Radu, il principe delle tenebre - Film (1993)

Deliziosa ed alquanto rara seconda parte della quadrilogia vampirica di "Subspecies", sempre a firma Nicolaou. Qui la bella Michelle non è più la Tate ma una meno sexy Denice Duff (che, però, mostra un seno perfetto) mentre Radu-Hove resta sempre terrificante. Il tema è questa famosa pietra di sangue per la quale Michelle e la sorella lotteranno contro il mostro. Le scene di sangue sono parecchie e succulente, la storia affascina. Bella esperienza vampirica! Altri 2 seguiti, inediti da noi.

Spazzato via il fratello Stefan e riportato in vita grazie ai suoi demonietti, Radu può tornare più malvagio di prima. Un secondo capitolo, sempre diretto dal fido Nicolaou, ma che è un miglioramento continuo rispetto al precedente. La stop motion, la rigenerazione di Radu (effetti meccanici ottimi), il make up della strega/mamma del cattivone e le ombre proiettate sugli edifici (omaggio a Nosferatu) sono da applausi a scena aperta. Anders Hove sempre più calato nei panni del protagonista. Bene il resto del cast e simpatica la caratterizzazione macchiettistica del capo della polizia.

Le scenografie “vampiresche” sono di primordine e ben fotografate. Il cattivissimo “Radu” si mostra in una efficace mostruosità estetica, ben costruita con “sfx” tradizionali che, in particolare nella parte iniziale, appaiono realizzati con molta cura e impiego di mezzi. La storia parte dinamica e avvincente, poi subisce un sensibile calo nella parte centrale, salvo riprendersi in quella conclusiva. Il finale ultimo però è interlocutorio, con un discutibile rimando a un successivo episodio. Il doppiaggio italiano risulta, per un personaggio in particolare, alquanto imbarazzante.

Si riparte da dove Vampiri era finito, con la testa di Radu che si riattacca al corpo in quella che è anche la sequenza più gore e sensazionalistica del film. Ciò che segue, a sorpresa, vede un Nicolaou molto più attento ai climi filo-espressionisti (notevole il contributo del direttore della fotografia Vlad Paunescu, fra ombre fantasmiche e sfondi funerei) che non ai canoni caciaroni dei B-horror di casa Band. Le tranche notturne, praticamente mute, con la vampira braccata e affamata toccano l'autorialità. La seconda parte si standardizza un po' e il cliffhanger finale non convince.

Meno interessante del primo capitolo in cui c'era un gusto per il fantastico più riuscito: qui i piccoli demoni si vedono solo all'inizio, anche se in compenso c'è la vecchia madre putrefatta del vampiro protagonista. Le location sono buone come lo erano nel precedente e l'azione, oltre che in Transilvania, si sposta pure a Bucarest, dando sensazioni più cittadine con tanto di locale frequentato da metallari. L'idea della protagonista vampirizzata è buona, ma la trama dopo un po' finisce per stancare.

Un sequel all'altezza del predecessore, forse anche un pelo migliore in virtù di una prima parte dal ritmo davvero alto, oltretutto materiata da gustosi SPFX pratici che riportano all'epoca d'oro degli effettisti; successivamente - come nel prototipo d'altronde - la storia dimostra di avere un po' il fiato corto, tuttavia si lascia seguire senza grosse cadute di stile. Tra gli omaggi visivi al classico di Murnau, le suggestive location rumene e le atmosfere gotiche e cimiteriali, si svolge un horror vampirico dai toni favolistici dove a spiccare è sempre il diabolico Radu di Hove.