il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

SERGIO LEONARDI
l'intervista
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338415 commenti | 63975 titoli | 25367 Location | 12581 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: El Alamein (Deserto di Gloria) (1957)
  • Luogo del film: La sede del comando della Compagnia della quale fa parte Marchi (Tinti) nel giugno 1940
  • Luogo reale: Piazza Roma 14, Sambuci, Roma
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  • Film: Il buco in testa (2020)
  • Luogo del film: La via dove Fabio (Di Leva) tenta di baciare Maria (Saponangelo)
  • Luogo reale: Via Marittima, Torre del Greco, Napoli
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Peter Falk

    Peter Falk

  • María Teresa Orsini

    María Teresa Orsini

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Rocchiola
1968, due veterani pluridecorati guidano il servizio della guardia d'onore per i funerali dei caduti in Vietnam. Si affezioneranno alla recluta Willow, giovane imbevuto di un patriottismo che vuole lasciare il servizio sedentario per andare al fronte. Coppola, otto anni dopo Apocalypse Now, torna a parlare del Vietnam raccontando la percezione della guerra da parte di chi resta a casa lontano dal fronte. Un dramma pacato, forse retorico, ma commovente e onesto nella sua condanna di una guerra ingiusta la cui ferita è ancora aperta. Buon ritorno di Caan dopo cinque anni di inattività.
Commento di: Cotola
Si sentono chiari echi morettiani in questa seconda opera di Garrone, in particolare nel personaggio della protagonista che si confronterà con una Roma poco ospitale e poco accattivante, visto che non se ne mostrano certo le parti più belle e usuali. Scelta abbastanza coraggiosa così come quella di dar vita a una struttura narrativa poco omogenea. Ma l'aspetto più riuscito è quello di aver saputo restituire lo spaesamento della protagonista, sottolineato anche da un certo suo girovagare per la città, nonché l'anima, come già detto, poco accogliente di quest'ultima.
Commento di: Daniela
Dopo due buone trasposizioni del primo romanzo dedicato al personaggio di Tom Ripley, qualche dubbio sulla necessità di una serie era inevitabile, ma viene spazzato via già dalle prime sequenze grazie a una fotografia in b/n spettacolare e una messa in scena elegantissima che rendono preziosa ogni inquadratura, regalando scorci del nostro paese di emozionante bellezza. A sorpresa, il quasi cinquantenne Scott si rivela perfetto nel ruolo, ben supportato dal resto del cast, mentre la regia molto curata riesce a rendere avvincente la trama anche a chi già ben la conosce. Imperdibile.
Commento di: Reeves
Negli Stati Uniti i servizi segreti si stupiscono se uno di loro complotta contro lo stato e si fanno in quattro per neutralizzarlo (nei film italiani invece i servizi segreti sono sempre deviati e così sembra anche nella realtà...). Qui Douglas è efficace, Kim Basinger come First Lady è piuttosto diversa dal solito, Eva Longoria è affascinante (e la obbligano ad abbottonarsi la giacca per non mostrare il décolleté) ma ha un ruolo poco interessante. La storia è risaputa, ma è raccontata bene.
Commento di: Dante\'s
Un film che entra dentro. Fraser è sublime nel rappresentare il dramma di un colto obeso afflitto e tormentato dai molti drammi della sua vita. L'orgoglio di un uomo ormai quasi disumano. Una sceneggiatura pensata per il teatro e perfettamente trasposta in pellicola. Un finale delicato e d'effetto, capace di lasciarti la soddisfazione di aver visto qualcosa di ottimo, pur non avendo visto nulla di eclatante. Le musiche accompagnano in modo magistrale la trama sempre incalzante e mai banale. Oscar meritatissimo. Per gustarlo al meglio occorre conoscere un minimo di cultura americana.
Commento di: Reeves
Il grande ritorno al cinema di Francesco Barilli avviene con un film operistico e surreale, che racconta come i soldi non bastino per diventare degli artisti se non se ne ha la stoffa. L'Il protagonista funziona poco, ma Luc Merenda con lunga parrucca che impersona la morte è la grande trovata del film, perché lo rende magnetico e sorprendente. Gradevole anche la colonna sonora.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Non si pensi a un film politico che immagina strategie di guerra, confronti mediatici, satira sul governo... Per tutto questo c'è LA SECONDA GUERRA CIVILE AMERICANA, piccolo gioiello misconosciuto di Joe Dante di gran lunga superiore. Qui la secessione voluta da Texas e California resta sullo sfondo, un contesto bellico utile come pretesto per muovere i protagonisti...Leggi tutto all'interno di sequenze cariche di tensione, violenza, agguati, scontri a fuoco... Il focus è invece sul mestiere di reporter di guerra, con in prima linea Lee (Dunst), da tempo affermata nel campo, e Jessie (Spaeny), giovanissima fotografa che sogna di seguire le orme della prima implorandola di portarla con lei nella prossima missione: andare a Washington per intervistare Il Presidente barricato nella Casa Bianca!

Con loro una coppia di giornalisti: il giovane Joel (Moura) e l'anziano e grosso Sammy (McKinley Henderson), coi quali le due viaggiano in auto attraverso lande deserte apocalittiche alternate a distese d'erba che nasondono prevedibili insidie. Ed è la prevedibilità il difetto maggiore del film, a cominciare da un finale che chiunque può facimente immaginare già dopo la prima mezz'ora e che immancabilmente giunge esattamente come ci si poteva attendere giungesse.

Non che a tratti non si respiri ottimo cinema o che in più di un'occasione la tensione non salga a dovere, ma le lunghe fasi che congiungono le poche scene davvero palpitanti lasciano altamente a desiderare, stipate di retorica, frasi a buon mercato, situazioni che sanno di riempitivo popolate da facce da duri che si fatica ad accettare (a cominciare da una Dunst che “con l'elmetto” proprio non ce la si vede); e anche quando finalmente si entra nell'azione, il continuo spuntare delle due fotogiornaliste nei momenti più improbabili spezzando la concitazione con il click e lo stop-frame (il più delle volte in bianco e nero a imitazione della foto d'autore) pare quasi anacronistico, quando non goffo.

Insomma, le due figure centrali coltivano un rapporto maestra-allieva difficile da digerire, con botta e risposta in cui la Dunst (ottima attrice, non è questo il punto) cerca di caricare il più possibile lo sguardo di chi ha vissuto sulla propria pelle un mestiere durissimo. Alla fin fine il meglio viene immancabilmente dalla guerra combattuta in prima linea, con una colonna sonora poderosa, ragionata, densa di brani anche celebri che ad alto volume rimbalzano in un sonoro da cardiopalma, di quelli moderni che fanno capire quanto l'interazione tra musica e immagini spiani spesso il terreno a un risultato d'eccellenza. Ai forti scontri a fuoco, poi, si aggiungono talvolta validi squarci poetici (la sognante corsa tra gli alberi con l'auto di notte), fasi in cui chi tiene in mano un'arma può sparare quando meno te lo aspetti lasciandoti di sasso. Peccato che tutto il meglio si sfaldi tra altre fasi molto più insignificanti e una sterile provocatorietà che si esaurisce in qualche trovata ad effetto e un'ultima parte che è semplicemente una buona resa di scene già viste infinite volte altrove.

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L'idea di base attorno alla quale tutto ruota è quella di utilizzare la location veneziana per ospitare una cupa vicenda di sangue di matrice thriller che esalti il fascino oscuro della città. Si imbastisce così una facile storia che si agganci alle grandi proteste dei veneziani contro l'entrata delle gigantesche navi da crociera nel bacino di San Marco e vi si mette al centro un gruppo di giovani turisti spagnoli contro i quali il killer di tuno prevedibilmente si accanirà. Si sfruttano i mascheramenti tipici del carnevale per nascondere l'identità...Leggi tutto di quest'ultimo e si comincia.

Due ragazzi (Illoro e Bang) e tre ragazze (García Jonsson, Alonso e Blanco), di quelli che scherzano continuamente tra loro in modo irritante svelandone il disincanto e una primitiva ansia di divertirsi, prendono alloggio in un hotel dopo aver incontrato, nel tragitto in motoscafo-taxi fino a lì, un buffo personaggio in maschera che cita il "Rigoletto" e tanto disturba da farsi piantare in mezzo alla laguna dal tassista (Lo Verso), stanco delle sue molestie al gruppo. Inizialmente sembra che il divertimento possa proseguire senza intoppi, ma poi uno dei giovani, durante una festa in un palazzo alla quale i nostri accedono azzeccando la parola d'ordine abbozzata lì per lì ("Rigoletto"), scompare nel nulla e entra sulla scena l'immancabile commissario di turno (De Razza) prima che pure la coppia di fidanzati interna ai cinque faccia la stessa fine.

Insomma, succede quello che tutti ci si aspetta, mentre qualche indizio lo suggerisce l'insistere dei cittadini sulla lotta all'ingresso delle grandi navi in bacino. Il killer conciato da giullare uccide non solo di notte ma pure di giorno, quando di fronte a frotte di turisti sgozza allegramente le sue vittime tra l'ilarità generale: sono tutti convinti che siano effetti speciali per compiacere il folto pubblico non pagante (difficile da credere, ma tant'è...)! Qualche altro elemento dà vaga sostanza alla pista thriller, ma è evidente come tutto sia assolutamente subordinato alle riprese tra calli, campi e ponti, con una discreta resa (al di là di una fotografia discutibile) di luoghi che intelligentemente evitano quelli troppo inflazionati (piazza San Marco si vede solo di sfuggita) per dare visibilità a scorci suggestivi.

Visivamente, insomma, il lavoro di De la Iglesia (meno sconclusionato e “impazzito” del previsto) ha il suo perché, ma tralascia quasi completamente di poggiare su una sceneggiatura minimamente credibile o qualitativamente accettabile, con dialoghi che sembrano quasi improvvisati e un movente abbozzato sbrigativamente. La frenesia dell'azione si traduce in una sovreccitazione generale che non per questo garantisce scorrevolezza; solo una velocizzazione spesso risibile che rischia in più occasioni di generare confusione. Il sangue non manca ma nemmeno abbonda, considerato il genere, la creatività nei delitti è la grande assente e quindi, in presenza di un quadro complessivamente di rozza ingenuità, è difficile premiare il film, non certo aiutato dalle interpretazioni. Ci si contenti in definitiva di scoprire bui anfratti veneziani e singolari architetture mai troppo glorificate di una città unica al mondo. Il resto è anonimo contorno, a cominciare dalle musiche...

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Amiche da una vita, Jane (Ladd) e Mandy (Armstrong), separate dalla distanza, si ritrovano in occasione del compleanno della seconda. E' Kelly (Booth), la figlia di Mandy, ad aver avuto l'idea di riunire mamma con quella che lei ha sempre chiamato "zia" in virtù di un legame davvero forte che lega due donne.

Jane è vedova da qualche anno, Mandy ha qualche problema non ben specificato con il suo Will (Moses), che al contrario pare ancora inamoratissimo di lei. Cosa turba Mandy? Un amante? No, è piuttosto la sensazione di un rapporto ormai incrinato per...Leggi tutto una routine inaccettabile, una sensazione di disagio che fatica ogni giorno a nascondere e che confessa a Jane, una volta avendola lì con lei "a disposizione". Mandy, che cade dalle nuvole, cerca di capire cosa stia succedendo, ma che tra Mandy e Will le cose non vadano è evidente. La rottura è a un passo e Jane non sa bene come comportarsi: vorrebbe che non si separasse, vorrebbe farle capire che forse è solo un momento di passaggio, ma sa che non può essere lei a stabilire quello che vuole la sua “migliore amica” (così sempre si definiscono le due, anche in pubblico).

Kelly, adolescente legatissima ai genitori, non può che assistere addolorata al frantumarsi della loro relazione e Jane, invitatata a rimanere qualche giorno dall'amica, pensa a quel punto di tornare a casa. Qualcosa invece succede, e cambia a sorpresa le carte in tavola; qualcosa di intuibile leggendo il titolo (anche italiano, che è una corretta traduzione letterale dell'originale). D'altra parte non è certo l'originalità, la carta migliore che il film ha da giocarsi. Ciò su cui invece si lavora discretamente è la complessità dei sentimenti di Mandy e l'impostazione del suo rapporto con Jane. Anche grazie a due attrici che riescono a lasciar trasparire una certa autenticità nell'interpretazione, la costruzione della storia è affontata con maturità, e se anche i mezzi produttivi non sono dei migliori - fotografia piatta, quasi esclusivamente interni - la sceneggiatura, unita alla solida regia di Waris Hussein, permette di seguire bene la vicenda mettendo una discreta curiosità per i suoi sviluppi.

C'è di mezzo anche il boydfriend di Kelly, che suona in un gruppo rock e che Jane va a registrare col mangiacassette sul palco (i telefonini non erano ancora diffusi), ma tutta l'attenzione resta sulle due amiche. Insomma, considerato che di film per la televisione si tratta, si può dire che rispetti le aspettative di chi cerca un dramma sentimentale senza grandi ambizioni, che resta nell'ambito della normalità preoccupandosi di dare quanto più possibile spessore alle due protagoniste, con l'ex Charlie's angel Cheryl Ladd (che sostituì la diva Farrah Fawcett) in scena con l'habitué di PERRY MASON William R. Moses. Si fa luce soprattutto sulle titubanze e lo spaesamento di chi si ritrova in una situazione del tutto inattesa e deve decidere come gestirla.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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