Perché uccidi ancora - Film (1965)

Pur con alla base della sceneggiatura una semplice vendetta, la pellicola in questione ricalca i canoni tipici dei western, vantando una colonna sonora indovinata che mescola sapientemente il classico score da far west con partiture decisamente innovative valorizzandola, assieme ai paesaggi sabbiosi e ai duelli tipici di questi film, nel suo complesso. Nonostante alcune ingenuità di fondo e la presenza di alcune scene che sfiorano il patetico resta un buon prodotto che, pur non eccellendo per originalità, si fa seguire con una certa curiosità.

Western di solida realizzazione, curata da Vincenzo Musolino e che segna l'esordio de facto di Mulargia. Steffen (doppiato da Adalberto Maria Merli) imparò a cavalcare per questo film, ed entra subito nel personaggio del vendicatore inesorabile e granitico, senza concessioni al lato smargiasso del filone (del resto il film è serissimo e cupo fin dalla memorabile sequenza iniziale). Nutrita la schiera dei caratteristi.

Nel pieno rigoglio del western europeo, c'è qualcuno che ne varca gli angusti confini mostrando la vendetta - anzi, una faida dalle origini ignote in cui nessuno sembra innocente - in tutta la sua disumanità e arricchendo la sceneggiatura con gli imprevisti provocati da personaggi (la banda del "Gringo" e i militari) che si frappongono tra le due famiglie in lotta. Steffen è elusivo, sprezzante e imperturbabile come lo sarà in Django e il bastardo, ma è la Galli, per quel che subisce e per come si rivela determinante, a guadagnarsi il titolo di eroina a fianco dell'altra donna, la Cuervo.

Western razionalista. Scorre fluido e sincero senza inutili fronzoli pseudo-spettacolari tipici di molti prodotti che verranno (inutili risse, sparatorie infinite o decorative e prodezze gratuite degli stuntman), sino all'ultima sequenza. Personaggi forse un po' schematici. Ida Galli brava e bella (perfetta nella scena del pestaggio); finale approssimativo ma salvabile.

Una classica storia di vendetta, nulla di nuovo però attenzione: tecnicamente il film è girato in modo eccellente e soprattutto ben interpretato. Il protagonista si mette in azione per vendicare la morte trucida del padre. La trama è la solita storia del west, ma in questo caso la pellicola scorre piacevolmente e non annoia. Ottime scene d'azione con duelli, lunghe cavalcate e diversi momenti di tensione. Anthony Steffen è molto preciso, nella sua interpretazione. L'unico dettaglio che non convince è la colonna sonora. Comunque un buon spaghetti western, da vedere.

Mulargia esordisce nel western europeo non ancora contaminato dalla deriva comico-fracassona portando aria nuova sia nei temi sia nei modi, in una storia ancora parzialmente legata a certi modelli d'oltreoceano, più che altro per alcuni toni melodrammatici amplificati dalle ridondanti musiche di Di Stefano. Steffen, che diventerà un'icona del genere, sembra ancora un po' impacciato con colt e speroni e nel cast brillano di più gli "spagnoli". Alcune scene davvero belle alzano il pallinaggio ben oltre la sufficienza, anche se il film non è tutto dello stesso livello. Interessante.

Western che si lascia vedere nonostante sia basato sulla classica storia della vendetta. Nel complesso però il tutto sembra funzionare e non annoia particolarmente, grazie anche a qualche momento forte e violento che mischia le carte in tavola. I personaggi sono come se ne vedono tanti nel genere e non aggiungono nulla di nuovo, ma una recitazione che rimane su livelli dignitosi (al contrario di tante altre pellicole dell'epoca) riesce a rendere il tutto professionale, come nel caso di Calvo e Steffen e nelle immancabili location spagnole.