Checco Zalone: amore + IVA - Spettacolo teatrale (2023)

Dall'arena di Verona uno spettacolo di un paio d'ore con Checco Zalone a vestire i panni di diversi personaggi e a monologare su temi a lui da sempre vicini, anche se parzialmente privati della corrosività di un tempo, dovendo in qualche modo venire a patti con il politically correct che avanza. Naturalmente Zalone dovrebbe snaturarsi del tutto, per adeguarsi ai tempi, e per fortuna non lo fa, mantenendo la sana voglia di scherzare senza frenare troppo. A lasciare semmai un po' sorpresi in negativo è la qualità degli sketch, meno efficaci dello sperato. E se il tema che li lega dovrebbe essere l'amore (e l'IVA, agganciata fin da subito a quei lavoratori professionisti...Leggi tutto che non la pagano e ai quali il nostro dedica le prime frecciate), non si può dire che appaia sempre così centrale.

Nei panni di un bimbo dell'orfanotrofio di Predappio (e si può immaginare di quali tendenze ideologiche), Checco riceve la visita di due diverse coppie (che sempre lui interpreta) intenzionate ad adottarlo: una tradizionale, molisana, e una "arcobaleno". Poche idee, una fiacca replica del Duce in versione mignon e un finale scarso prima di passare alla prima "imitazione": Zalone si trasforma nel maestro Riccardo Muti e scherza, ma di nuovo si capisce come il materiale davvero valido su cui si regge lo sketch non sia sufficiente a tirarla troppo in lungo. Stessa sensazione che si ha (ampliata) nella successiva imitazione, questa volta di un Vasco Rossi invecchiato che gioca sugli esami del sangue, la transaminasi e altre tipiche gag (di scarsa presa) sulla terza età.

Accompagnato sul palco da Alice Grasso - cantante e attrice che lo spalleggia con ottima professionalità - Zalone continua a privilegiare nella prima parte le parti recitate a quelle cantate, passando a celebrare il bidet assente nei bagni francesi (un vero topos della comicità made in Italy). E' però anche in questo frangente che si nota quanto le canzoni “allegate” surclassino come inventiva e genialità (almeno in questo spettacolo) i testi "cabarettistici". Altro mix tra musica e comicità con il trapper Ragady che si esibisce con l'autotune, quindi un divertente monologo sull'immigrazione clandestina. Dopo un breve collegamento via monitor col conterraneo Antonio Cassano, il nostro riparte a prendere di mira le star spiegando come abbia provato a vendere una sua canzone a Celentano e Mina, che l'avrebbero purtroppo mandato a quel paese. Immaginabile, visto che il testo interpretato in veste celentanesca insieme alla Grasso in versione Mina è una sfacciata celebrazione dell'arteriosclerosi...

Si porta poi in scena una versione in dialetto calabrese di una sorta di Cenerentola "brasiliana" che offre poco, al di là dello spunto buffo, per poi passare alla stessa imitazione di Putin con la quale Zalone aveva aperto (ringraziando gli italiani che gli hanno dedicato addirittura un città in Puglia, Putignano). Mescolando russo (con traduttrice a fianco) e pugliese, Checco azzecca forse i momenti migliori prima di dare il via a una riproposizione parziale dei successi musicali che l'hanno reso celebre: da "Gli uomini sessuali" a "Poco ricco", da "Angela" alla ripresa di Tiziano Ferro fino all'esilarante "Samba senza culo" è il trionfo dello Zalone-style ed è un peccato che i pezzi vengano spesso accorciati o lasciati cantare dal pubblico: sono le parti migliori, semplicemente impagabili e uniche!

La forza di Zalone resta la capacità di apparire scorretto aggirando le barriere grazie a una falsa ingenuità che lo scusa, ma naturalmente non basta questo a salvare la modesta qualità dei testi che in questo caso inficia la godibilità dello spettacolo (anche se poi il successo non manca mai, a testimonianza del meritato affetto di cui il nostro gode). Simpatica ma un po' prevedibile l'introduzione con Cesara Buonamici al TG5 e l'annuncio del ritiro di Checco dalle scene. Sui titoli di coda la produzione (geniale) dichiara che durante la tournée l'Artista non è stato soggetto a maltrattamenti...

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