Max Pisu: Affetti instabili - Spettacolo teatrale (2023)

Max Pisu: Affetti instabili
MMJ Davinotti jr
Anno: 2023
Genere: teatro (colore)
Regia: Max Pisu
Cast: Max Pisu
Note: Cinema Teatro Giglio, Inzago (MI), 13 maggio 2023.

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Max Pisu, che il maggior successo lo riscontrò nei primi anni Duemila quando con il personaggio di Tarcisio imperversava a "Zelig" e non solo, torna in teatro con uno spettacolo che con Tarcisio appunto si chiude (impossibile pensare di non riportarlo in scena) ma che dimostra quanto comunque, dietro a quella maschera, esistesse un comico di buon valore, capace di alternare il registro umoristico a quello malinconico in sketch tra loro diversi in cui raccontare un po' quello che è il quotidiano di tutti, volgendo magari al surreale nei momenti più singolari e ispirati (la lettera del soldato). Dall'inizio alla fine sul palco, per due ore circa di rappresentazione,...Leggi tutto Pisu non monologa ma in buona parte dialoga con personaggi immaginari o al telefono, spalle virtuali utili a evitare di trasformare lo show in uno spettacolo da semplice stand-up comedian.

L'apertura vede il comico fingersi fermo di fronte alla scuola dove ha accompagnato il figlio. In attesa dello stesso, passa il tempo a scambiare qualche parola con gli altri genitori prendendo in giro da lontano uomini e donne nei pressi che regolarmente (e prevedibilmente) si rivelano essere parenti stretti dei suoi diretti interlocutori. Un'idea non certo originale declinata senza troppa fantasia, che per larghi tratti delude generando false aspettative. Lo spettacolo sarà per fortuna di caratura superiore a questa sorta di introduzione, e lo si capisce già dal secondo sketch, in cui il nostro siede (la sedia è l'unico elemento della scenografia) e chiama al telefono un'agenzia che fornisce amici su richiesta a chi non ne ha per permettere loro di organizzare feste del tutto fasulle. Nel descrivere gli ospiti che desidera "invitare", Pisu fa un ritratto spassoso di varie tipologie di persona regalandoci un simpatico ritratto della società attraverso alcuni rappresentanti indicativi declinandone con ovvia superficialità le caratteristiche: una trovata spassosa ben interpretata in cui già si cominciano a mescolare con discreta sapienza la disillusione di fondo e il gusto per la battuta talora anche greve, con tracce di un politically uncorrect per ovvie ragioni sempre più difficili da incontrare oggi.

Altra scena azzeccata è quella che ci mostra Pisu discorrere con un amico, al solito immaginario: cita attori, registi e film di cui non ricorda mai il nome cercando di farli tornare in mente a chi gli sta idealmente davanti con descrizioni vaghissime che si agganciano ad altre di personalità ancor meno identificabili. Un bel pezzo di bravura chiuso al meglio. Dopo un breve e scontato attacco alle feste di vecchi compagni di liceo che si ritrovano grazie ai social si giunge allo sketch più singolare: un soldato che dal fronte scrive una lettera d'amore alla fidanzata (schierata per nascita col nemico). L'espediente funziona: Pisu legge ad alta voce quanto sta scrivendo (con la cadenza lenta tipica di chi deve avere il tempo di completare sul foglio le parole) inventando qua e là gag divertenti che riescono a risultare brillanti anche per l'insolita impostazione che si dà loro.

Poco dopo è ancora al telefono, questa volta con la sua compagna: dovrà difendersi dalle accuse di aver troppo avvicinato la presunta amante durante una festa alla quale anche la sua donna presenziava. Più di una risata scappa, e di nuovo il nostro è bravo a reggere il tutto da solo con le dovute pause in cui s'immagina che via cellulare lei strepiti. Seguono l'amaro ritratto di un nonno che insieme a un amico osserva un cantiere pubblico riflettendo sui disagi della terza età (ma anche qui le battute non mancano) e una gag prolungata in cui si immagina una chiamata telefonica internazionale durante la quale all'interno di ogni frase le parole vengono in buona parte sostituite da luoghi geografici che suonano simili ad esse. Un bell'esempio di cosa significhi recitare in teatro: memoria prodigiosa e un lungo monologo ad incastri difficilmente ripetibile.

Chiusura con Tarcisio (la star), che con l'inseparabile cappellino da pescatore calato in testa racconta le sue avventure in parrocchia e negli immediati dintorni. Inutile dire che il personaggio è vincente: un insieme di gesti, ammiccamenti, sussurri, imbarazzi, tormentoni ("Minghia cherridere") che ancora oggi ottengono il loro buon effetto comico. Per quanto fin troppo diluito e con qualche passaggio a vuoto, il lungo sketch sa essere a tratti esilarante come promesso chiudendo in bellezza uno spettacolo onesto, nel complesso godibile e che lascia intuire le virtù (magari poco appariscenti) del suo protagonista, da stimare anche per la capacità di proseguire quasi due ore senza interruzioni.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/05/23 DAL DAVINOTTI
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