Pain Hustlers - Il business del dolore - Film (2023)

Operaia con figlia a carico si lancia nel settore farmaceutico, ma viene coinvolta in un affare illegale. Certo, il tema è scottante in quanto attualissimo, ma purtroppo l'esito complessivo è appena mediocre soprattutto per due ragioni: in primo luogo la dispersività (poderosi tagli a certe sequenze inutili, in special modo all'inizio, avrebbero solo giovato a un ritmo che risulta troppo spesso diseguale), in secondo la recitazione enfatica dei due interpreti principali, i quali hanno fornito performance migliori in altri film. Un'occhiata senza pretese la si può comunque dare.

Poveraccia maldivorziata con figlia adolescente a carico diventa ricca operando come rappresentante farmaceutica di un'azienda che impone con metodi illegali il proprio prodotto, un antidolorifico che induce dipendenza... Alla crisi degli oppioidi, tuttora un problema enorme negli USA, sono state dedicate opere significative ma non è questo il caso: il film, nonostante si ispiri a una inchiesta giornalistica, risulta superficialmente effettistico, riservando inoltre troppo spazio alle beghe personali della protagonista senza motivare deguatamente a sua tardiva crisi di coscienza.

Alterna momenti anche interessanti ad altri completamente avulsi dal contesto e dalla reale necessità di rappresentarli. La crisi degli oppioidi in America è stata già ampiamente trattata da serie, documentari e altri film, per cui nessuna novità sotto questo aspetto. La Blunt ci mette anche impegno ma si capisce che non è un ruolo che le calzi proprio a pennello. Yates ha voluto cimentarsi con una pellicola non fantasy ma altamente drammatica e si capisce che non è pane per i suoi denti.

Nella ormai piuttosto corposa filmografia dedicata all' "epidemia" legata all'abuso di oppiodi che rappresenta una piaga sociale negli Stati Uniti, si inserisce anche questo film del "potteriano" Yates che colloca la storia dalla prospettiva dei venditori e piazzisti dei farmaci. Il film ha il difetto di essere troppo "frenetico" e di caratterizzare in modo esagerato i personaggi che tuttavia sono ben interpretati dal trio Blunt, Evans e Garcia. Un film che ha anche il pregio di una buona regia e di un'ottima ambientazione e che forse non ha avuto l'attenzione che meritava.