Io sono un campione - Film (1963)

Un minatore, determinato e irruento negli scontri fisici, riesce a farsi ingaggiare in una squadra di rubgy. Arrivano i primi successi sportivi, ma il carattere irascibile e il rifiuto della donna amata gli impediranno di goderne... Uno dei film più amari del Free Cinema ed anche la migliore interpretazione di Harris, fisico massiccio e volto dolente, impastato dalla polvere della miniera e dal fango dei campi di gioco. Indimenticabile Roberts nel ruolo di una matura vedova, amante riluttante. 

Con evidenti analogie con Il grande campione di Mark Robson, questo bellissimo film racconta la parabola di un corpulento minatore che si scopre talento nel mondo del rugby. Harris, anche per i suoi trascorsi sportivi, dà una forte autenticità al personaggio; ruvido, irascibile, ambizioso, incapace di contenere le sue violente emozioni anche con la donna che cerca di amare. Non a caso il film inizia dal dentista, proprio per sottolineare subito l'insubordinazione di Frank in uno sport fatto da codici ferrei. Un film assolutamente da vedere.

Minatore sfonda nel mondo del rugby. Prima parte centrata sul lato sportivo, eccellente nelle riprese dal campo e nella descrizione della ruvida bottom class che vuole farcela a tutti i costi. La seconda parte racconta invece la decadenza del protagonista con marcata drammaturgìa nella relazione sentimentale. Harris in un gran ruolo per presenza fisica e doti sul terreno da gioco. Discreto bianco e nero che sottolinea gli ambienti fangosi delle partite.

Discreto rappresentante del "free cinema" inglese degli anni '60, il film racconta le vicissitudini di un giovane proletario (fa il minatore) che riesce a conquistare una fetta di notorietà nel mondo del rugby, ma non riesce a raggiungere la serenità nella vita. Molto bravo Harris nel ruolo principale, ma non gli è da meno, anzi, la Roberts, che interpreta il ruolo della padrona di casa, di cui l'uomo è innamorato. Uno spaccato di vita nei sobborghi inglesi, piuttosto riuscito e amaro.

Interminabile "Kitchen sink drama" che si avvita sul posto per più di due ore senza andare oltre il microcosmo nel quale viene generato. Non bastano 1000 sterline d'ingaggio (circa 24.000 euro odierni) per fare svoltare un minatore che confonde il rugby con il pugilato. Oltre due ore di altalenanti e frammentari flashback in cui regnano la schizofrenia dei sensi di colpa e un concetto di moralità variabile a seconda delle convenienze. Un tira e molla fotografato e recitato con la massima cura, ma che reitera continuamente le medesime situazioni diluendole in fiumi di stout.

Ex minatore si impone per aggressività e potenza fisica nel mondo del rugby mentre, sul piano affettivo, questi stessi caratteri saranno di ostacolo nella relazione con una giovane vedova restia, per non soffrire ulteriormente, a imbarcarsi in una nuova storia sentimentale. Grande esempio di free cinema già dal punto di vista della tecnica di ripresa e del montaggio perfettamente funzionali all'alternarsi dei fondamentali flashback rievocati dal protagonista durante la parabola discendente. Intensa la prova nervosa e scattante di Harris controbilanciata dal fiero riserbo della Roberts.