Tratto da un romanzo di Anna Vivanti, il film diretto magistralmente da Raffaello Matarazzo tocca un argomento molto delicato: far crescere una creatura nata dalla violenza del nemico in tempo di guerra è stata una realtà italiana molto sofferta. Protagonista assoluta Lea Padovani, bravissima e cruda; interpreta colei che (assieme a Pierre Cressoy) volterà le spalle a una bellissima Anna Maria Ferrero, giovane madre odiata ingiustamente. Ottima prova di Paola Quattrini (aveva 10 anni).
Durante la prima guerra mondiale, due cognate vengono stuprate dai soldati austriaci che hanno sfondato le linee. Rimaste gravide, la prima abortisce in segreto per non turbare il marito, la seconda decide di partorire e perde così il fidanzato. Le vittime di stupro circondate dalla riprovazione e costrette alla vergogna: soggetto sempre attuale che qui, sulla scorta del romanzo d'origine, viene trattato con un surplus melodrammatico (il bimba traumatizzata, l'incidente, l'epilogo ospedaliero) che finisce per far prevalere il patetico ricattatorio facendo apparire il film forzato.
MEMORABILE: "Franco, abbi pietà!" "Cosa? Tu hai un figlio, un figlio del nemico" "Ma come, ti ha appena detto di essere stata stuprata e tu la tratti così? Ah!".
Anna Maria Ferrero HA RECITATO ANCHE IN...
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Wikipedia segnala che il titolo del film è stato talvolta scritto Guai ai vinti!, con il punto esclamativo finale. In effetti esistono due versioni differenti della locandina, quella riportata sul nostro sito, che non ha il punto esclamativo, e quella riportata nella scheda del film su imdb, che invece ce l'ha.
DiscussioneZender • 27/08/19 09:58 Capo scrivano - 47874 interventi
Se non ce ne saran di meglio useremo questi.
DiscussioneDaniela • 24/07/20 21:23 Gran Burattinaio - 5929 interventi
Il soggetto del film è tratto dal romanzo Vae victis della scrittrice Annie Vivanti pubblicato nel 1917. Nutrito il gruppo di sceneggiatori che affiancarono lo stesso regista: Mario Monicelli, Piero Pierotti, Giovanna Soria e Achille Campanile. La presenza che colpisce maggiormente è naturalmente quest'ultima, dato che la fama di Campanile è legata ad un umorismo surreale di cui non c'è traccia nel film, a differenza di quanto avviene in occasione di altre sue collaborazioni cinematografiche come Animali pazzi.