A conti fatti una bella esperienza questa sola stagione dei
Fear Itself
Certo, ora che ho finito gli episodi, posso dire che i
Masters Of Horror erano più "horror" (appunto) e, anche se , alcuni, scivolavano nel grottesco, erano molto più viscerali e non badavano a spese in fatto di sex and violence (eppoi c'erano i due di Argento, che ritornava in forma smagliante!)
Purtroppo, a differenza dei
Masters, i
Fear Itself sono stati penalizzati dalla rete che li ha prodotti (la NBC), che ha "ammortizzato" gore, sesso e violenza (a differenza della più libera Showtime dei
Masters), anche se alcuni registi (Gordon, Bousman, Fessenden) hanno tentato di aggirare l'ostacolo "osando" un pò di più.
Comunque , alla fine, ne sono rimasto abbastanza appagato. Non tutti erano prettamente horror e il twist finale (spesso inaspettato) il vero marchio di fabbrica di questa succosa antologia.
Gli episodi migliori, almeno dal mio punto di vista, sicuramente quelli di Stuart Gordon (che supera di netto i due che ha diretto per i
Masters), di Mary Harron (sorprendente la sua versione "femminista" della
Fabbrica delle mogli), di Larry Fessenden (il più aggressivo, il più viscerale) e di Ronny Yu (divertentissimo, cattivissimo)
Poi quelli che entrano nella media ma che hanno interesanti frecce al proprio arco: Breck Eisner e le sue due sorelline in odor di
Licantropia (peccato per il pagliaccesco vampiro), Brad Anderson che imprime il suo stile e le sue tematiche da "complesso di colpa", John Landis al cazzeggio che però diverte non poco, Bousman tra infetti e vendette amorose al sangue, John Dahl che gioca con il "noir" (genere a cui non può farne a meno) e le proprie Metà oscure, Schmidt riprende il suo bellissimo
Delitto + castigo a Suburbia e lo contamina con il J-Horror.
I meno riusciti , sicuramente, Ernest Dickerson (la sua barzelletta sui licantropi lascia il tempo che trova, salvata in corner da un twist a suo modo geniale), Rupert Wainwright che spreca il suo talento per una storiella di reincarnazione e gelosie amorose alquanto fiacca (però osa, a dispetto degli altri episodi, un pò più sull'elemento sessuale e alcune inquadrature di bellezza estetico/videoclippara rimandono a
Stigmate) e Eduardo Rodriguez, il meno dotato di tutti, che mette in piedi una storiellina banale e convenzionale, nonchè derivativa al massimo, tra
La casa raiminiana e il "witch movie" (anche se l'incipit col sabba stregonesco faceva ben sperare)
Alla fine, nel bene e nel male, tutti i 13 registi hanno lasciato la loro impronta autoriale e il loro stile riconoscibilissimo.
Per me (e anche per il buon Garris, che stavolta, registicamente, si e chiamato fuori) una scommessa vinta.
Non avranno la caratura dei
Masters, ma avercene di antologie televisive così .
Insomma, sotto le festività natalize non mi sono affatto annoiato e qualche "gioiellino" me lo sono portato a casa.
FAVOLOSA la siglia iniziale che apre tutti gli episodi (ancor più di quella dei
Masters), con la bellissima Lie Lie Lie composta da Serj Tankian.