Temendo l'avverarsi della mortifera profezia che incombe sulla sua casata, il nobile e malvagio Gregor, guidato da abietti propositi, richiama al castello il gemello giramondo Anton. Tuttavia le sue bieche macchinazioni prenderanno una piega inaspettata. Un Karloff in gran forma si diverte a caratterizzare due personaggi antitetici in questo piccolo classico quasi obliato dal tempo. Neill punta molto sulle atmosfere grazie anche a un bianco e nero penetrante di notevole impatto visivo.
Caino e Abele: Boris Karloff si sdoppia magistralmente tra due fratelli gemelli, l’ uno malvagio tiranno, l’altro mite e benevolo gentiluomo. Soggetto basico e sceneggiatura scarna e melodrammatica per un film che poggia tutto sull'interpretazione dell’attore protagonista e sulla fotografia dell’aspro paesaggio, anche se l’impatto visivo dei cadaveri infilzati - piuttosto forte per un prodotto degli anni Trenta – è da esemplare cinema gotico.
Nella camera nera dalle pareti di onice vengono compiuti terribili misfatti, teatro di scena di una malefica profezia che si trasmette da secoli. Forte dei fondali sinistramente disegnati, degli archi a sesto acuto, dei passaggi segreti e delle immancabili ragnatele, la pellicola è un perfetto esempio di film gotico dove Boris Karlof si fa letteralmente in due per renderlo orrorifico al punto giusto.
Un doppio Boris Karloff che - come sempre - offre una buona interpretazione in un dramma dalle sfumature horror ambientato nell'Ungheria di primo 800, dentro un antico maniero tra passaggi segreti, intrighi e maledizioni. Le scenografie e la fotografia in bianco e nero hanno il loro fascino gotico e barocco ma anche fiabesco e sono tipiche dei film di quegli anni. Anche il finale rispecchia i canoni dell'epoca, concludendo in modo frettoloso una vicenda interessante e ricca di colpi di scena.
Lo spunto di partenza è risaputo (una profezia di sventura: ma si avvererà?) così come
lo svolgimento narrativo. E, infatti, A parte l'ottima prova di Karloff, si tratta di un prodotto medio che comunque riesce a intrattenere piacevolmente (anche grazie alla breve durata: appena 80 minuti) e si attesta quindi su livelli non malvagi. Vedibile
senza troppi problemi.
Manieristico e oggi molto datato ma vivacizzato dalla duplice presenza di Karloff nel ruolo di due gemelli, con ovvia prevalenza di scena per il villain Gregor. Molto belli i testi, con nota di merito sullo stemma a iscrizione latina della nobile casata (la fine, come il principio). Produzione Columbia Pictures pertanto anche il reparto scenografico appare decisamente curato. La fotografia si fa notare soprattutto nelle scene in esterni, con particolare efficacia nel preambolo girato al cimitero, dove un manto di nubi oscure avvolge la scena.
MEMORABILE: Gregor, rivolto al cadavere nel pozzo del fratello Anton: "Oggi si svolgerà il tuo matrimonio, ma senza di te!"
Bel film d'altri tempi, tutto giocato su atmosfere e location (ottime le ambientazioni al castello) che può contare anche su una discreta tensione che la regia di Neill acuisce nella seconda parte (la migliore). Karloff si sdoppia egregiamente nel ruolo dei due gemelli protagonisti, riuscendo a sembrare tanto buono e ingenuo in una parte quanto malvagio e pianificatore nell'altra. Da vedere.
La storia ruota su un'antica profezia che pesa su una nobile famiglia: qualora nascano due gemelli, il minore è destinato ad uccidere l'altro.. I due gemelli in questione sono interpretati da Karloff che si sdoppia nel conte protervo e paranoico e nel fratello di questi, di buon'indole, mentre la trama contiene alcuni dei topoi più frequenti nelle trame gotiche con fanciulle insidiate, innocenti condannati a morte, perfidi assassini, inganni e agnizioni. Niente di rilevante anche nella messa in scena, piuttosto ingenua, ma la presenza di Karloff rende comunque il film godibile.
MEMORABILE: L'intervento del cane vendicativo proprio nel momento più opportuno.
Solido dramma gotico di maledizioni familiari. Se la messinscena appare di ordinaria amministrazione, almeno per i livelli del periodo, così non è l'acre venatura nera che la attraversa. E questa è dovuta principalmente a Karloff, in un doppio ruolo che ne esalta la ghignante e proterva aristocrazia (il gemello cattivo) nonché la elegante e naturale presenza drammatica (il buono). Una dialettica attoriale basica e popolare ma apprezzabile ancor oggi.
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