Da un soggetto dello stesso Totò (da lui sceneggiato assieme a una folta schiera di professionisti, tra i quali Lucio Fulci), Mastrocinque trae la prima delle tante collaborazioni col comico napoletano, caratterizzata da un'alternanza tra il bianco e nero della realtà e lo sgargiante Ferraniacolor dell'inferno (la proporzione è comunque di 1 a 3 a favore del primo). E così Totò, dopo aver transitato in un inferno finto durante 47 MORTO CHE PARLA, passa all'inferno vero (o presunto tale) in questa pellicola raccogliticcia costruita soprattutto per sfruttare una serie di sketch classici legandoli...Leggi tutto esilmente. I primi dieci minuti (muti) sono una ripresa del Totò suicida fallito, poi i titoli di testa e il passaggio nel coloratissimo inferno, scenografato con fantasia ma dove in fondo le cose non sembrano andare molto differentemente da sopra e dove il nostro si produrrà in scontati giochi parole con Cleopatra e altri noti personaggi defunti. Breve ritorno alla realtà grigia con la terza riproposizione (dopo L’IMPERATORE DI CAPRI e TOTO’ A COLORI) degli esistenzialisti con annesso numero del contrabbasso. Quindi ritorno all'inferno e processo durante il quale Totò racconterà episodi della vita che lo portarono alla decisione di suicidarsi, in pratica uno stratagemma per mostrarci altri tre sketch: Totò rapinatore di strada (esilarante quando “intercetta” un sordo), Totò co-marito di due sorelle siamesi, Totò finto pazzo per sfuggire alle ire del marito che lo troverebbe in casa con la moglie (ritroveremo lo stesso sketch nel televisivo DON GIOVANNINO, sempre con Mario Castellani). Chiusura con gag metacinematografica (”Se ne potrebbe fare un film”, “ma l'abbiamo già fatto!”) per un Totò minore, nemmeno molto in forma.
Curiosi sincronismi del destino: Camillo Mastrocinque è modicamente distante dalla regia di La Cripta e l'Incubo (1964) e - soprattutto - Un Angelo per Satana (1966); Lucio Fulci è lievemente in ritardo dalla direzione di thriller (Una sull'Altra, 1969) od horror tout-court (Zombi 2, 1979). Eppure i due autori si trovano sulla stessa pista che conduce (comicamente) nei gironi danteschi, mentre il principe della risata appare meno efficace, forse a causa d'un tema che - anche se grottescamente affrontato - incute pur sempre un minimo di timore.
Presumibilmente, il fatto di girare "la realtà" in bianco e nero e "l'incubo" infernale di Totò in Ferraniacolor derivano dal Mago di Oz di Fleming. Un inferno, quello abilmente scenografato dal bravo Alberto Boccianti, un po' da avaspettacolo ma senz'altro rende la pellicola una delle più kitsch mai interpretate dal Principe della risata. Secondo i miei gusti, un filmetto minore ma divertente e piacevolissimo da vedere. Auspicabile una bella versione in dvd (amici della Ripley's, ci siete...?).
MEMORABILE: "Gli hai rotto le corna!" "Ma è sposato?" "Si..." "Oh, ma allora gli ricrescono..."
Tra le pellicole di Totò più singolari ed anche tra le più rare a vedersi in televisione (quanto meno sui canali nazionali). Il Principe cerca di dare il meglio e si presente in buona forma, ma la sceneggiatura latita. Gli schetch sono anche divertenti, ma danno l'idea di durare oltre il tempo necessario, finendo coll'allungarsi eccessivamente. Alcune scene (gli esistenzialisti, il finto pazzo) sono ricorrenti nella filmografia di Totò, anche se comunque riescono a far sorridere. Non il miglior Totò, ma la risata riesce a strapparla.
MEMORABILE: Il tentativo di rapina ai danni del sordo.
Delizioso e kitsch l’inferno totoesco a differenza di quello dantesco che è correttamente tremendo: è un locale da ballo immerso in un orgia cromatica di luci psichedeliche dai colori lucidi e violenti che sarebbe piaciuto a Mario Bava; per non parlare dei diavoli che paiono usciti dalle favole e dai proverbi della cultura popolare. C’è anche un guappo capobastone e persino Cleopatra con il suo famoso naso. Dimenticavo: l’inferno è diviso in un girone del Nord e uno del Sud. Insomma non siamo nel metafisico ma nell'assurdo, ma Totò fa ridere lo stesso.
MEMORABILE: Il bistrot parigino dove degli Esistenzialisti stanno eleggendo Miss... Angoscia.
Film "personale" del Principe che parte da una sua idea originale. All'uopo sono convocati molti fra i suoi collaboratori storici, da Mastrocinque a Pippo Barzizza, oltre alle spalle fidatissime Castellani (immenso come quasi sempre), Dante Maggio, Benti, Inglese, Buazzelli e tanti altri che aiutano con mestiere e talento il protagonista a conferire ritmo e spessore al film. Forse un po' lente le parentesi erotico-sentimentali ma, si sa, nei film di Totò il pubblico dell'epoca si aspettava prima o poi la parte dell'occhio. Consigliato!
MEMORABILE: Gli effetti speciali, una volta tanto meno "artigianali" (segno che in questo caso è stato impiegato qualche soldo in più delle solite quattro lire).
Il principe De Curtis con le sue battute e il suo consumato mestiere salva una commedia dalla sceneggiatura scarna (tra l'altro derivante da un suo soggetto) che rischiava di finire in un mare di noia. Anche i comprimari se la cavicchiano sufficientemente bene. Peccato per la durata un po' troppo allungata di alcuni sketch che portano con sè qualche sbadiglio.
Molto deludente nella realizzazione, pur avendo basi interessanti. Surreale e visionario come dimostra anche la ricostruzione infernale, ma davvero troppo frammentato, al punto da rendere inefficaci gli sketch. Totò fa quel che può ma oggettivamente il film non vale altri lavori girati dal comico napoletano. Da salvare il cast (Castellani e Bernardi su tutti) ma poi... son finite le scialuppe.
Tra i lavori meno conosciuti di Totò, autore anche del soggetto, ma non per questo privo di interesse. Diversi gli sketch inseriti per allungare l’idea di fondo, alcuni riusciti, altri un po’ meno, ma comunque divertenti. I diavoli conservano nell’aspetto quel folklore arcaico e sembrano usciti dai tarocchi. Bravo Nerio Bernardi, tra le spalle più capaci e sottovalutate di cui si è avvalso Totò. Non male, perché in alcuni aspetti è più ragionato di tanti altri suoi lavori.
In questa pellicola dalle tinte macabre, la cui sceneggiatura è il primo approccio di Fulci al cinema che lo consacrerà, il mattatore Totò - qui non ai suoi livelli più alti ma comunque godibile - è alle prese con diavoli, gironi danteschi del nord e del sud e con artisti esistenzialisti. Piuttosto lungo nella durata ma comunque divertente (d'altronde il Principe è una garanzia).
L'inferno di cartapesta fumoso e multicolore con i suoi gironi (geniale quello dei lussuriosi) farebbe impallidire Ed Wood per le sue delizie trash (i finti carabinieri diavoli sulla camionetta che anticipano un episodio del Club dei mostri sono da antologia). Dopo un inizio (i tentati suicidi) in cui Totò dà il meglio di sé nelle espressioni facciali, la comicità scivola nel surreale (Cleopatra, Satana, il tribunale) con in mezzo sketch assurdi e folli (quello delle gemelle siamesi alla Freaks è il più godibile, meno quello con Totò pazzo stile home invasion) non del tutto riusciti.
MEMORABILE: Totò umilia il marito: "Mettiti i pantaloni, togliti i pantaloni, balla!"; Totò stile Stewart nella Finestra sul cortile; "Capirai, siamo siamesi".
Dopo vari tentativi falliti, Toto riesce a suicidarsi e finisce in un inferno dantesco di cartapesta colorata dove si rotrova nuovamente nei guai, per cui conviene scappare... Nonostante il titolo, la parentesi negli inferi occupa soltanto una ventina di minuti in questo film composto da vari sketch più o meno divertenti tenuti insieme da una trama esilissima sceneggiata a partire da un soggetto scritto dallo stesso Totò. Qualche lampo di genio comico c'è ma nel complesso la prima collaborazione tra il comico ed il regista è anche la meno riuscita.
Film che idealmente chiude la prima parte di carriera di Totò, quella dei film a sketch prima di far coppia con Peppino e di trovare nuova linfa. Uno dei più divertenti, con gli scenari infernali che sono una vera festa per gli occhi tra colori vivissimi e bizzarrie varie. Gli sketch sulla Terra valgono la visione, soprattutto quello del matto nel finale e quello degli esistenzialisti, entrambi con un grande Castellani a fare da spalla. Si ride molto e il protagonista è in gran forma.
Prima delle pellicole del Principe dirette da Mastrocinque, si ricorda soprattutto sul piano visivo, grazie alla "accesa" rappresentazione trash dell'Inferno disegnata dal Ferraniacolor. Il canovaccio invece (scritto dallo stesso Totò e lavorato tra gli altri da Lucione Fulci) è la solita convenzionale pezza d'appoggio che funziona per forza di cose a corrente alternata e in forza del nostro eterno marionettistico protagonista (folgorante nei tentativi suicidi, nella scena del pazzo e marito delle freaks siamesi). Il prosperoso contorno femminile è fornito da Frau e Franco.
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Noir ebbe a dire: Purtroppo il film in questione non è mai uscito in dvd e i diritti dovrebbero apprtenere alla Minerva.I diritti sono frantumati, per cui sarà difficile mettere tutti d'accordo. Una parte, se ben ricordo, dovrebbe essere della Ripley's.
Uscito di recente (in sordina direi) per Quadrifoglio, assieme a Totò terzo uomo. Su amazon sta già a un bel prezzo... mi sembra strano sia già fuori catalogo. Qualcuno lo ha acquistato?
Purtroppo l'ho acquistato il Dvd e' peggio della vhs ricordi, poiché e' stato fatto in LP. Kop ebbe a dire:
Uscito di recente (in sordina direi) per Quadrifoglio, assieme a Totò terzo uomo. Su amazon sta già a un bel prezzo... mi sembra strano sia già fuori catalogo. Qualcuno lo ha acquistato?
Magari il master è come quello pubblicato su youtube col logo Minerva all'inizio? Avresti modo di postare qualche screen?
Certo, ma non trovo il link per inserirla
HomevideoZender • 23/06/21 07:51 Capo scrivano - 48334 interventi
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Buongiorno e grazie per la dritta . Buona giornata Nino
Non si direbbe neanche a definizione standard. Comunque ora l'unico venditore che l'ha disponibile, ci ha applicato un adesivo per renderlo in edizione limitata e ha pure aumentato il prezzo di 10€...
Proiezione 35mm gratuita prevista per il 26 marzo a Trieste, presso il Teatro Miela, nell'ambito del festival I Mille Occhi. Un'occasione più unica che rara per vedere il film in qualità decente.