Gli ultimi sei minuti - Film (1972)

Discreto giallo, targato GB, interpretato da quel Barry Newman che in Italia conoscerà un certo successo per la serie televisiva Petrocelli. Pur non raccontando niente di particolarmente originale la pellicola si lascia seguire con piacere fino alla fine grazie ad una discreta regia, alla buona interpretazione degli attori e alla bella fotografia subacquea. Si narra di un evaso deciso a far vendetta di chi anni prima causò la morte della sua famiglia. Più che dignitoso.

Data la presenza di Barry Newman, la memoria va inevitabilmente al capolavoro che lo vide splendido protagonista con Sarafian, a maggior ragione dopo l'attacco in puro stile exploitation, con l'infinito inseguimento a bordo della Ford Gran Torino che fa le veci della mitica Dodge Challenger. Ma le analogie si fermano qui, perché poi Tuchner vira verso un registro avventuroso/action, che trova il culmine in un finale ben orchestrato, dal quale si capirà bene il perché del titolo.

Buon film che mischia bene azione, avventura e giallo. Ottima la fotografia, contando anche che siamo nei primi anni Settanta, un buon inizio con discrete scene acrobatiche di auto e inseguimenti vari, poi un valido finale che vira verso il giallo. Buona la prova del cast, in particolare dell'attore principale Barry Newman. Sicuramente un film da riscoprire.

Il piatto della vendetta lo si serve freddo, ma qui lo si serve addirittura pressurizzato, e non è certo una libidine per chi se lo piglia! L'azione non cala un'istante in 100 minuti, e se da un lato è un bene, dall'altro è inevitabile che il fine della fuga rocambolesca di quest'uomo rovinato in tutti i sensi lo si capisca un po' troppo tardivamente. La Kendall non ha il consueto impatto, mentre Newman è a larghi tratti sovrapponibile a quello visto nella geniale opera di Sarafian, ma quello che colpisce di più è un giovane Kingsley, con lo sguardo profondo nella sua ferocia.

Tratto da un romanzo di Alistair MacLean, un film che inizia come un thriller con ostaggi per poi virare su quel registro avventuroso tanto caro all'autore; a fungere da collante, un colpo di scena non così imprevedibile per lo spettatore odierno, ma che all'epoca doveva risultare piuttosto spiazzante. La regia di Tuchner è sufficientemente spigliata (c'è un inseguimento automobilistico degno del miglior cinema poliziesco), Newman cresce alla distanza, gli antagonisti (un Vernon abbonato a certi ruoli e l'esordiente Kingsley) funzionano, mentre la Kendall incide poco.