Sporche vicissitudini di una fresca sposina e un depravato suocero/satrapo. Pinku-eiga che epitoma succintamente il rigido patriarcato feudale della società nipponica: la donna inquadrata come pronuba servitrice, cavia sessuale e geisha subordinata alle volizioni del maschio istituzionale. Forbitamente schematico nella rappresentazione formale (almeno per la prima mezz'ora), in sostanza e contenuto va anche oltre le rozzezze pornografiche del suo cruciale battistrada americano, infilzando come uno spiedo abusi, voyeurismo, perversioni e morbosi trapianti faringo-clitoridei. Giappone che vai...
MEMORABILE: L'aberrante operazione (quasi tutta fuori campo) cui viene sottoposta la narcotizzata protagonista: clitoridectomia e successivo reinnesto orale (!!!)
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Un film del genere è a tutti gli effetti inconcepibile al di fuori dei confini giapponesi (sia passati che odierni).
Nei '70 qui in Italia abbiamo avuto opere estreme come Salò, Cannibal holocaust e Maladolescenza ma si tratta di pellicole in cui la violenza insopportabile è strumento di denuncia metaforica di una certa indole umana (i primi due titoli) e in cui l'erotismo è mezzo disincantato con cui caratterizzare fiabe nere sulla fanciullezza perduta (il terzo titolo).
In questo film invece violenza ed erotismo perverso sono semplici normalità quotidiane da recepire senza troppe lamentele nè masturbazioni etiche.
Il Deep throat di Gerard Damiano serve al regista Mukai solo da pretesto per sfoggiare in tutta libertà lo spirito sadico, malato e prevaricatore del sesso forte nipponico.
A differenza della collega d'oltreoceano Linda Lovelace, la protagonista (Kumi Taguchi) non ha la "fortuna" di possedere già per natura un organo del piacere nell'ugola, e quindi quale miglior occasione per srotolare appieno tutte le deviate escogitazioni mediche delle menti sollevantine: l'unico rimedio risolutivo è un bel trapiantino sommario di clitoride dal basso ventre all'alto esofago!
A leggere l'assurda trama potrebbe tornare alla mente qualche goliardico trapianto-movie alla Steno-Tarantini, ma in questo film non c'è nulla di comico o scherzoso: tutto è mortalmente serio e rigoroso.
L'unico magro sollievo per l'inorridito e stupefatto spettatore europeo è il finale all'insegna della "reversibilità" rose e fiori. Un digestivo parziale ma rasserenante.
MusicheGestarsh99 • 30/07/14 19:28 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Il capolavoro classico che accompagna angosciosamente il primo incontro conviviale tra la sposina e il demoniaco suocero:
Essendo una produzione giapponese (dove l'hard è tutt'oggi proibito e appare, al limite, pixellato) direi che sia da escludere. Poi Gest confermerà o smentirà...
Il film in questione tra l'altro è tecnicamente bandito dal nostro paese (bocciato in censura sia in prima che in seconda istanza). Non saprei se poi clandestinamente sia uscito...
Zender ebbe a dire: Siamo sicuri che non è un hard, Gest?
Assolutamente soft, Zender, parliamo di un pinku anni '70 tra l'altro.
La copia in lingua tedesca da me visionata mostra tutt'al più solo qualche seno fugace.
Deepred89 ebbe a dire: Essendo una produzione giapponese (dove l'hard è tutt'oggi proibito e appare, al limite, pixellato) direi che sia da escludere. Poi Gest confermerà o smentirà...
Pensa che anche l'orribile operazione chirurgica è fuori campo.
DiscussioneZender • 1/08/14 07:42 Capo scrivano - 47802 interventi
Beh, ma il punto non è tanto che la tua copia (che potrebbe essere stata privata appositamente delle parti hard) sia soft, quanto se in origine era nato hard. Comunque par di capire di no.