Tratto dall'omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, è un buon film ottimamente interpretato da Marcello Mastroianni. Narra di un giornalista, il Pereira del titolo, che si troverà suo malgrado a prendere coscienza politica di quanto sta avvenendo intorno a lui (siamo nel Portogallo degli anni '30). Il limite maggiore del film risiede negli attori che fanno da contorno a Mastroianni (la Braschi e Dionisi) per il resto funziona molto bene. Molto fedele al romanzo.
Da un bel romanzo di Antonio Tabucchi, una buona trasposizione cinematografica realizzata con cura da Roberto Faenza. Il film si segnala per la buona ricostruzione della Lisbona oppressa dalla dittatura (che ovviamente comportava grandi limiti delle libertà individuali ben mostrate dalla sceneggiatura del film) alla fine degli anni '30. Buona interpretazione di Marcello Mastroianni mentre il resto del cast non appare all'altezza. Pregevoli anche la fotografia e le musiche di Morricone.
Penosa riduzione di un non così bel romanzo di Tabucchi. Non basta avere un Mastroianni sempre grande, sempre umano, caratteri esaltati dalla senilità. Faenza è un regista che non ama l'immagine (gravissimo visto che fa il regista). Oltretutto scegliere Nicoletta Braschi in un ruolo dove ci si doveva attendere una rossa sensuale mi pare un grave caso di miscasting. Peggio del libro assolutamente.
Terrificante riduzione cinematografica di un libro già di per sè non così bello come dicono, che viene nettamente peggiorato sullo schermo. Colpa di una sceneggiatura a dir poco ridicola e soprattutto della regia inetta e superficiale di Faenza, che ha fra le tante colpe quella di aver scelto Nicoletta Braschi (cagna come al solito) per un ruolo in cui ci sarebbe voluta una donna bella e sensuale. Ma per piacere! Dal disastro totale si salva solo il grande Mastroianni.
Trasposizione cinematografica del romanzo di Tabucchi, il film perde molto vigore rispetto al libro a causa di una narrazione lenta e svogliata e di un cast, Mastroianni a parte, poco azzeccato. La presa di coscienza del giornalista portoghese davanti all'avanzata dittatoriale di Salazar è narrata manieristicamente e con immagini patinate all'inverosimile.
Tutti i pregi e i limiti del romanzo emergono con chiarezza: un protagonista di simpatica umanità, ambientazione evocativa... ma i nobili ideali sono superficiali, i buoni sentimenti stucchevoli, ed è esasperante (anche nel libro) la voce off che si compiace di ripetere all'infinito l'indovinato ritornello del titolo. Nobilitato dall'interpretazione di Mastroianni, che ci mette il sangue (visto il suo decadimento fisico). Ma tutti gli altri sono fuori parte.
MEMORABILE: La falsa telefonata al ministero per far pubblicare l'articolo in prima pagina.
A parte lo splendido soggetto di Tabucchi, le cose più affascinanti del film sono la ricostruzione storica e l'ambientazione negli scorci più suggestivi del Portogallo. Per il resto, la storia del giornalista culturale apolitico che viene sollecitato suo malgrado dagli eventi che lo circondano risulta trasposta in modo quasi calligrafico e un po' opaco, con attori diretti male o proprio inadeguati (Braschi in testa), tra i quali riesce a ritagliarsi una buona performance solo Mastroianni. Una bella occasione risolta in un compitino senza nerbo.
Il film, dopo un ottimo inizio, scade rapidamente nel banale e a volte nell'irritante a causa dell'indecorosa recitazione, per lo più della Braschi. Si salvano Mastroianni (non per nulla David di Donatello 1995), l'insopportabile portinaia e, in parte, Daniel Auteuil. La prestazione migliore l'ha data in ogni caso Ennio Morricone con lo splendido tema percussivo e l'orchestrazione.
Un film senz'anima e senza interpreti adeguati (Mastroianni a parte, unico motivo, assieme alla colonna sonora, per visionare il film). La regia è pessima e la sceneggiatura un insieme di spezzoni che non riescono a legare e a dare fluidità alla storia. La magnifica Lisbona non basta a sostenere (credo lo direbbe Pereira stesso) questo lavoro che giudico un'occasione malamente sprecata di trasportare sullo schermo il vero senso del romanzo del compianti Tabucchi.
Il fortunato romanzo da cui è tratto il film mi è piaciuto principalmente per due aspetti: per l'originale leitmotiv "sostiene Pereira" e per il lodevole modo in cui Tabucchi sottolinea il progressivo spostamento del protagonista da una completa indifferenza all'impegno politico; ma nella pellicola di questo c'è ben poco e tutto il resto non è una gran cosa: i dialoghi sono mal formulati e talvolta forzati quindi irreali; le riprese sono mediocri e alcune sequenze sono come mozzate; il cast (eccetto il grande Mastroianni) è mediocre.
In una Lisbona appiccicosa dell'estate del '38, con la seconda guerra mondiale incombente, un mite giornalista sedicente apolitico, preparatore di necrologi anticipati, prende progressivamente coscienza politica ma soprattutto umana e sociale del suo tempo. Tra una frittata e l'altra con origano e senape si rende conto che la conquista della libertà richiede impegno e partecipazione. Buona la resa del gioiello di Tabucchi. Mastroianni stratosferico e il fado fa il resto. Grande film!
Decisamente poco riuscita la trasposizione di Faenza del romanzo di successo di Tabucchi, piatta e inadatta a trasmettere la necessaria partecipazione emotiva per le drammatiche vicende storiche e umane narrate. Difficile comunque non affezionarsi anche nel film alla figura del dottor Pereira, anti-eroe per definizione, giornalista remissivo appassionato di letteratura ed estraneo alla politica, ben interpretato da Mastroianni. La scelta del resto del cast appare invece poco azzeccata.
La trasposizione del capolavoro di Tabucchi parte senza convincere poi troppo, causa qualche sequenza un po' sballata e la (ahimè!) presenza della Braschi. Ma poi il film ingrana, grazie anche a Mastroianni che è davvero bravo (nonché molto più simpatico che da giovane, ma ci credo...) e verso il finale la regia tocca livelli magistrali. Meravigliosa l'ultima scena, davvero commovente e magnificamente accompagnata dalle musiche di Morricone. Sarà anche per questo che non riesco a dare meno di ***!.
Difficile compito, quello di Faenza, che si propone di rendere in immagini il capolavoro di Tabucchi. Qualcosa si perde per strada (la Lisbona "deserta e torrida"), ma l'immensa caratterizzazione di Mastroianni accompagna l'evoluzione della coscienza politica di Pereira in modo sopraffino fino a un epilogo molto potente. Regia attenta a ricostruire il clima di terrore del Salazarismo e buon cast, dove emergono un giovane Dionisi e i portoghesi Almeida e Breyner, che raccontano con rabbia una dittatura vissuta sulla loro pelle. Molto bello!
MEMORABILE: Il dialogo fra Mastroianni e Breyner; La scena finale.
Tratto dall'omonimo romanzo di Antonio Tabucchi (qui collaboratore ai dialoghi). L'incontro con degli attivisti cambierà modo di vivere a un giornalista di un quotidiano filo governativo. Bella storia, che va dal politico/storico al drammatico, con un Marcello Mastroianni (in uno dei suoi ultimi film) davvero bravo. Colonna sonora di Ennio Morricone discretamente apprezzabile.
Discreta trasposizione di un romanzo, ambientato nel Portogallo salazarista, che non eccede nei toni della narrazione e si mantiene sempre a un livello di cui si apprezza la compostezza. Gli aspetti migliori riguardano le musiche guardinghe e tensive di Morricone e gli scorci della città di Lisbona che avvolgono un Mastroianni bravo nel restituire un personaggio di cui si percepiscono le tante sfumature caratteriali e la lenta metamorfosi. Non manca qualche momento, in apparenza superfluo, che fa perdere il filo conduttore e soffre delle interpretazioni non eccelse dei comprimari.
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Il film dovrebbe essere del 1995. L'unica stranezza è che imdb dice che in Italia è uscito il 6 aprile 1995 e poi anche il 17 novembre del 1996 (Florence Film Festival) mentre la "premiere" sarebbe del 7 marzo 1996 in Portogallo. Anica riporta solo che la censura è del 10-4-1995