La dipendenza dal modello coppoliano è evidente: Martin Balsam nel ruolo di Marlon Brando, Tomas Milian in quello di Al Pacino. Fino a metà film IL CONSIGLIORI sembra una copia povera del PADRINO. Poi le cose fortunatamente cambiano, c'è un rimescolamento del mazzo e ne esce addirittura un finale imprevedibile, splendido, straziante. Ma fino a lì la parte migliore restava indubbiamente la prima, a testimonianza della validità dell'originale a cui il regista Alberto De Martino e i suoi collaboratori si sono ispirati. Purtroppo, pur essendo IL CONSIGLIORI...Leggi tutto una coproduzione italo-spagnola, la limitatezza del budget è evidente: si nota nella modestia della messa in scena, e le musiche spesso sballate di Riz Ortolani non fanno che lasciare l'impressione di un gangster-movie poco significativo, il cui maggior valore risiede nella bravura degli interpreti: Balsam non cerca per fortuna di copiare Brando e il suo personaggio ne guadagna in spontaneità, semplicità d'animo. E' un boss più umano, meno granitico del Vito Corleone che vinse un meritato Oscar. E se è vero che Milian (serioso, con un'insolita frangia e non ancora “ferrucciamendolato”) non convince quanto lo straordinario Al Pacino, resta un ottimo attore anche quando, come in questo caso, pare lasciarsi trascinare mollemente da una sceneggiatura mediocre. De Martino gira con un discreto ritmo, sa dare una struttura solida al film, ma si dimostra poco efficace nelle scene d'azione, e inevitabilmente la credibilità della storia ne risente. IL CONSIGLIORI si lascia vedere, ma a lungo andare cede, si ripete e perde d'interesse. L'ambientazione americana (San Francisco) risulta piuttosto posticcia.
Raccogliticcio, debolino. C’è il grande Balsam, c’è Milian gradevole e composto, manca molto del resto. Incredibile la Lassander cicciottissima. Storiella così così con soluzioni così così (la pistola al volo durante la riunione, il boss in persona che partecipa alle sparatorie...), come se alcune scene siano state girate solo perché le ambientazioni erano disponibili a basso prezzo. Cast secondario USA con recitazione eccessiva. I c.s.c. (Piani e la Mancini) non si vedono, ma della seconda c’è lo zio, Carlo Tamberlani, in ruolo vistosissimo.
Mi ha sempre divertito la locandina post-Monnezza, in cui Milian viene presentato con look trucido. Chissà che sorpresa per chi si ritrovava l'attore ancora in crisi d'identità dopo la fine del western spaghetti... Gli ultimi 15 minuti di Milian valgono il prezzo del biglietto (non si rivela il finale, cito solo 2 titoli: Un uomo dalla pelle dura e Bounty killer... a buon intenditore...).
Non è eccezionale, ma l'interpretazione di Balsam e Milian assieme a quella di Rabal riescono a tenerlo su. Siamo nel solito film di mafia, col boss buono interpretato dal Balsam e quello cattivissimo interpretato da Rabal, Milian insolito con voce calma e nessuna mutanda o calza rossa. Tutto sommato passabile anche se certe fesserie (l'intervista accennata alla radio sulla guerra di mafia, come se i mafiosi fossero calciatori) andavano evitate. Interpretazione smorta della Lassander.
Consulente legale (il "consigliori" del titolo, figura presa pari pari dal Tom Hagen del Padrino made in Puzo/Coppola) di un boss mafioso si trova suo malgrado a diventare uomo d'azione. Clone poverissimo del Padrino, tutto riciclato e nel quale l'unico motivo di - minima - curiosità è l'ambientazione americana, inconsueta per un film così modesto, disseminato di ingenuità e ben poco plausibile.
Non ci siamo, un dramma gangsteriano uscito l'anno dopo Il padrino. Non succede quasi niente (a parte i minuti conclusivi): si salva il solito Milian (alle prese con uno dei suoi tanti personaggi). De Martino ha fatto il passo più lungo della gamba (è anche basso, il simpatico Alberto) e come ciliegina sulla torta c'è pure il tema di Riz Ortolani che riprende le note introduttive di "Infiniti noi" dei Pooh.
Monotono non si può dire perché movimento e sparatorie ci sono, ma l'unico attore costante nella sua bravura è Balsam, mentre Milian va molto meglio come criminale rozzo, come nei film di Lenzi. Banale che nell'ultima scena nessuno si accorga che c'è qualcuno che sta morendo. Carina la scena iniziale del sifilitico come anche quella della lupara bianca e del fucile a pompa, mentre mi domando: è già il secondo film in pochi giorni in cui mettono delle verità assolute o dei discorsi cardine nella bocca di Rabal. Cosa aveva di particolare quell'uomo?
MEMORABILE: I botta e risposta fra Milian e il sergente del New Mexico, tipico poliziotto reazionario (anche se giovane).
Mafia movie, che prende ovviamente spunto da quel capolavoro di Francis Coppola che è il Padrino. Nonostante tutto il film si fa apprezzare per non essere troppo noioso e per l'interpretazione degli attori. La colonna sonora di Ortolani non è male...
Per un'ora e un quarto è un film praticamente perfetto: violento, teso e ottimamente ambientato in America. Poi l'azione si sposta in Italia e iniziano i dolori. Tutta la parte finale risulta infatti posticcia, frettolosa e realizzata solo per rispettare i canoni del genere, che prevedono che un film di mafia non può non essere girato almeno in parte a Palermo. La sensazione che si ha è dunque quella che il film si sgonfi, proprio come una torta se si dovesse aprire accidentalmente lo sportello del forno. Ma gli ottimi attori salvano un po' il tutto.
Abbastanza interessante, il film del sottovalutato Alberto De Martino. L'atmosfera de Il padrino (1972) si sente, però è da evidenziare il buon soggetto, a dir poco attendibile. Tomas Milian è bravo pur se per tutto il film ha quasi sempre ha lo stesso grugno incazzato, ma poi si conferma valido attore nel finale. Musica azzeccatissima di Ortolani.
Siamo dalle parti di Coppola e la trama – il rapporto di dedizione assoluta del figlioccio nei confronti del padrino – si esaurisce in poche gocce, che scorrono più decise nella seconda parte, all’avvicinarsi del momento della vendetta. Il camaleontico Milian rispolvera la compostezza indossata nei lavori del decennio precedente per Bolognini e Visconti e si pone come forza principale del film, coadiuvato dalla consumata professionalità di Balsam e dal penetrante lirismo del vecchio Tamberlani – appoggiato alle malinconiche note dell’esimio Ritz - e dell’emaciato Anderson.
MEMORABILE: Il lancio della pistola. La silenziosa morte in auto.
Discreto mafia-movie, sorta di Padrino all'italiana che però, nonostante qualche bel passaggio e buoni interpreti, non riesce mai a decollare. Trama un po' troppo povera di suspance, specie nella prima parte; meglio a mio avviso la seconda, ambientata in Sicilia, dal taglio quasi poliziottesco e dalla location meno scontata. Irreprensibile come sempre Milian, perfettamente a suo agio nel ruolo. Solo sufficiente, alla fine.
Questo gangster-movie di stampo italiano è praticamente un clone del Padrino coppoliano. Girato tra l'America e la Sicilia vanta una regia e un montaggio non certo entusiasmanti, ma la storia in fin dei conti si segue bene e ha qualche momento azzeccato (Tomas Milian che si accascia in auto). Discreto Martin Balsam nel ruolo del boss romantico. Finale malinconico. Fugace apparizione per la splendida Sacheen Littlefeather.
Discreto mafia-movie diretto molto bene da De Martino. Meglio la seconda parte, quella in Sicilia, più movimentata, tesa e violenta e con location a mio avviso più interessanti. La prima in America invece è poco movimentata, anche se l'incipit non è affatto male. Il finale invece mi ha lasciato un po' perplesso. Ottime le interpretazioni di Milian, di Balsam e di Rabal, piuttosto opaca quella della Lassander e presenza di tanti caratteristi tra cui Pazzafini e Tamberlani. Bella la OST di Riz Ortolani. Non male.
Onesto mafia-movie dei due mondi del buon De Martino con un Tomás Milian in gran spolvero. Con i pregi e difetti del cinema di serie B ci porta senza noia verso un finale di buon livello. Il regista non sente l'ombra lunga di Coppola e gestisce il non stratosferico budget alla sua maniera. Il film, pur altalenante (la parte centrale è un po´ prolissa) mantiene un carattere autonomo e prende le distanze da scomodi paragoni. La scelta risulta felice e il risultato si fa guardare con piacere. Promosso.
MEMORABILE: Tamberlani che dice improvvisamente addio al telefono alla figlia vedendo il killer aspettarlo fuori dalla cabina.
Quando si fa parte di una "famiglia", è per sempre. È così che Thomas, o Tommaso a Palermo, figlioccio e consigliori del boss don Antonio: dopo aver fatto la scelta giusta, uscito di prigione, non resiste e rientra nel giro mafioso. San Francisco nella prima parte e Sicilia nella seconda (per me la migliore, appare più veritiera). Le storie di mafia si assomigliano tutte: boss che salgono, boss che scendono, chi tradisce o intralcia viene ucciso, baciamani vari e padrini che dalla galera controllano tutto. Il cast è buono e salva la situazione.
De Martino, regista che non ha mai brillato di luce propria nemmeno nelle sue prove migliori, stavolta sceglie di ispirarsi a Il padrino. Ovviamente il budget su cui poteva contare Coppola se lo sogna, ma un buon cast (ottimi Milian, Balsam e Rabal, stranamente piatta e fuori forma la Lassander) e una bella colonna sonora (di Riz Ortolani) li ha anche lui e siccome il suo mestiere in fondo lo conoosce, ecco che questo Consigliori, nonostante un ritmo altalenante, ci conduce senza troppi scossoni a un finale amaro ma abbastanza sincero.
Milian (avvocato e figlioccio di un boss di Cosa Nostra) interpreta con posatezza. Abbiamo: facce giuste e luoghi appropriati, musiche (così e così) del maestro Ortolani, la Lassander (dimessa), Balsam accigliato padrino. Escludendo pochi passaggi il prodotto non mi ha convinto: l'implausibile si manifesta spesso, la vicenda deraglia; la regia è meramente artigianale e nulla più e il finale eccede nel pathos a grana grossa. Fotografa il tutto Aristide Massaccesi.
Tra i tanti derivati de Il padrino dell’epoca c’è questo che prende ispirazione dalla figura del consigliori Tom Hagen (più quello del libro di Puzo che quello del film di Coppola), l’avvocato mafioso esterno alla famiglia ma adottato dal boss come un figlio. Purtroppo, nonostante i bravi attori e l’ambientazione americana, De Martino è completamente inadatto a gestire la componente drammatica della vicenda e il rapporto "sentimentale" fra i personaggi, che il soggetto vuole centrale, banalizzando anche il finale.
Con le chiavi di un Ford (Coppola) di seconda mano, De Martino prosegue sulla strada per Corleone, montando però pneumatici Friedkin maggiormente performanti e aderenti all'asfalto urbano più abrasivo. Il filmaker romano corregge la sua rotta stilistica americanofila e quel mediocre padrinismo pregresso migliora nettamente, avvampandosi nei fuochi polizieschi poi sublimati nell'opus a seguire. Un dignitosissimo mafia-action dalle ripide impennate brutali, oltreché velato di tenui sfumature nostalgiche (l'intimo legame paterno-filiale tra Balsam e Milian) e malinconica accettazione della morte.
MEMORABILE: Continenza tumulato nel pilone in costruzione; La bambina disintegrata nell'attentato esplosivo; Il ristoratore bruciato vivo nel forno per le pizze.
Nei primi anni '70, freschi di pellicole che mettevano in luce il mondo mafioso italo-americano, De Martino firma questa buona pellicola che dà modo al bravo Milian di continuare a farsi le ossa prima di mietere i successi nella seconda metà della decade. Ma su tutti impera Balsam, in forma strepitosa, perfettamente convincente. Un gangster-movie rispettabile e con una adeguata dose di violenza, oggi difficilmente digeribile dalla società buonista attuale.
Riposante padrino-movie, ingenuo e solido, ricco di caratteristi e attori che l'Italia non avrà più. La storia scivola via secondo regole drammaturgiche inossidabili (il nemico, la vendetta) con limiti che si possono ascrivere alla mancanza di budget più che alla volontà di regista e sceneggiatori. Sacrificata la Lassander in un ruolino sciapo sciapo. Ottimo Balsam, apprezzabile nella sua misura Milian. Mezza palla in più in onore ai vecchi tempi.
Sul filone del più noto Padrino ecco l'ennesimo film che ha per sfondo la mafia italo americana. Se Balsam e Milian danno il valore aggiunto dei nomi e dei volti giusti, il resto non riesce a risultare troppo credibile. Alberto De Martino confeziona in ogni caso un prodotto allora funzionale ad accontentare le esigenze del mercato internazionale badando più alla sostanza scenica che al contenuto, offrendo il proprio tributo al "mafia-movie" attraverso una discreta resa più di forma che di sostanza.
Discreto mafia movie che sconta in parte la scarsa originalità. È però un'occasione per vedere in azione buoni attori, con menzione particolare per un Milian molto misurato e un credibilissimo Balsam. Le scene action sono molto ben realizzate e permettono di tenere desto lo spettatore che, in taluni passaggi, potrebbe rischiare di assopirsi. Maggiore originalità la si notA nella parte siciliana, meno derivativa.
MEMORABILE: Il prefinale (la lenta morte in auto).
De Martino ha predisposizione per i film a stelle e strisce e qui c’è un bel connubio con il mafia-movie, lineare e razionale. Vicenda interessante, anche se vi sono alcuni momenti improbabili e tipici dell’action classico, ove i protagonisti si trovano impegnati in contesti “spara-spara” da cui se la cavano anche in evidente inferiorità di forze. Grande Balsam, perfetto per il ruolo; un po’ strana la caratterizzazione di Milian, che parte come un (quasi) buono per terminare da figlioccio del padrino. Belle location, sceneggiatura non sempre all'altezza, apprezzabili le musiche.
Girato da De Martino con il suo consueto stile professionale ma un po' anonimo, il film si lascia tuttavia guardare, anche se fatica a catturare l'attenzione soprattutto per le notevoli prove di Balsam e Milian. Il meglio arriva, però, nell'ultima mezz'ora, quando il regista azzecca il giusto registro e la narrazione diventa addirittura struggente (da brividi le morti in cabina telefonica e in auto nel finale). Le musiche di Ortolani non sono male ma sono poco consone al contesto. Con una regia più grintosa poteva essere un gioiellino.
MEMORABILE: La bambina che esplode; Il lancio della pistola; La morte di Timberlani.
Come spesso capita per i film di De Martino, piace per le sue divagazioni e i suoi curiosi lambiccamenti (qui tutta la costruzione iniziale che va dall'affiliato "matto" che deve essere eliminato alla presentazione dei due rivali in fieri Rabal e Balsam, fino all'uscita del carcere di Milian). La vicenda centrale invece fisiologicamente annaspa e s'imbroda, con la resa dei conti in terra di lupara che sa piuttosto di (sprezzo del) ridicolo e troppi interludi e intermezzi che non tengono la corda, sostenuta sempre, tuttavia, dalla professionalità (italo)"americana" tipica del regista.
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DiscussioneZender • 2/02/10 20:59 Capo scrivano - 4 interventi
Più che ridere ora devi dare la risposta, Fauno :)
DiscussioneFauno • 5/02/10 12:15 Contratto a progetto - 2743 interventi
Groucho Marx che la lancia a Dylan Dog,anche se sono anni che non li leggo più,e poi ho imparato anche il senso di COSCA,che qui viene spiegato bene:l'insieme delle foglie di carciofi,tenacemente connesse.Certo che sono mentalmente pigro...per tanti termini c'è sempre il vocabolario.Per questo termine ci voglio guardare.A proposito...ZENDER era un mitico portiere del Lussemburgo degli anni 70 che con la sua bravura riusciva a contenere le goleade contro le varie squadre in quel momento al top,stile Olanda di Crujif o Inghilterra di Keegan e a rendere più dignitosi i punteggi.Ciao.FAUNO
DiscussioneZender • 5/02/10 14:43 Capo scrivano - 4 interventi
Renato ebbe a dire: Fauno ebbe a dire: (...) A proposito...ZENDER era un mitico portiere del Lussemburgo degli anni 70 che con la sua bravura riusciva a contenere le goleade contro le varie squadre in quel momento al top,stile Olanda di Crujif o Inghilterra di Keegan e a rendere più dignitosi i punteggi.Ciao.FAUNO Erano due gli Zender di quel Lussemburgo: il portiere era tale Raymond Zender, ma c'era pure Gilbert Zender che giocava tipicamente col 10. Fratelli? Può essere, non saprei dire di preciso... Beh, fratelli miei no di sicuro. E neanche parenti (magari darò un occhio all'albero genealogico). Però due Zender in squadra... Che origini gloriose!
In uscita su DVD per Filmart Polizieschi Edition Nr.7 [Limited Edition], dettagli a venire.
HomevideoGeppo • 29/09/15 15:25 Call center Davinotti - 4284 interventi
Quidtum ebbe a dire: In uscita su DVD per Filmart Polizieschi Edition Nr.7 [Limited Edition], dettagli a venire.
Ho appena verificato... il DVD ha solo l'audio tedesco e inglese (senza italiano), quindi alla fine non l'ho più preso.
DiscussioneLodger • 24/06/18 08:47 Pulizia ai piani - 1563 interventi
Che spasso il dialogo tra lo sbirro e la prostituta Maggie (Sacheen Littlefeather, l'indiana famosa per esser stata mandata da Marlon Brando a rifiutare l'Oscar per "Il padrino"), da rivedere in loop all'infinito :-)
https://www.youtube.com/watch?v=8Kv1oc7IxY8
Sbirro: «Ciao Maggie!»
Maggie: «Salve sergente...»
S: «Come la sfanghi, bellezza?»
M: «Me la cavo per ora.»
S: «Scommetto che con un culo simile trovi un quadrifoglio tutte le mattine» :-D
M: «Quando ne vuoi un po' non hai che da chiedere, è tutto gratis. Mi piacciono i poliziotti, arrestami...»