pur non essendo certo un capolavoro risultava comunque godibile e ben fatto. Per quest'ultimo sequel però Duguay decide di mettere la moglie come interprete principale, responsabile di una performance troppo sopra le righe; non va meglio con lo stoccafisso Parrish. Inoltre lo script lascia a desiderare, accumulando clichè e continue cadute nel ridicolo involontario, rendendo l'insieme troppo spesso caricaturale e improbabile. Il mestiere del regista assicura un discreto ritmo, tuttavia è pura serie B.

Non è neanche lontanamente ipotizzabile cercare qualche legame con il passato perché sarebbe a dir poco azzardato. La trilogia, infatti, si chiude nel peggiore dei modi scivolando in più di un’occasione nel ridicolo e riducendo il tutto a un giocattolo con cui Duguay sembra divertirsi quel tanto che basta. Non bisogna dimenticare di citare la noia che scaturisce da una sceneggiatura poverissima e monocorde ulteriormente martoriata da attori non proprio brillanti. Di teste che esplodono, poi, non se può più. Se ne poteva fare a meno.

Dopo il secondo capitolo torna Duguay al posto di guida, ma i toni si fanno nettamente più fumettistici: abbiamo una super-sexy-villainess (la bella Liliana Komorowska, moglie del regista) con tanto di risataccia malvagia, un variegato assortimento di scagnozzi cattivi (dal tipetto sadico con voce stridula all'infermiera siliconata), piani di conquista del mondo e un protagonista-bamboccio in vena di spiritualità orientale. Insomma, la serietà si è persa per strada, ma grazie a qualche grottescheria effettistica e a un buon ritmo ci si riesce ancora a divertire. Onestamente mediocre.