Il bambino nascosto - Film (2021)

Un timido professore di musica si trova per casa un bambino che vuole nascondersi e inizia a porsi degli interrogativi sulle persone che lo circondano. Una storia surreale ma decisamente realistica, un saggio di recitazione soprattutto da parte di Silvio Orlando e di Gianfelice Imparato. Roberto Andò ritorna alla sua corda preferita, quella dell'apologo morale, proponendo un film teso e sorprendente.

Un uomo solitario e sensibile nel cuore della Napoli "fetente" riceve inaspettatamente la visita di un ragazzino condannato a morte dalla camorra e sarà uno scontro fra due mondi e linguaggi lontanissimi. Il regista mette a confronto due vite, due solitudini, dando a Silvio Orlando e al suo volto "mummificato" una profonda espressione di dolore altrimenti inconfessabile. Un film in cui il grigiore della vita accumulato da anni trova un suo riscatto elevato, seppure ad alto rischio.

Ancora alle prese con un film tratto da un suo libro, Roberto Andò dirige la sua opera migliore, una pellicola che parla di infanzia e criminalità attraverso una storia apparentemente minore, in realtà apologia morale potente, con una robusta caratterizzazione dei personaggi e una narrazione che procede senza pause verso un finale non scontato. Riguardo al cast, la prova di Orlando è la conferma del talento dell’attore, ma la vera sorpresa è il giovane coprotagonista, davvero credibile. Da vedere. 

Ragazzino figlio di camorristi si nasconde a casa di un vicino. La tematica affronta le leggi criminali e non risparmia neanche i minorenni, con Orlando che recita di sottrazione. Le sottotrame offrirebbero numerosi spunti (omosessualità, fratello giudice, vita da strada) ma vengono prosciugate dai colori napoletani. Il bambino che si atteggia a boss si rende subito antipatico, poi la situazione migliora. Discreta la scelta finale che vira sui buoni sentimenti e evita tragiche conseguenze. Imparato fa un buon cameo, Herlitzka non è necessario.

Uno scippo verso la mamma di un boss e la fuga di un ragazzino colpevole nella casa di un mite professore di musica. Una pellicola sobria e misurata che vede un ottimo Orlando ben coadiuvato dal giovane protagonista, talvolta sopra le righe, che conduce a una narrazione corretta. Le azioni dei camorristi appaiono teatrali e non sempre veritiere ma il tutto porta a una semi favola che dovrebbe, forse, avere un buon finale.

Presenta molti limiti del cinema letterario e altrimenti non potrebbe essere, considerata la provenienza di Andò e del film stesso. In particolare i difetti irredimibili si registrano a livello della quasi esasperante esplicitazione di ogni passaggio narrativo, con la prevedibile paradigmatica consequenzialità che ne deriva (così lontana dall'ellittica elusività di Di Costanzo, per dire). Considerato il soggetto poi, spesso questo elemento precipita l'opera in qualcosa ai confini della realtà. Bravi naturalmente gli attori, Imparato e Musella ancor prima di Orlando.

Il maestro di musica nasconde un bambino ricercato dalla camorra: storia intensa e struggente che, a parte qualche inverosimiglianza, mantiene alta la tensione legata più ai sentimenti e alla pietas che non al thriller, anche se l’evidente impossibilità di una soluzione rassicurante della trama solletica la curiosità su dove l’autore vada a parare (con conseguente perplessità sul finale). Ma la capacità di entrare nelle piccole fessure di una vita solitaria (bella la delicatezza dell’accenno gay) rende il film trepidante di emozione.