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MMJ Davinotti jr
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Al suo terzo film da regista Antonio Albanese conferma di essere un comico strepitosamente dotato e originale ma anche un regista mediocre. Cosìcché, alle prese con un soggetto ridotto ai minimi termini (la novella sposa abbandona Antonio e va a cercare se stessa in una comunità new-age dove lui la raggiunge), il film registicamente crolla e sembra più una successione di sketch buoni e meno buoni, con qualche trovata geniale e molte davvero banali. È ovvio che invece la stragrande parte della riuscita comica del film è da attribuire al solo Albanese attore, ancora una volta straordinario. Con la sua mimica inimitabile, i suoi tipici intercalare (“ma pensa...”),...Leggi tutto la sua volgarità genuina e innegabilmente divertente, strappa di nuovo un bel po' di risate. Soprattutto nella prima parte, dove gli scontati scontri con l’abulia dei discepoli new-age non sono ancora parte integrante della vicenda. Albanese non va molto per il sottile, non lesina con il turpiloquio né evita banalità di dubbio gusto. Sfrutta anzi un'idea già usata come espediente comico in più occasioni (il new-age, la ricerca dell’io perduto, sono alla base di numerose commedie il più delle volte superficiali) e non lo fa nemmeno inserendo particolari elementi di novità: Shel Shapiro (l’ex leader del gruppo beat dei Rokes) è il più prevedibile erede degli hippies fine Sessanta, Pier Maria Cecchini il solito Casanova dei poveri. Ma l'unica cosa che conta è lui, Albanese, capace di inventarsi le gag più assurde con semplicità disarmante, abbandonando quasi del tutto quella componente surreale che era alla base di UOMO D’ACQUA DOLCE e di un episodio di LA FAME E LA SETE, dove peraltro già occhieggiava la parodia del new-age.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Non male, dopotutto:
Marcel MJ Davinotti jr., Nando - Mediocre, ma con un suo perché:
Galbo, Mascherato - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Caesars, Saintgifts, Daniela - Gravemente insufficiente!:
Tarabas
Antonio Albanese è un ottimo comico ma da qui a riuscire a realizzare un buon film, decidendo anche di dirigerselo, il passo è lungo. Tutto sa di già visto e non ci sono grandi trovate che riescano a risollevare il livello, veramente basso, dell'operazione. Peccato: Albanese è simpatico, ma questa sua pellicola è da dimenticare.
Film non memorabile che rappresenta un passo indietro di Antonio Albanese come regista rispetto alle sue prime prove. Il film sulla crisi dei rapporti familiari (che intervengono paradossalmente non appena celebrato il matrimonio e questa è forse l'univa vera trovata originale della sceneggiatura) è affidato ad una vicenda in cui la scrittura non riesce a trovare momenti che non siano altamente prevedibili (in primis il rifugio dal solito santone). Rimane la discreta prova degli attori.
Non una commedia coniugale, ma una satira del fanatismo new age, oggi piuttosto datata. Il problema principale è dato dall'assoluta inconciliabilità tra la comicità, tutta fisica, del protagonista e lo spirito caustico (ma niente a che vedere con Cuore) di Michele Serra. Il tutto, peraltro, partendo da un mediocre soggetto di Vincenzo Cerami, dal quale sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più di un (neanche tanto) instant movie su una moda già in declino al momento dell'uscita in sala.
Le crisi coniugali ci sono e come, i luoghi dove "ritrovare il proprio io" ci sono anche quelli, decidere di prendere in giro le une (anche se ci sono le crisi quelle vere, pesanti) e gli altri, ci sta. Quello che non ci sta è che bisogna farlo in modo che il divertimento (e molto, visto gli argomenti già sfruttati) ci sia. Qui invece chi ha il sopravvento è la noia. La noia delle battute stantie, la noia di un ritmo non certo da commedia e infine la noia di avere l'impressione (e non solo) di buttare il proprio tempo. Un Albanese minore.
MEMORABILE: Punto esclamativo per la "dottoressa" che fa il "trattore".
Il loro matrimonio entra in crisi la sera stessa delle nozze, il film lo segue a un passo. Satiretta senza capo né coda della new age, già vecchia allora e inguardabile oggi, 10 anni dopo. Non c'è una battuta che faccia ridere; infatti i personaggi le ripetono più volte, come i cabarettisti delle feste paesane, sperando di forzare la risata. Quel che è peggio, i tempi comici e cinematografici sono tutti sbagliati. Albanese, ennesima delusione al cinema, conferma di non riuscire a portare la sua verve e la sua simpatia sul grande schermo. Gramissimo.
Albanese affronta le crisi matrimoniali con una pellicola leggera che mette alla berlina certi centri new age che mostrano il loro lato assurdo. La mimica del comico è sempre accettabile e genera il sorriso; il limite è la protagonista femminile, una spenta Cerami, mentre Shapiro è a suo agio nel ruolo.
Passo falso nella carriera del simpatico Albanese sia come attore che soprattutto come regista: la storia parte in maniera accattivante, con la sposina fresca di cerimonia che pianta in asso il novello sposo, ma si va poi ad incartare in una satira della new-age, con i suoi santoni a pagamento, il ritorno alla natura, i cibi biologici, i discorsi sul ritrovamento del "proprio io" e via discorrendo, talmente logora da muovere allo sconforto invece che al sorriso. Dialoghi mediocri con battute che vanno spesso a vuoto e personaggi di contorno così così completano il mezzo disastro.
Antonio Albanese HA DIRETTO ANCHE...
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