La principessa Zaffiro - Serie animata (1967)

Un medioevo fiabesco fatto di castelli, magie, angeli dispettosi, felloni, duelli e intrighi di palazzo in cui si muove Sapphire, scaltra ed abilissima eroina costretta a fingersi maschio per sfuggire ad una legge che esclude le figlie femmine dalla successione al trono. Tratto e animazione sono semplici e caricaturali, su modello del manga da cui il cartone è tratto. Dietro i Cavalieri di Silverland, esecutori della orecchiabilissima sigla, si cela Marco Ferradini, quello di “Teorema”.

Intrighi, congiure di palazzo, principesse spacciate per maschi (causa un'assurda legge) angeli custodi, figlie di diavoli che si rivelano buone, amici che si rivelano cattivi, mostri, amori, duelli... Questo ed altro è "La principessa Zaffiro", anime tratto da un manga di Osamu Tezuka. Lungi da me l'essere polemico (a me l'anime piace tutto, dalla prima puntata all'ultima), ma lasciatemi dire che le prime avventure di Zaffiro hanno un fascino in più. I personaggi principali vengono presentati così bene che, poi, è un peccato vederli evolvere.

Tratto da un grande albo di Tanaka (il "Dio dei manga"), apripista del shojo (genere indirizzato al pubblico femminile), l'anime sul piano dell'animazione manca di fluidità e decisione nel tratto, mantenendo tuttavia il meraviglioso disegno dei personaggi del manga (si segnalano l'angioletto Choppy e il mellifluo sciocco Neelon). Pur lontano per qualità da un prosecutore del genere come Oscar e nonostante l'impianto fiabesco ne attenui l'impatto, il tema dell'autoaffermazione femminile che pone (Zaffiro ragazza, maschiaccio e pure cavaliere mascherato) ne conferma l'avanguardia.