Il contesto è di guerra. La pellicola è incentrata su un gruppo di soldati sovietici che dopo decenni di guerra si ritira da un territorio devastato. Il maggiore di questi, nel tentativo di proteggere la ritirata, viene ucciso da un afgano. Le sequenze sui carriarmati risultano ben realizzate, ma il film appare troppo lungo e indigesto, infarcito di troppa retorica.
Polpettone pacifista girato in salsa italo-russa. I mezzi ci sono e si vede, soprattutto nelle scene con mezzi militari. Trama che ricalca le solite tematiche sulla guerra: militarismo, violenza, domande sul senso della guerra e sacrificio e redenzione. Il film è un po' pesante da reggere. Placido nei panni del russo è troppo "mediterraneo" per i miei gusti...
Inedita pellicola italo-russa con un Placido troppo imbolsito e fresco di commissario antimafia per convincere. Discrete scene di guerra girate senza infamia e senza lode. La differenza, nel bilancio complessivo, la fa la sceneggiatura. Non sono molti i film girati a pochi mesi dall'implosione del pachiderma sovietico e questo trae tutti i vantaggi del momento storico. Il ritratto dello sfacelo morale, politico ed economico è impietoso ed efficace.
MEMORABILE: La canzone del tulipano nero mentre decolla.
Michele Placido HA RECITATO ANCHE IN...
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L'aereo che trasporta le vittime di guerra, visibile nel film, è un Antonov 12 e venne tristemente chiamato "Tulipano Nero". L'aereo doveva sempre atterrare la notte in Unione Sovietica in aeroporti "periferici" in quanto lo scarico delle salme doveva essere occultato ai media ed all'opinione pubblica.