Tre insipidi episodi alternati che s'intrecciano giusto nell'ultima scena e molto marginalmente. Il tema comune è quello della casa: per motivi diversi manca a tutte le tre giovani coppie protagoniste, che ambirebbero a una loro indipendenza. L'ex-carcerato (Leo) vorrebbe andarci a vivere con la ragazza di cui s'è innamorato (Ambra), il gay (Vaporidis) con la madre stonata (De Sio) lo sogna come nido d'amore per lui e il suo fresco compagno poliziotto (Reggiani), la figlia (Catania) dell'imprenditore corrotto per viverci col bel figlio di papà che l'amica chiama "bambolotto" (Forges Davanzati). Spunti labili che faticano a trovare una loro dimensione, retti in qualche modo dalle diverse interpretazioni...Leggi tutto di un cast assortito se non altro con una certa coerenza. Nella poco tenera storia omosessuale Vaporidis appare un po' più spigliato dell'inamidato Reggiani, che gli fa chiaramente da spalla quando a rubar loro la scena non c'è una De Sio piuttosto inedita come madre del primo: si fa le canne, odia la polizia (per questo l'amico del figlio è costretto a fingersi ferroviere), affitta un appartamento a extracomunitari di cui poco si fida e si professa moderna ed emancipata. Con lei sul set qualcosa si muove, perché per il resto i due piccioncini non convincono granché, nemmeno quando è il momento di lasciarsi andare a effusioni e velati approcci sessuali. D'altra parte nel film trombano un po' tutti a cominciare dalle primissime scene, in cui Ambra e Leo ci danno dentro in macchina. Loro due funzionano un po' meglio; soprattutto lui, che con la sua caratteristica recitazione dimessa dona un po' di naturalezza a un film che ne avrebbe un gran bisogno. Senza un tetto sotto cui stare i due finiscono a convivere nella casa di un amico di lei (Fassari), senza sapere bene dove sbattere la testa. Più tradizionale l'incontro tra i due figli di papà, rampolli della ricca borghesia romana che giocano a rincorrersi con lei che ha evidentemente anche altro per la testa (il padre finisce agli arresti domiciliari). Un film che si fa dimenticare in fretta, anonimo nella confezione e piatto nella sceneggiatura, con episodi incapaci di svilupparsi in modo minimamente soddisfacente e personaggi secondari scialbi come il contesto in cui Ponzi, regista un tempo più attento ai copioni, muove le sue evanescenti pedine.
La casa nelle sue diverse declinazioni, da focolare domestico a fonte di lucro, in una commedia di Maurizio Ponzi. Spunto promettente, svolgimento meno che mediocre. Regista dal buon passato alla spalle, Ponzi stenta a fare decollare un film dalla sceneggiatura mediocre, scritto male e recitato peggio. Dei vari frammenti, sfiora la sufficienza quello con Leo e la Angiolini che almeno recitano decentemente dando un minimo di credibilità ai propri personaggi. Anche una "veterana" come la De Sio è sciatta oltre ogni limite. Pessimo.
Deludente commedia in cui s'intrecciano tre vicende che hanno come denominatore comune la ricerca di una casa. Ritmi blandi e situazioni che si trascinano stancamente. Da menzionare l' ìinterpretazione simpatica della De Sio e quella veritiera di Leo e della Angiolini. Pessimi la Catania e Davanzati in una storiella di una bruttezza inaudita. Nel complesso un film che lascia molto poco.
Finito il film non ero rimasta molto delusa, ma ripensandoci successivamente a freddo mi sono accorta che in realtà non mi ha lasciato niente e non è nemmeno più di tanto chiaro a cosa volesse arrivare l'intera pellicola. Tre coppie con le loro problematiche sono alla ricerca di una casa e devono affrontare alcune avversità. Porta un po' di allegria la mamma di Enzo.
Dopo la visione mi sono chiesto: ma che film è? O meglio: che senso ha? Non fa ridere né sorridere e in più i tre episodi che si intrecciano tra loro sono poveri e ricchi di banali luoghi comuni. La De Sio che parla con accento romano non si può sentire, Vaporidis "recita" come in tutti i suoi film, in maniera piatta. Stendiamo un velo pietoso!
Scialba commediola di tre coppie alle prese con problemi con la casa. Abbastanza convincenti Edoardo Leo e Ambra Angiolini, discreta prova di Giuliana De Sio e Antonello Fassari, Vaporidis così così. Dimenticabili le prove degli altri attori, ma è proprio il film che regge su poco o nulla. Le tre storie si trascinano un po' stancamente fino alla fine. Perdibile.
Una commedia corale che ha più ambizioni di quante ne metta effettivamente in pratica. Il pretesto della ricerca della casa da parte di tre coppie (due etero e una gay) non basta per collegare queste tre trame che risultano alla fin fine piatte e oltretutto gestite senza particolare piglio da parte della regia. La migliore è Ambra; più comica la De Sio, pessimo e vuotissimo tutto l'episodio che ruota intorno alla Catania e al bellimbusto che gli fa da spalla. La canzone di Noemi cantata da un'altra voce alla fine è imbarazzante.
Tre storielle appena accennate, dove succede poco e niente, rese piatte da un ritmo a dir poco letargico, appena ravvivato dall'alternanza degli episodi. La coppia migliore è quella composta da Leo e dalla Angiolini, naturali e a loro agio nei rispettivi personaggi, gli unici che fanno sorridere (anche grazie alle incursioni di Fassari). La coppia gay vive di luce riflessa grazie a una De Sio in palla, da stendere invece un velo pietoso sulla coppia di ricchi figli di papà. Qui e là si lascia guardare, a volte annoia. Ponzi ha fatto di meglio.
Tre storie di vita, tre storie di case. Il luogo di raccolta quotidiana è fulcro di vicende che spaziano dalla coabitazione forzata ai fugaci incontri sessuali, ma resta costante la voglia di averne uno. La psicologia dei personaggi è abbozzata ma in qualche circostanza, come nel caso della coppia Ambra-Leo, riesce a far emergere sentimenti verosimili (l'amore capace di superare indubbi ostacoli riposanti nel passato). La Catania, molto fetish, vale più del segmento che la vede protagonista mentre la De Sio ruba la scena nell'ultimo. Passabile.
MEMORABILE: Lo sguardo di Fassari alla vista di Ambra in déshabillé.
Tre coppie; tre vicende sentimentali a episodi intrecciati (due etero e una gay) nell'Italia disperata e un po' anonima di oggi. Ponzi - regista "in voga" negli anni Ottanta - fatica, ormai da vent'anni, a ottenere una buona sceneggiatura. Questo ritorno ahimé non affascina, soprattutto perché le faccende narrate semplicemente non sono interessanti, ma "passabili" solamente in virtù della bravura di alcuni attori. La De Sio (Ponzi la diresse nel celebre Io, Chiara e lo Scuro) vince per simpatia e Leo per spontaneità.
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Interessante ritorno del regista Maurizio Ponzi in un lungometraggio. Ponzi è un regista che ho sempre apprezzato, soprattutto per alcuni film che diresse negli Anni '80, come: Io, Chiara e lo Scuro; Il tenente dei carabinieri; Noi uomini duri; Il volpone e Volevo i pantaloni; insomma, tutti film notoriamente "markussiani", per questo dico che a naso Ci vediamo a casa potrebbe piacermi ;)
La critica ha stroncato il film, per quello che conta...
DiscussioneRaremirko • 1/06/17 01:59 Call center Davinotti - 3862 interventi
Film povero e scialbo, è vero, ma ha almeno due elementi di interesse: l'omonima canzone di Dolcenera, imho splendida (e nel film manco c'è, azz), ed il fatto che Vaporidis e Reggiani offrano due interpretazioni coraggiose di amore omosessuale.