Io, Willy e Phil - Film (1980)

Io, Willy e Phil
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Titolo originale: Willie & Phil
Anno: 1980
Genere: commedia (colore)
Note: Per quanto omaggi apertamente "Jules e Jim", nei titoli di testa e coda il film di Truffaut non è mai citato. Aka "Willie and Phil", "Willie & Phil", "Paul Mazurksy's Willie & Phil". La voce narrante, nell'edizione originale, è dello stesso Paul Mazurksy.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/10/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 18/10/21 02:07 - 2925 commenti

I gusti di Buiomega71

Jules e Jim secondo Mazursky. Ma al di là della cinefilia del regista (Russ Meyer visto al cinema, il finale sulle note e i balli di The Rocky Horror picture show, i discorsi su Truffaut e tutti insieme a vedere L'altra faccia del pianeta delle scimmie), il resto è la classica (e noiosissima) metafora satirica mazurskyana sui rapporti di coppia e sui suoi derivati, con sfibrati dialoghi fiume pseudointelletualoidi e una narrazione che va dallo spiritualismo al metacinema (Mazursky anticipa pure Mosca a New York) risultando pedante, irritante e complessivamente (soprattutto) inutile.
MEMORABILE: L'apparizione di Natalie Wood a passeggio sulla spiaggia di Malibù; Jeannette, che dopo essersi fatta di LSD, non trova più le sue mani.

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  • Curiosità Buiomega71 • 18/10/21 09:35
    Consigliere - 26073 interventi
    A inizio film, Willie (Michael Ontkean), esce dalla sala cinematografica dopo aver visto Jules e Jim. Sulle pareti dell'atrio della sala si riconoscono i manifesti di di Eva (1962) (A) e di A sangue freddo (1967) (B):

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/ioui1.jpg[/img]

    Il terzo, più sulla sinistra, è quello di L'angelo sterminatore (1962) di Luis Buñuel:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/willie.jpg[/img]

    Al minuto 00.31.00, Willie, Phil (Ray Sharkey) e Jeannette (Margot Kidder) vanno al cinema a vedersi Lungo la valle delle bambole:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/ioui2.jpg[/img]
  • Curiosità Buiomega71 • 18/10/21 09:43
    Consigliere - 26073 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv  (Ciclo: "Ultimo spettacolo", giovedì 23 ottobre 1986) di Io, Willie e Phil:

    [img size=350]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/willy.jpg[/img]
  • Discussione Buiomega71 • 18/10/21 10:32
    Consigliere - 26073 interventi
    Per quanto IMDB strombazzi che sarebbe un remake mazurskyano di Jules & Jim, nè sui titoli di testa e nemmeno in quelli di coda il film di Truffaut viene menzionato (appare solo written and directed by Paul Mazursky), per quanto questa commedia "sofisticata" mazurskyana sia del tutto simile all'opera truffoniana e Jules & Jim venga citato apertamente dai due protagonisti (Willie-che in italiano diventa misteriosamente Willy- e Phil, all'uscita del cinema a inizio film, dove Willie è appena uscito dalla sala cinematografica dove si proiettava il film di Truffaut-il film si apre con il fascio di luce del proiettore nel buio della sala, con sottofondo i dialoghi-in francese- e la musica di Georgers Delerue del film di Truffaut) che, incamminandosi, fuori dal cinema, disquisiscono di Truffaut e del suo cinema (Uno che ama Truffaut deve avere per forza un animo sensibile).

    Poi la storia è pressochè identica, ma è più un omaggio aperto e sentito che un vero e proprio remake (come farà Bertolucci, anni dopo, con The dreamers), e il film è zeppo della cinefilia mazurskyana che và da Truffaut ai manifesti di Eva di Losey , dell'Angelo sterminatore e di A sangue freddo fuori dal cinema, ai tre che vanno a vedersi, al cinema, L'altra faccia del pianeta delle scimmie e Lungo la valle delle bambole di Russ Meyer, ad un finale sulle note ballerine di The Rocky horror picture show (guarda caso tre film marchiati 20th Century Fox, che patrocina l'opera mazurskyana), fino a Mazursky stesso che anticipa, con un enjoke metacinematografico alla senno di poi, un suo film "futuro" e cioè Mosca a New York di quattro anni dopo.

    E c'è pure l'apparizione di Natalie Wood (nei panni di sè stessa, per pochi secondi) che passeggia serena per la spiaggia di Malibù con i sandaletti in mano (guarda caso la Wood è stata la protagonista dell'opera prima di Mazursky, che sfruttava i temi della coppia aperta presenti pure in Io, Willy e Phil)

    Il resto è la tipica commedia "ebraica" mazurskyana, zeppa di sfiancanti e tediosi dialoghi pseudointellettualoidi, spiritualità (il viaggio in India di Willy in modalità hippie), i genitori dei tre protagonisti ,ognuno con mentalità assai differente (come quelli italiani di Phil) e situazioni di coppia tanto care al regista di Tempesta, che ci mette dentro tutte le sue ossessioni e le sue tematiche, arrivando a irritare per l'estenuante logorrio, per il destino dei tre protagonisti, dove, alla fine, non frega più niente a nessuno, sforando in un inutilità narrativa che prende per sfinimento (e io amo tutti e due, però ne sposo uno, poi cambiano lavoro, poi quell'altro si mette in testa di fare l'agricoltore, poi uno diventa un famoso regista di spot, eppoi arrivano papà e mammà, e Shakespeare, e la nascita di Zelda, e quell'altro che si porta a letto la sorella di Jeannette, e l'acquisto della Volkswagen rossa cabrio, e le battute sugli ebrei, e le visite militari per sfangare il vietnam- uno si finge un perfetto imbecille, l' altro un omosessuale-, e l'LSD, e il viaggio in Kentucky -nel doppiaggio italiano storpiato in Kentocky-, e il femminismo e le scelte individuali,, eppoi ci si azzuffa, ci si ama e si sproloquia, e lo spettatore non vede l'ora che arrivi la fine, assuefatto e mortalmente annoiato da questa satira mazurskyana fatta di parole e di nulla).

    A parte la bellezza fotonica di Kristine DeBell (in tutti i sensi) nel ruolo di Rena (che indossa pure un notevole paio di zeppe e mostra un topless incantevole appena uscita dalle acque marine) e la fotografia di Sven Nykvist , il resto (per un non purista mazurskyano come me)  è solamente fuffa autoriale masturbatoria che piace tanto alla critica snob (solo perchè cita Truffaut e il cinema europeo d'essai), fastidiosa paccottiglia snobbettistica pseudowoodyalleniana di un regista con pochi alti (Una donna tutta sola, Su e giù per Beverly Hills) e parecchi bassi, di cui anche l'icona di Margot Kidder diventa antipatica e insopportabile (a ruota pure Ontkean e l'odioso Sharkey), che amplificano la futilità di questa fiacca e snervante storiella d'amore a tre.

    Ma gli amanti del regista, forse, potrebbero gradire.


    Ultima modifica: 18/10/21 22:05 da Buiomega71