Life - Film (2015)

Una sorta di "metafilm" sugli esordi della carriera di James Dean e la creazione di un leggendario servizio fotografico che renderà famoso anche il reporter, scava nell'intimo, non riducendosi a un semplicistico biopic. Il ritmo è quello irregolare del battito jazz e i due protagonisti reggono bene i ruoli, pur se così giovani, non cedendo mai alle facili lusinghe melodrammatiche.

C'è un potenziale in questo film. Ma un potenziale inespresso. Se l'idea era quella di concentrarsi sull'ultimo anno di vita di Dean e sul suo rapporto claudicante con il giovane fotografo Stock, allora bisognava sforbiciare un po', oppure valorizzare maggiormente il rapporto di Dean con la Pierangeli. Il risultato finale è che il film sembra non finire mai e che il protagonista scimmiotti un po' troppo il Divo, in maniera neanche troppo convincente (forse qualche chilo in meno avrebbe giovato alla somiglianza). Bella pellicola, ricercatezza dosata.

Una pellicola intimista narrata con grande garbo e ottimo tatto in cui i due giovani protagonisti se la cavano egregiamente. Nulla di trascendentale ma la narrazione scorre via senza pause mostrando il lato crepuscolare del compianto Dean, amante della famiglia e della campagna. Cameo per la Mastronardi che si mostra a seno nudo.

Storia del celeberrimo servizio fotografico su James Dean. Il ritmo flemmatico del divo si ripercuote nella narrazione, tanto da far desiderare di arrivare velocemente alla fine solo per vedere il risultato degli scatti. Come regìa Corbijn dimostra la solita cura negli ambienti e nella fotografia calda retrò. A livello recitativo Pattinson fa qualcosa in più mentre DeHaan si ricorda soprattutto per le occhiaie.

Il rapporto tra due giovani uomini colti in un momento fondamentale delle loro vite e della loro carriera. Il film di Corbijn si focalizza sul lato antidivistico del personaggio Dean, cogliendone debolezze e fragilità e sulla figura del fotografo che con il suo lavoro tira fuori la vera personalità dell’attore. Un film intimistico che si avvale di un’ottima performance dei suoi due giovani protagonisti. Buone ambientazione, fotografia e colonna sonora. Un buon film.

Il disegno ambizioso di fornire un ritratto “dietro le quinte” di un’icona di questa levatura si inceppa sia per il rilievo dato alla parte fotografica di Stock sia per la parzialità della ricostruzione del privato, senza il contrappeso del Dean attore celebrato e conteso. Ne risulta un racconto piuttosto freddo e ripetitivo nei tira e molla tra il fotografo e l’attore e tra questi e gli Studios, attingendo qua e là alle leggende diffuse sull’introverso divo. Pattinson se la cava decisamente meglio del monocorde Dehaan (lontanissimo anche fisicamente dal personaggio).