Corse a perdicuore - Film (1980)

Delicato ritratto di un timido ragazzone che si innamora della donna sbagliata, scritta e diretta con gusto. Timidezza, inadeguatezza e difficoltà nel comunicare sono alcuni dei temi trattati, ed al di là di qualche inutile parentesi umoristica (vedi l'inizio chapliniano) il film sembra sincero. Forse i dialoghi sono eccessivi, ma la regìa classica e l'ambientazione triestina sono ben sfruttate...ovviamente rimane un piccolo film, quasi da festival, che all'epoca passò inosservato, e non è difficile immaginare il perché.

Prendete un classico, contorto, introverso personaggio morettiano, spogliatelo di ogni traccia politica, di particolari velleità di contenuto, aggiungetegli un pizzico di surreale e otterrete il Luotto di questo film. E' quasi impossibile che non risulti simpatico. Si arriva addirittura a vergognarsi per lui, perchè nel mondo in cui deve vivere, ma che non capisce, spesso e volentieri le sue reazioni sono inevitabilmente imbarazzanti (uno lo urta, gli chiede scusa e lui: "No, anzi, se vuole ripassare...". Ma lo dice da buono, senza ironia). Vede a modo suo, sia la vita, che l'amore. Piacevole.

Il protagonista sembra provenire da un altro mondo con il suo sguardo ingenuo sul mondo, fonte di inconsapevoli gaffe, dette con infantile candore. Luotto qui dimostra le sue capacità di attore, al di fuori della pura commedia, in un ruolo a rischio macchietta, sicuramente il vero punto di forza della pellicola. Le scenette di cui si compone, che ricordano lo stile dei film muti (e in effetti il protagonista ha chiare parentele chapliniane), talvolta sono troppo prolungate e ripetitive, anche se queste imperfezioni non tolgono il valore della pellicola, anomala nel panorama italiano.