Tra le pagine della pazzia - Film (2018)

Una donna, leggendo un libro di auto-aiuto, si convince che è arrivato il momento di divorziare. Lo annuncia al marito ma quello non la prende bene e la fucila, sparandosi a sua volta. Stacco. Titoli ed eccola qui, l'autrice del libro, Lorna Sisco (Whelan), alla presentazione del suo ultimo best-seller. Firma autografi, anche a una blogger acida, poi torna a casa con il suo nuovo compagno di vita (Hutch) e lì ritrova Mark (Mack), il figlio diciassettenne, chiuso in camera con la fidanzatina (McCormick). Un quadretto di vita familiare felice, interrotto dall'entrata in scena dell'ambigua Mallory (Rickards), ragazzotta in carne dal fascino perverso che subito abbindola Mark promettendogli...Leggi tutto mari e monti (di Venere). Lui, abituato ai rifiuti della più casta Bridget, ci casca mani e piedi finendo presto in conflitto con sua madre. Quali interessi ha Mallory, che si dice grande fan di Lorna e dei suoi libri, di rovinare tanta armonia familiare? Non ci si stupisca troppo, intanto: il suo squadrare tutti con malizia, vezzeggiando la mamma e seducendone il figlio, è in fondo il tipico atteggiamento dello stalker da thriller televisivo, che non sai mai come prendere e che ovviamente sembra sempre il massimo della cortesia, sulle prime. E' solo poi che ci si accorge quanto le sue intenzioni non siano certo amichevoli. Lorna e il suo uomo (lei col voluminoso petto in evidenza, lui che gira per casa costantemente seminudo esibendo il torace tornito) discutono: la prima non vuole apparire troppo opprimente col figlio, il secondo le strizza l'occhio come a dire “sappiamo bene perché Mark ha mollato Bridget per mettersi con Mallory”. E dal momento che il canovaccio è quello di cento altri tv-movie in tema, non resta che aggrapparsi alla recitazione delle donne in scena. Solo loro perché gli uomini, una volta di più, ci fan la parte degli inutili soprammobili; magari non del tutto tarati mentalmente ma certo non svegli, nella migliore delle ipotesi prede da piegare ai voleri della femmina dominante. Verrebbe ad esempio voglia di tirare due sani ceffoni, al figlio irretito: “E dai, possibile che tu non capisca come ti stia usando?”. Perché va bene il sesso, ma un minimo di ragionamento in più su come tu ti stia autodistruggendo... Per fortuna le vere protagoniste, ovvero Nicky Whelan e Ashley Rickards (rispettivamente la buona e la cattiva), funzionano entrambe e il rapporto costantemente teso tra le due diventa l'unico vero sale del film, con la prima che prova a controllarsi e la seconda che spinge ogni volta un po' più oltre l'apparentemente incomprensibile desiderio di distruggere ogni certezza nella vita dell'altra. Sam Irvin, che la sua esperienza in ambito thriller ce l'ha, fa quel che può ed è già qualcosa: il ritmo c'è, la direzione del cast è discreta e, al di là di una prevedibilità ovvia, di un'esposizione di fisici palestrati oltre la soglia della casualità, di una serie di ingenuità e di scene imbarazzanti o inutili (l'epilogo in piscina è rabbrividente, da non crederci, il drone che spia al lungo è invece il tipico esempio di riempitivo), il film si lascia anche vedere. Magari solo per gli occhi dolci e la partecipazione emotiva della Whelan...

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