Una vita da sballo - Film (1993)

Commedia dalle forti tinte erotiche diretta non male dalla coppia Grassia/Cozzolino. Gli attori più che nella recitazione si dilettano nelle loro vere arti: Claudio Daniele nelle danze, Alex Damiani nella canzone e il cast femminile... nella sensualità. Curiosamente Vallone compare pochissimo, il film è una commedia intermezzata da scene erotiche, i dialoghi sono quelli che sono, così pure le scarne ambientazioni. Eppure non così brutto (ai tempi si fece di molto peggio).

Non è un erotico, non è un giovanilistico, non è un film alla Flashdance. Grassia non sa assolutamente cosa mettere in scena (e si vede!), preparando il pubblico ad una accozzaglia di scene senza senso, tra lunghe inquadrature inutili, come quelle in discoteca. Stavolta il regista inquadra coscientemente il nulla. Il tutto annaffiato con una bella bottiglia di Grappone..

E allora? Sorge spontanea questa domanda, dopo la visione di questo ibrido difficilmente inquadrabile (erotico? commedia? film giovanile?) e digeribile. Il cast maschile se la cavicchia ma le donne recitano male e Grassia è costretto a far metraggio con lunghe panoramiche su Riccione. Ancore più interminabili le lunghe scene ambientate in discoteca. Il soggetto è molto esile: poteva uscirne un breve cortometraggio. Manca davvero tutto, a questo film in cui sembra quasi che il sesso insistito sia in funzione dell'invisibile trama.

Uno dei peggiori film italiani mai girati. Sciatto, senza uno straccio di regia o di fotografia semi-seria. Spottone pubblicitario alla famosa discoteca Pascià di Riccione con inutile scena di ballo a ritmo di rock della durata di minuti cinque (ma quando mai!). Girato sempre a Riccione in inverno con poca gente in giro e cielo perennemente plumbeo, qualche scena erotica buttata lì e la presenza del grande Vallone, specialista del genere. Invedibile.

Agghiacciante Grassia-movie del suo periodo soft-core, consigliatissimo ai trashofili accaniti per la quantità di brutture imperdibili. Scene di sesso noiosissime e tutte uguali, balletti interminabili, protagonisti inguardabili, canzoni inascoltabili, location e scenografie di una tristezza unica, recitazione tremenda... Girato in una Riccione autunnale desolatissima e probabilmente sponsorizzato da un paio di hotel, una discoteca e dal micidiale liquore "Grappone". Della serie "se non lo vedi non ci credi", ma si ride parecchio.

Del periodo soft-core di Ninì Grassia, uno degli esempi meno incisivi e forse tra i più noiosi. Una specie di Flashdance (o qualcosa di simile) nella consueta riviera adriatica autunnale di mille altre operazioni analoghe a low budget di quegli anni, infarcito da qualche scena di sesso gratuita (con micidiali mutande indossate, off course). La musica anni Ottanta è completamente avulsa dal contesto di quel periodo (allora impazzavano la techno e la dance). Il film si "salva" solo per qualche memorabile scena trash e per la bellezza delle attrici.

Squallore a profusione in questo capolavoro trash firmato dall'esperto "antiesteta" Grassia. Ambientato in bassa stagione tra hotel a due stelle e discoteche dall'arredamento kitch, è una sorta di hard musicale senza il piatto forte degli hard. Le scene dei finti amplessi raggiungono durate da guinness dei primati, i numeri (canzoni, balletti) sono ora ridicoli ora raccapriccianti. I dialoghi sembrano scritti da un'adolescente. Come reperto per filologi dell'inguardabile, però, è ottimo.