Le location esatte di "Romanzo popolare"
26 Maggio 2008
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All'inizio del film ci viene fatta conoscere la storia di Giulio Basletti (Tognazzi) e Vincenzina (Muti): si conoscono fin dai tempi del battesimo di lei (molto più giovane) e han finito con lo sposarsi. Si ripercorre, leggendola su una rivista, l'infanzia di lei, e ci viene detto che il suo paese natale è Montecagnano (in provincia di Avellino). Peccato che la foto della rivista mostri chiaramente Calcata (Viterbo), come ha acutamente scoperto Renato. Montecagnano, per la cronaca, è paese inesistente. Successivamente lì al paese ci torneranno, Giulio e Vincenzina, e qui scopriamo un altro particolare curioso: durante il corteo funebre a Giulio viene chiesto se ha visto "la bretella", un'opera "di audace balzo ingegneristico che congiunge Putigliano salentino con Marciano del Monte; geniale opera autostradale a numero 4 corsie, sviluppa chilometri 49,600 per un costo complessivo di miliardi 86. Oggi si può raggiungere con orgoglio Marciano del Monte in 22 minuti...". Ebbene, il viadotto a lungo inquadrato Markus ha scoperto essere il viadotto di Pietrasecca (AQ), lo stesso presente in Non si sevizia un paperino e I corpi presentano tracce di violenza carnale. Altro che Avellino... Sempre sulla Roma-L'Aquila poi, all'uscita di Castel Madama, come ha abilmente scoperto Iena, si trova il casello dove lavora il raccomandatissimo Ermanno, che Tognazzi e gli altri passeranno a salutare durante il soggiorno di Tognazzi al paesino "nell'avellinese".
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Subito dopo i titoli di testa, sule note della celebre "Vincenzina e la fabbrica" di Jannacci, Giulio Basletti racconta che sta cambiando casa, ma "siccome un po' della mia roba era rimasta lì, in un vecchio pied-à-terre, siamo andati a ritirarla". Il pied-à-terre milanese, un piccolo appartamento sui Navigli, ha il balcone che apre sulla Darsena, ma la certezza del luogo ce la dà la forma delle ringhiere del balcone stesso (tuttora identiche) e il tipo di ripresa, che ci permette di identificare con esattezza il balcone esatto. Siamo sopra alla "Trattoria milanese", un noto ristorante, in viale Gorizia. La prospettiva poteva ingannare, ma la composizione della balaustra sulla Darsena è ancora identica. E' una delle zone vecchie di Milano, e poco è cambiata.
3. IL PALAZZO, IL CORTILE E LA TERRAZZA CON VISTA SULLE FABBRICHE (Zender, Markus)
Markus si dice sicuro che se la terrazza è a Sesto il palazzo (che non è certamente lì) sia a Cologno (d’altronde tutti gli interni li han girati lì, ai vecchi studi Incir-De Paolis oggi Mediaset). Non abbiamo niente in mano, questa volta, nemmeno una panoramica del film che non sia su un quartiere in costruzione oggi evidentemente irriconoscibile. Abbiamo solo cinque o sei fotogrammi del palazzo: ad averlo di fronte lo riconosceremmo, ma in zona è pieno, di casermoni. Spuntano ovunque come funghi, è come cercare un ago in un pagliaio. D’accordo, ci diciamo, noi ci proviamo. E allora via a scandagliare Sesto, Cinisello, Cologno sud e nord, via Palmanova, Villa Pizzone, Certosa. Pare sempre di averlo di fronte, ma son sempre falsi allarmi. Non lo troveremo mai, ci diciamo.
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Riuscire a trovare il palazzo diventa un’ossessione, nel weekend del 6 aprile. Si scandaglia tutta la zona dal satellite in cerca di quel caratteristico edificio con balconi rotondi e forme molto particolari. Potrebbe essere a Cinisello Balsamo come dicono certe fonti, ma pare strano. Guardando tutte le foto disponibili di Cinisello (soprattutto di agenzie immobiliari) l’edificio misterioso non salta fuori. Poi improvvisamente, in un articoletto di un giornale locale di 300 pagine in pdf (non ricordo più quale razza di termini incrociammo per la ricerca), leggo che parte del film è stato girato nella zona di Cascina Gatti. Dov’è Cascina Gatti? Si cerca... è a Sesto e alcuni edifici sono stati progettati da un noto architetto e realizzati dopo la sua morte.
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Ma riprendiamo ora il racconto da Sesto San Giovanni che avevamo labbandonato all'inizio. Arrivati lì le vediamo subito, le due torri, e cominciamo a guardarci intorno consultando i fotogrammi del film che ci siamo stampati. Durante una perlustrazione del posto, di lontano compare la sagoma di un palazzone più alto degli altri, la cui forma della terrazza pare proprio quella del film. “E’ lui!” dice Markus. Non ci voglio credere e nego, anche se provo a mettermi nei panni di Monicelli e mi dico che sì, quello sarebbe proprio il palazzo con la vista migliore, se volessi mostrare le fabbriche dall’alto. In un fotogramma individuiamo il campanile di Sesto e, subito dopo, la piccola stazioncina che si vede stare sotto al palazzo. La zona è esattamente quella, e il fatto che i binari sembrino nel film così vicini è forse data dal fatto che il palazzo è davvero molto alto. Ci avviciniamo con una certa emozione. Siamo in via Antonio Gramsci, davanti al piazzale degli autobus. Avvicinandosi alla terrazza con lo zoom pare di poter dire che sì, il palazzo è proprio quello: la forma non regolare, i camini messi proprio lì... Ci appostiamo e cominciamo a parlare con chi entra. In breve arrivano le prime conferme: qualcuno ricorda! Sì, ci avevano girato un film, su quella terrazza.
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Cogliamo quindi l’occasione per ringraziare qui il consigliere Albertini, ex attivista sindacale che è stato non solo un preziosissimo aiuto ma anche persona oltremodo disponibile e gradevole e i cui buoni uffici ci han permesso di poter contattare i proprietari della terrazza; i signori De Marie, proprietari della terrazza accanto con cui abbiamo passato uno splendido pomeriggio e che ci hanno accolto con estrema gentilezza; infine i signori Mocchetto, proprietari della terrazza vera e propria i quali, dopo un attimo di ovvia diffidenza, si sono dimostrati anch’essi gentilissimi e ci hanno permesso di fotografare una delle principali location del film.
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L'ubicazione del cortile della casa di Tognazzi e la Muti, che si vede bene quando Placido entra accusando Tognazzi di averlo colpito in testa, ci è stata gentilmente svelata dall'utente Tnex il quale, abitando al tempo in via Padova, ancora ricordava quano la troupe girò lì. Il cortile, che quindi non è né dove sta il palazzo né tantomeno dove sta la terrazza, è in Via dei Transiti 2 a Milano, una laterale per l'appunto di via Padova. Dopo un po' di tentativi infruttuosi sono riuscito a parlare col gentlissimo portiere dello stabile (che essendo lì dal '48 ricordava molto bene quando la troupe girò lì), grazie al quale ho potuto verificare che in effetti il palazzo è esattamente quello. Sono stati fatti dei pesanti restauri negli Anni 90, ma non ci vuole molto a riconoscere il posto. La casa di Tognazzi, così dice il portiere, stava al secondo piano, e i fotogrammi parrebbero confermare la cosa, per cui (anche se la certezza assoluta non l'avremo mai) si può ragionevolmente dire che la porta era proprio una di quelle che affaccia sul ballatoio del seocndo piano.
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Il cinema per adulti dove Giulio porta la moglie minorenne pretendendo di farla entrare (memorabile lo scontro col proprietario del cinema, deciso a non fare sconti a nessuno impedendo così alla bella ragazza di entrare) oggi non c'è più. Era il cinema Albanella in via Bottelli 11 a Milano (quartiere Greco). E' stato chiuso ancora nel 1981, ma vedrete che con le foto di oggi è possibile dimostrare che il posto è proprio quello, come ci aveva segnalato Alecat56. La fabbrica invece la vediamo più volte nel corso del film, è la fabbrica che ispira a Jannacci la sua già citata canzone e la fabbrica in cui Giulio (Tognazzi) consuma il suo tran-tran quotidiano. Come aveva detto tempo fa Markus, si tratta della ex Innocenti di Lambrate (Milano), che aveva i suoi stabilimenti in via Rubattino. Non l'avevamo inserita precedentemente nello speciale perchè si credeva fosse stata del tutto smantellata. In realtà, passando nel settembre 2010 per via Rubattino, ho scattato una foto che mi ricordava molto l'entrata che avevo visto nel film. Nessun dubbio, al controllo: la fabbrica di Basletti è ancora lì, in via Rubattino! Certo, non ci lavora più nessuno, è in attesa di smantellamento, ma ad oggi è ancora lì, salda in terra! Anche se al tempo s'è fatta una ristrutturazione e probabilmente aggiunto un piano cambiando in parte le finestre, l'entrata è quella e lo testimonia anche un fotogramma che ci mostra dietro a Placido una casa tuttora esistente.
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“Sarebbe interessante trovare anche il bar dove Tognazzi arriva con le bandiere milaniste e il vecchietto incontra Placido”, dice Markus. Verissimo, ma come? Son giusto un paio di inquadrature: una strada e un incrocio. E poi c’è lo stacco sulla bandiera, magari il bar è da tutt’altra parte. Proviamoci: vediamo se si può trovare il posto. I nomi sulle strade non si leggono (troppo distanti) ma attenzione, perché in strada passa un autobus. Troppo veloce, stavolta: numero e capolinea paiono illeggibili. Pare il 22. No, forse è il 44. Esiste ancora? Sito Atm... Sì, c’è. Il capolinea è Cascina Gobba. Potrebbe essere scritto così, sul bus. Forse... ma si legge proprio male. Si prova... Di nuovo tieni il sito aperto con l’elenco delle fermate e la vista da sat aperta in un’altra finestra. Confronta, guarda... In zona via Iglesias, dalle parti di via Palmanova... la zona ci assomiglia molto. Decidiamo di partire, perlustriamo, cerchiamo... D’improvviso facciamo via Apelle e incrociamo via Guanella... la cancellata in pietra... il palazzo dal tetto piatto... Ci siamao! Confrontiamo col fotogramma... E’ lui! Mi appresto a scattare le foto e ci si avvicina un tizio che chiede cosa stiamo facendo. Spieghiamo il tutto e... attenzione... lui dice di essere quello che abita sopra a quello che fu il bar del film! E il bar dov’era? Ma come dove? Proprio lì dove nel film si legge sopra Splugen Brau! Era proprio un bar, IL bar! Nessun trucco cinematografico, il posto è quello! L’uomo racconta che all’epoca il film venne girato senza che il barista (solo affittuario) chiedesse prima il permesso ai proprietari. Quindi non solo abbiamo trovato la strada in cui Tognazzi e l’amico milanista passano in auto ma anche il bar (oggi scomparso) dove erano state girate le scene successive.
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Trovata la fascinosa terrazza possiamo passare a una tappa più semplice: grazie a Markus sappiamo già dove colpire, infatti. In via Maffi, a Sesto San Giovanni, il supermercato c’è ancora ed è inconfondibile, con quel suo lunghissimo muro perimetrale (ora non è rosso ma bianco) davanti al quale Giovanni e Vincenzina s’incontrano. E ancora lì sono i casermoni che fanno da sfondo all’ultima scena in cui lo si vede: precisi. A sorpresa Markus dice: “Ho visto il palazzo!” (non quindi la terrazza ma il palazzo, la nostra seconda grande meta!). A me pare strano. Markus va a vedere tornando poco dopo deluso. “No, mi era solo sembrato”. Peccato, ma anche così abbiamo due grandi risultati. Il punto è che avere la terrazza e non sapere dov’è l’abitazione virtuale sulla quale Monicelli voleva farci credere la terrazza si trovasse, fa innervosire. Fotografato a dovere il supermarket (che è ancora Il Gigante, proprio come nel 1974), decidiamo di tentare l’impresa: trovare il corpo del palazzo!
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Avete presente? Lui attende lei col magnetofono in mano, lei arriva e pare respingerlo, poi insieme corrono giù verso i binari e si rifugiano in un casotto lì a due passi. A vederlo è un incrocio come tanti altri. Ci sono i tralicci sui bordi della strada, dei panettoncini piantati ai lati della careggiata, ma pare che quella roba oggi non esista più. Sulla destra del fotogramma si vede di sfuggita un ponte con un paio di arcate. Giriamo i ponti di Sesto, ci spingiamo oltre... Poi, per puro caso, oltrepassiamo un anonimissimo ponte estremamente trafficato. Siamo alla rotonda che unisce via Breda e via De Marchi, in zona Sarca a Milano. Vedo delle arcate e dico fermiamoci. Il posto pare non abbia niente a che fare con quello che cerchiamo ma quelle arcate... Ci spostiamo sulla rotonda e d’improvviso, alla sinistra, ci appare un sentierino di fianco ai binari. Tralicci e panettoni sono stati sostituiti dai guard rail, la carreggiata è più larga e moderna ma il posto è quello. Guardiamo tutti i fotogrammi e spostiamo lo sguardo in ogni direzione. Ritroviamo i binari che si allargano, la casetta sulla destra, i depositi... C’è tutto! Qui è come rivedere la Muti e Placido che scendono sul declivio per avvicinarsi ai binari (Placido cercava anche di scavalcare la recinzione). Il casotto non c’è e chissà mai se c’è stato (quando nel cinema vedi degli stacchi capisci che il trucco è in agguato...), ma il posto è indubitabilmente quello! Un altro ottimo risultato, per noi.
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Convinto che la moglie Vincenzina lo tradisca, Giulio decide di pedinarla prendendosi un permesso dal lavoro. Quando lei sale in autobus lui la insegue di corsa (dopo aver fallito un inseguimento a bordo di un altro tram). Infine, giunto in Piazza Cinque Giornate (Milano), la perde di vista e si ritrova in un piccolo mercatino proprio in centro alla piazza. Oggi al posto di quel mercatino c'è semplicemente un'aiuola, e la piazza è facilmente riconoscibile per la grande insegna di Coin (uno dei primissimi punti vendita mai costruiti, per Coin). Una location semplice da trovare ma che mettiamo ugualmente. Quando Vincenzina riappare, Giulio è preso in contropiede e si mette baffi e occhiali finti per non farsi riconoscere. Rimedia solo una figuraccia...
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Capito come stanno le cose, Giulio decide di andare a parlare direttamente con l'amante (Placido) della moglie e raggiunge la caserma dei carabinieri di Via Tiepolo (Milano), ma qui un agente lo avvisa che l'uomo è a casa col permesso del "2+2". La caserma dei carabinieri che vediamo nel film è ad oggi un istituto magistrale ed è non molto distante da Piazza Cinque Giornate. Nel tempo vi è stato un restauro e non appare nelle pessime condizioni che si vedono nel 1974, quando venne girato il film.
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Il film si chiude in maniera bellissima, con un’immagine splendida di Tognazzi che cammina in un vialone quasi deserto mentre sullo sfondo si vede apparire lontana una torre. Credevamo si trattasse della torre Mediaset di Cologno (forse c’era già, ci diciamo, anche se ovviamente non era Mediaset), ma anche se fosse stato così? Dovevamo guardare tutto il panorama attorno circoscritto in un’area di 5 km quadrati? Impossibile. Quelle file di palazzi che si vedono sullo sfondo quando Tognazzi accompagna il figlio sono caratteristici e tantissimi, tutti affiancati.
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L’avventura finisce così, tra decine di fotografie e l’intenzione di realizzare ciò che state leggendo ora.
Foto e testi: Zender. Compagno d'avventura: Markus
ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER E MARKUS
25 Luglio 2011 20:06
solo una nota :
"C
25 Luglio 2011 20:09
solo una nota : Quarto, scena finale: non si tratta della scuola, bensì dell'asilo - ora abbattuto - che frequentavo, ahimè, troppi anni fa.
L'entrata della scuola è sempre stata infatti in via Trilussa, non in via Traversi.
29 Ottobre 2012 19:38
1 Aprile 2013 09:47
3 Luglio 2013 13:17