Tra i più scalcinati e raffazzonati prodotti della commedia comica all’italiana. Diretto decisamente male da Michele Massimo Tarantini, si avvale (!) di una sceneggiatura semplicemente disgustosa per vetustà delle gag, ripetitività delle situazioni e banalità complessiva. Dispiace vedere il buon Mauro Di Francesco (valido caratterista onnipresente nel filone giovanilistico vacanziero alla Vanzina) confondersi in una simile orgia di sciocchezze. Eppure anche lui ha le sue responsabilità: privo di un copione decente al quale aggrapparsi, si lascia andare finendo per mescolare espressioni alla Pozzetto (“Eh, la Madonna!”), Boldi (“Bestia non ce...Leggi tutto la faccio più!”) e Jerry Calà (“Ocio!”) in un evidente affanno recitativo. Gianni Ciardo ripete la cosa che meglio sa fare e cioè il pugliese imbranato afflitto da eterni problemi con l'altro sesso: è il personaggio già visto nei film con Guido Angeli (PROVARE PER CREDERE) e Gigi Andrea (DOPPIO MISTO); può anche divertire, ma non qui. La parte riservata a Leo Gullotta poi (il marito ultrageloso dalla pistola facile) è sintomatica della totale mancanza di idee che sta alla base dell'intera operazione, che si tenta di far decollare col solito espediente del sesso: brasileire dai fisici perfetti (ma non sempre), però, non bastano proprio. ITALIANI A RIO è il tipico film comico in cui non si ride mai e che ci fa anzi restare a bocca aperta di fronte alla presunta pretesa del regista di provocare le risate con gag di infimo livello. Vedere per credere!
Tardissima commedia sexy-vacanziera di serie B d’ambientazione brasiliana in cui la comicità (non molta a dire il vero) è affidata a un arrapatissimo Spaccesi (insieme a Gullotta il più dilettevole) e ai fiacchi Di Francesco e Ciardo. Il lato pruriginoso del film è “assicurato” dalle burrosità di una Clelia Rondinella in reggicalze, qualche posteriore autoctono e uno spogliarello finale di una brasiliana a mo’ di Nove settimane e mezzo dei poveri. Ritmo sciapo ma, se si è in vena, la pellicola può anche passare.
Film che vidi per la prima volta a inizio anni novanta su qualche tivù privata a notte fonda. Mi restò impresso soprattutto per gli scorci paesaggistici favolosi, a dispetto di una vis comica non eccezionale, pur essendo io un amante inconsolabile di trash moments. I grandi (sic) Di Francesco e Ciardo si impegnano nelle loro rispettive espressioni tipiche (meglio il pugliese), mentre Gullotta non strappa quasi mai un sorriso. Tuttavia, se lo trovo nei palinsesti, non lo perdo mai...
Difficile digerire un polpettone tanto insulso, insalvabile pure in chiave trash. L'opera gioca su pochissime idee: la dilatazione e la ripetitività delle stesse gag (Ciardo allergico alle donne, Spaccesi alle prese con ragazze che gli propinano sempre lo sport, Di Francesco che finisce sempre in casa di Gullotta) alla lunga non possono reggere un intero copione. Gli attori, al tempo buone spalle comiche, non hanno la stoffa dei protagonisti. Una delle commedie italiane meno riuscite di sempre. Super vaccata!
Girato in una Rio nemmeno troppo cartolinesca. Tarantini sceneggia tre vicende contraddistinte da una povertà impressionante di idee. Di certo al giorno d'oggi non basta più qualche terga inquadrata per sollevare il bassissimo livello del prodotto in cui furoreggia qualche caratterista allo sbaraglio. Troppo prevedibile e scontato; i tempi comici mancano molte volte a causa delle situazioni, che comunque hanno poche speranze di riuscita. Terribile Leo Gullotta. Davvero brutto e noioso.
Zero assoluto in questo sottosottoprodotto: ma bisogna anche ammettere che la trama era così esile che non si potevano fare grosse acrobazie. Quello che mi domando è come abbiano trovato i soldi per produrlo e per andare in Brasile (ammesso ci siano andati). Spaccesi sarà stato anche un gran doppiatore (sua la voce di Patsy di Nick Carter) ma qui è il più odioso (fastidioso quando fa il suo verso con la bocca per ricordarsi i numeri delle donzelle). Patetici gli altri due.
Trashone tardo ottantiano, uscito quando gli ultimi fuochi della commedia scollacciata di moda tra fine '70 e inizio '80 stavano spegnendosi inesorabilmente. Recuperata una masnada di caratteristi, solitamente abituati a fare da spalla a comici più quotati e qui promossi a interpreti, l'esperto Tarantini mette in fila tre storielle in croce che si mischiano una con l'altra, sullo sfondo di una Rio discretamente fotografata. Si salva per il rotto della cuffia solo Di Francesco, gli altri ripetono gag stanche tra un sedere brasileiro e l'altro.
MEMORABILE: Di Francesco e "il gianduiotto"; "Lei non ci crederà, ma sono qui per caso!"
Tarda commedia pecoreccia del buon Tarantini. Il trio di protagonisti in trasferta in Brasile è da svendita di fine stagione: Spaccesi in un ruolo alla Montagnani, Di Francesco mezzo Boldi mezzo Calà, Ciardo fa Ciardo (e già si capisce il livello). Nessuna trama, solo tre sketch in croce ripetuti all'infinito (roba da lasciare allibiti), conditi solo dalle grazie delle procaci (e svestite) attrici brasiliane. Gullotta nel ruolo del marito geloso anche lui costretto a ripetere ad libitum le stesse tre battute. Rob de mat...
Credevo molto peggio, invece Tarantini chiude decorosamente (ma fuori tempo massimo) il filone sexy vacanziero all'italiana. Ok, la sceneggiatura è ripetitiva, ma stavolta il regista riesce a dare una certa velocità al tutto. Ciardo come al solito è da dimenticare, Di Francesco è simpatico ma mal servito, Spaccesi non servito benissimo anche lui dal copione ma è quello che funziona meglio. Notevoli naturalmente le bellezze brasiliane e la "burrosa" Clelia Rondinella.
Commedia scollacciata senza arte né parte con un trio di attori sprecatissimi e non in grado di strappare sorrisi. Trama tritisissima e che mostra subito la corda anche perché volge subito nell'umorismo becero. Il premio della simpatia va comunque a Silvio Spaccesi nel suo unico ruolo da protagonista.
Tardissima commedia sexy diretta dallo specialista Tarantini. Poche le cose da salvare e soprattutto una trama scadente con una sceneggiatura che è un susseguirsi di momenti ripetitivi che alla lunga annoiano. Cast piuttosto sprecato: il più simpatico del quartetto è Spaccesi, che regge praticamente il film, mentre gli altri o sono malserviti (Gullotta) o scarsi di per sé (Ciardo). Meglio si sta sul lato donne, in particolare con la giunonica Rondinella.
Gli incantevoli paesaggi carioca e le bellezze femminili locali non bastano a sottrarre questa scialba commedia da una bocciatura sacrosanta; a onor del vero gli attori buoni ci sarebbero (seppur non di primissima fascia), ma nonostante ciò il film si trascina a stento per colpa di una sceneggiatura abbastanza lacunosa se non addirittura inesistente. Occasione sprecata.
Terribile commedia di Tarantini in cui oltre all'assenza di una sceneggiatura (costante di quasi tutti i film del regista) si sente la mancanza di attori in grado di improvvisare situazioni che suscitino una qualche forma di ilarità. Si viaggia nel vuoto spinto riproponendo, nel migliore dei casi, le peggiori battute del vecchio avanspettacolo. Forse Gianni Ciardo riesce a strappare qualche sorriso grazie alla sua maschera, ma in generale si tratta di un film di cui avremmo volentieri fatto a meno. Insalvabile sotto tutti i punti di vista!
A volte certi film distrutti dalla critica negli anni '80 vengono rivalutati perché, visti con gli occhi di oggi, ci offrono un quadro fedele di quell'epoca. Non è il caso di "Italiani a Rio". Il film rimane povero, banale, costruito alla buona per far tornare i conti e strappare qualche risata grassa. Mauro Di Francesco ha un suo perché, Silvio Spaccesi dà il meglio di ciò che è tagliato per fare, Gianni Ciardo è nella solita parte dell'imbranato, Gullotta un po' troppo carico nel ruolo del marito geloso.
Terrificante farsa che non riesce mai a strappare una risata, interpretata da alcune seconde file della comicità degli anni precedenti e talmente zeppa di luoghi comuni (sia sugli italiani sia sul Brasile) da risultare quasi patetica. La "commediaccia italiana" era un'altra cosa: quando un'epoca è finita vuole dire che è finita. Dispiace solo per Gullotta, che sa fare molto meglio.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 1/10/10 14:17 Capo scrivano - 47855 interventi
Geppo ebbe a dire: Comunque i tre protagonisti "Spaccesi, Ciardo e Di Francesco" sono perfetti e strepitosi.
Ma i tre protagonisti nonché amici in viaggio a Rio non son Gullotta, Ciardo e Di Francesco?
No, i compagni di viaggio nonchè protagonisti della vicenda, sono: Ciardo, Di Francesco e Spaccessi.
Gullotta (in un ruolo vagamente secondario) è un finto autoctono molto ricco di Rio, che scuce un sacco di soldi per accontentare i vizi della giovane amante (Clelia Rondinella), la quale non è mai contenta e per di più tende a cornificarlo appena può, malgrado la gelosia ossessiva di Gullotta.
DiscussioneGeppo • 1/10/10 15:22 Call center Davinotti - 4284 interventi
Caspita, Gullotta non me lo ricordavo proprio. Ora che mi ci avete fatto pensare devo dire che ho un piacevole ricordo della sua interpretazione, divertentissimo, se non sbaglio faceva il marito (o l'amante) di Clelia Rondinella.
Il ruolo del portiere d’albergo che consiglia a Spaccesi il guaranà per migliore le performance sessuali è interpretato da un ancora sconosciuto Stefano Salvi, alla sua prima delle tre esperienze da attore. Diventerà famoso tra il 1993 e il 2001 come inviato di Striscia la Notizia: è il “vice Gabibbo” in impermeabile giallo divenuto celebre per l’inseguimento al banchiere Enrico Cuccia (che sarà poi inserito nell’incipit del film “L’ultimo crodino”) e per l’aggressione che subì da Marina Ripa di Meana nel 1994
Ho visto che c'era Salvi nel cast, ho controllato il film e mi è sembrato lui. Sono scene ambientate negli interni dell'albergo a Rio, gli esterni sono effettivamente girati in Brasile ma gli interni devono averli quasi sicuramente girati in Italia per non portare apposta oltreoceano Giulio Massimini (interpreta il direttore dell'hotel)
DiscussioneZender • 2/07/22 17:20 Capo scrivano - 47855 interventi