Estraneo a bordo - Film (2021)

Dopo la partenza per Marte, l’equipaggio scopre sulla navicella un uomo che vi è rimasto intrappolato per un incidente. Dramma fantascientifico in cui non conta tanto la missione quanto le interazioni tra i personaggi e le dinamiche che si realizzano. Il ricorso agli effetti speciali, che sono ben realizzati, è limitato, e la sceneggiatura privilegia la caratterizzazione dei personaggi in una situazione d’emergenza data dall’esaurimento delle risorse disponibili. Non manca tuttavia la tensione legata alla missione spaziale. Buona la prova degli attori. Un film riuscito. 

Dopo Arctic, Penna dirige un'altra storia di sopravvivenza che, a parte l'impossibilità di sperare in un intervento esterno, poteva essere ambientata in un sottomarino in avaria o in fondo ad una miniera bloccata da una frana. Riducendo il ricorso agli effetti speciali, il film si concentra sul dilemma etico di alcune persone a bordo di una astronave diretta verso Marte che si trova di fronte ad una drammatica carenze di risorse. Accettate le premesse poco credibili, per il si tratta di fantascienza realistica, senza deviazioni spettacolari ma avvincente per il proprio rigore.

Ottima è l’attenzione all’umanità dei protagonisti piuttosto che alla spettacolarità, fin dall’incipit del lancio vissuto dall’interno, così come è lo spazio chiuso dell’astronave a diventare zattera problematica per quasi tutto il film. La scoperta del clandestino proietta quella zattera tra dilanianti temi etici (il valore della vita, la lotta per la sopravvivenza) e attuali (lo straniero che "ruba" ossigeno mettendo a rischio la "normalità"). Poi, la classica passeggiata esterna pericolosa chiude a pennello, indicando il senso profondo della vita e della società.

Quando ormai sono in viaggio verso Marte, i tre membri dell'equipe scoprono un intruso accidentalmente rimasto incastrato in un intercapedine durante il lancio; sarà un problema quando le risorse di bordo cominceranno a scarseggiare. Al di là della scelta sobria della non spettacolarità, il nucleo significativo è dato dall'indecidibilità etica sulle decisioni da prendere (il male minore) e dal rovello psicologico degli astronauti. Qualche incongruenza e qualche cliché non inficiano la forza della sceneggiatura e la grande prova del cast (specie di Collette) contribuisce non poco.

Pellicola ultra-immersiva, che non riesce a farsi troppo analizzare dato, appunto, il suo altissimo grado di coinvolgimento; tensione ben costruita, dal primo minuto all'ultimo secondo del film, che altro non è che un dramma da camera fantascientifico; prima sequenza che già ci proietta nel mood dell'azione, e noi siamo sempre con i protagonisti, senza mai osservarne il controcampo; perfetto in ogni suo momento registico. Manca qualcosa nel finale, ma forse anche questa assenza di forzatura lo rende più verosimile. Incredibilmente risulta originale.

Pellicola targata Netflix. Storia che seppur poco avvincente, con ritmi non propriamente alti e dinamiche meno che logiche, intrattiene e sommariamente non delude; non si può dire tuttavia che non sia almeno intelligente. Regia di Joe Penna e fotografia più che apprezzabili, mentre la colonna sonora risulta poco coinvolgente. Molto meglio il titolo in originale, "Stowaway".

La sci-fi resta sullo sfondo in questo dramma dai risvolti sociali che, non così velatamente, sviluppa fra le poche mura di una navicella circondata dall'infinito cosmico questioni quali il rapporto col “diverso” e tutti i dubbi morali che possono insorgere di fronte a un'imminente crisi delle risorse. Nonostante l'assetto da trapped-movie a tinte thriller, il conflitto si consuma sul piano emotivo, evitando sprint survivalisti à la Intrappolati nello spazio, pur senza rinunciare alla suspense. Il finale è certamente mesto, ma un epilogo più corale e riflessivo avrebbe forse giovato.

Il solito viaggio spaziale viene sconvolto dalla presenza di un estraneo a bordo; ma, per fortuna, non è il solito alieno. Pellicola fantascientifica cui si perdona l'inverosimiglianza del fatto che dà il via alle danze, poiché la sceneggiatura sa superare ogni volta in modo riuscito le secche di una narrazione che in caso contrario avrebbe rischiato il già visto. E che, merito nient'affatto secondario, sa porre sul tavolo interrogativi etico-morali non scontati e, per certi versi, scomodi. Regala inoltre un bel finale, lontano dalle facili consolazioni dei soliti film commerciali.

Film interessante che da una missione per Marte con propositi di terraforming (tema assai sfruttato ultimamente), sviluppa la situazione imprevista di un accidentale quarto elemento, un giovane ingegnere rimasto isolato all'interno della nave a causa di un incidente. Il filone è quello classico che, da Abbandonati nello spazio, accompagna situazioni critiche in sostanziale solitudine e, come in questo caso, senza alternative davvero praticabili. La componente umana diventa quindi la parte principale del film. Non originalissimo ma da vedere poiché agile e ben fatto. Attori ottimi.

Partito senza particolari aspettative, si rivela invece una visione interessante e godibile. La parte sci-fi è solo il contesto, ma viene sfruttata in ottimo modo per dipingere una certa alienazione e delle situazioni di ansia molto interessanti (l'incipit su tutte) e funge da sfondo alla storia vera e propria che verte su temi piuttosto complicati quali l'etica e la diversità. Nel genere è sicuramente tra i film meno dinamici e avventurosi degli ultimi anni, ma nonostante questo il livello di tensione e ansia è tale, durante la visione, da renderlo un prodotto che merita.

Di Tarkovskij ce n'è uno e tutti gli altri son nessuno: girovagare nello spazio per discettare sull'uomo, la sua morale e le sue miserie non è per tutti. Penna già non aveva stupito nel bianco dell'Artico e questa sua incursione nel mondo della fantascienza più riflessiva si traduce essenzialmente in quasi 120 minuti di monotonia. L'espediente iniziale, già tirato per i capelli, parafrasa la De Pompadour: dopo di lui, infatti, un vacuo girovagare. Evidente lo spreco di un buon cast che avrebbe meritato maggior gloria narrativa. Effetto valeriana.

Non sperate che l'unico spunto interessante del film, e cioè quello del titolo, venga spiegato perché non succederà. Per il resto è il solito "Houston abbiamo un problema" che non aveva alcun bisogno di un clandestino. E pur accettando la premessa che a un'organizzazione capace di andare su Marte sfugga un uomo di due metri in uno sportello vitale, lo sviluppo è comunque mediocre e il finale incomprensibile (ricordate la siringa?). Da salvare solo la tesa passeggiata spaziale, pur se vista mille volte. Fantanetflix da guardare senza aspettative.

Ormai è assodato che buona parte delle pellicole ambientate nello spazio vertano interamente su incidenti e malfunzionamenti di varia natura. Il lavoro di Penna non esula da questa regola non scritta e la missione su Marte diventa lo scenario in cui un gruppo di uomini è costretto a scelte difficili che valgono le loro stesse vite. Bisogna mettere da parte le tante cose scientificamente non plausibili e la paucità estetica tipica di molte pellicole prodotte dai colossi dello streaming. Guardabile, malgrado qualche minuto in eccesso, ma difficilmente ci si ritornerà sopra un’altra volta.