Uno strano, cupo thriller ambientato nel mondo della finanza che trova in Gianmarco Tognazzi l’interprete ideale e che potrebbe avere più di una freccia al suo arco, non ultima una sceneggiatura (del regista del film Mauro Cappelloni ed Elide Cortesi) piuttosto curata nei dialoghi e che regge bene il gioco delle parti. Quello che proprio non funziona è la gestione della storia, intricata e spiegata malissimo, che fin dalle prime battute - in cui un uomo misterioso uccide in camera da letto una bionda (Carrea) che pare a conoscenza di molti segreti scottanti - mette troppa carne al fuoco senza dare una collocazione precisa ai diversi personaggi.
Dopo che un commissario (Sarchielli)...Leggi tutto dall'aria ambigua e decisamente trasandata cerca di capire dove stia tale Ortaggi, losco faccendiere rifugiatosi forse a Ginevra e che pare responsabile di giochi speculativi facilmente smascherabili, l'attenzione si concentra sul protagonista, Gian Luigi Rossi Distante (Tognazzi), uomo d'affari che - parole sue - si occupa di "muovere denaro". Cosa faccia nello specifico risulta assai fumoso: a colloquio con sottoposti e segretarie tuttofare (Russo), con una madre (Moratti) che lo disprezza e una fidanzata innamorata (Knaflitz) figlia di un ricco imprenditore, passa il tempo al telefono, a parlare di transazioni di cui cogliamo giusto qualche sfumatura, ma nel complesso chi guarda si trova seppellito da un diluvio di parole e passaggi di denaro senza avere la possibilità di appassionarsi minimamente alla vicenda. Ed è un peccato, perché invece il piglio di Tognazzi è assolutamente in linea col personaggio e l'ambito in cui si muove è descritto con una certa sapienza.
Poi quasi d'improvviso subentra nella vicenda una splendida giornalista (Cucinotta), incontrata da Gian Luigi al ristorante dove con lei scambia occhiate complici a qualche tavolo di distanza. Un incontro fugace in toilette, ma non è ancora il momento del sesso (che in un mondo simile il suo peso ce l'ha, come si può immaginare). Cosa vuole davvero quella donna? Chi è l'uomo che è con lei e col quale ha avuto un diverbio fuori dal ristorante? Tutti interrogativi che si scioglieranno lentamente lasciandone aperti molti altri, destinati a congestionare un soggetto che la regia di Mauro Cappelloni fatica palesemente a organizzare.
Anche dal punto di vista della messa in scena non c'è molto da stare allegri e l'impressione è quella di un prodotto poco più che televisivo, che non rende un buon servizio a quello che invece poteva essere un ibrido di generi a suo modo anche originale, con una descrizione non peregrina della freddezza, del cinismo di certi uomini d'affari capaci però anche di qualche slancio umano (nel rapporto con la giornalista). Grazie alla bella performance di Tognazzi, il suo Gian Luigi Rossi Distante non è solo una caricatura, ma un uomo vittima di crisi nervose eppure molto presente a se stesso. Dove il film fallisce è appunto nell'individuare un filo logico all’interno di una storia troppo frammentata, zeppa di passaggi oscuri o di notazioni superflue per poter ambire a raccontare un universo complesso come quello che si nasconde dietro ogni giro d'affari (che tanto per cambiare passa per la Svizzera). Esageratamente prolungate e insistite le parentesi sul campo da tennis, in controtendenza la presenza di nudi integrali maschili laddove mancano quelli (anche solo parziali) femminili.
Terribile film italiano con presunte pretese autoriali che fanno solo ridere. Il regista vorrebbe, infatti, dipingere l’Italia dell’epoca in modo credibile ma in realtà lo fa ricorrendo a tutti i cliché possibili e dipingendo un personaggio “programmaticamente” sgradevole cui però riserverà (per la gioia del pubblico?) la giusta, si fa per dire, punizione. In questo modo il film appare moralista e bigotto. Senza dubbio da evitare.
I buoni da una parte e i cattivi dall'altra senza possibilità di sfumature o osmosi tra le parti: troppo facile rappresentare il mondo della finanza con una tale dose di manicheismo e bozzettismo nella scrittura dei personaggi. Non sempre la mano del regista riesce a sfuggire da una forma televisiva, sensazione accentuata dalle anonime musiche di Sergio Cammariere, riuscendo almeno a portare a casa una pellicola scorrevole. Tognazzi, non sempre in parte, esibisce qualche nudo integrale, inconsueto nel cinema italiano. Da incorniciare la lunga scena in déshabillé, con Cinzia Carrea.
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HomevideoPanza • 2/02/19 19:58 Contratto a progetto - 5247 interventi