Party fatale - Film (1997)

Party fatale
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Below Utopia
Anno: 1997
Genere: thriller (colore)
Regia: Kurt Voss
Note: Aka "Body Count", "I segreti di Utopia".

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Thriller routinario che comincia portando la coppia protagonista (Theroux/Milano) in visita dai parenti di lui. Lui che, si intuisce quando il regista ce lo mostra correre in auto ad occhi chiusi sulle strade di montagna con lei terrorizzata accanto, non è esattamente una cima. Diciamo che, assieme al fratello nullafacente, non è il preferito di papà, il quale vedeva di buon occhio solo John, il figlio purtroppo defunto. Durante la cena qualche frizione si fa strada in famiglia, ma tutto sembra procedere sommariamente bene. Almeno fino a quando, proprio mentre Susanne e Daniel sono impegnati in un amplesso sul divano del seminterrato, qualcuno entra in casa e fa fuori quasi tutti. Sono tre ladri...Leggi tutto d'arte, che in breve cominciano a organizzarsi per portar via i quadri più preziosi. Quando scoprono che esistono ancora dei superstiti, si avvieranno le interminabili fughe tra stanze e corridoi nel tentativo di far montare quel briciolo di suspense che darebbe un po' di senso al tutto. Perché altro non pare esserci: personaggi disegnati e interpretati senza convinzione (l'unica che un po' ci prova è la Milano), dialoghi anonimi - per quanto non inascoltabili - che portano avanti un clima in cui si respira l'ambiguità di certa ricca borghesia senza che mai si riesca a far emergere degnamente l'indole artistica dei due figli rimasti. Ai confini del trash la morte dello zio che agonizzando confessa al nipote una verità da telenovela, né si può dire vada molto meglio per i tre ladri killer: un bianco e due neri, con il rapper Ice-T che non lascia proprio il segno nel ruolo del presunto leader del gruppo. L'unico vero colpo di scena si ha quando si capisce che qualcuno ha "commissionato" l'intera operazione, preparandoci a un finale con sorpresa; che tuttavia non può certo bastare a risollevare una seconda parte composta da una piatta serie di agguati casalinghi condotti svogliatamente e in cui l'assenza di una fotografia valida o di una regia coerentemente svelta non permette di valorizzare nemmeno dal punto di vista meramente visivo. Né violenza né sangue: solo un soggetto con un paio di snodi vagamente azzeccati, sulla carta, traditi da una messa in scena scadente, da intrattenimento televisivo serale. Alyssa Milano sta ben attenta a non mostrarsi nuda, la regia affonda definitivamente nella seconda metà, in cui l'azione annoia più dei già non brillantissimi scambi di accuse tra parenti visti fin lì. Musiche (quella sui titoli di testa predisponeva bene) di Joseph Williams, figlio di John nonché per anni voce dei Toto.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/09/18 DAL DAVINOTTI
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