La vita è un romanzo - Film (1983)

Interessantissimo film di Resnais che pur riuscito sotto diversi punti di vista, paga il mettere sul fuoco un po' troppa carne e soprattutto temi difficili da portare al cinema. Si parla molto ad esempio di Pedagogia e di rapporti con i bambini (c'è anche un personaggio che si chiama, non a caso, Rousseau). Poi ci sono anche le solite sovrapposizioni tra realtà e finzione. Alcuni segmenti intrigano, altri sono un po' troppo verbosi. Curato nella confezione, ben recitato dagli attori (cast ricco con diverse presenze resnaisiane). Bello ma manca qualcosa per essere bellissimo.

A distanza di molti anni, un castello liberty fa da cornice a due utopie destinate entrambe al fallimento: tragico per la prima (tabula rasa del passato) o ironico nel caso della seconda (l'educazione come strumento di progresso). A queste due trame si intreccia il racconto di una fiaba, unico campo in cui può realizzarsi il sogno di un regno di felicità ed amore. Forse il film più ambizioso di Resnais, certo uno dei meno lineari nel suoi continui cambi di registro, fra commedia e dramma, allegoria filosofica e satira sociale. Faticoso, a tratti pesante, ma anche suggestivo, originale.

A dir poco sperimentale, questo film di Alain Resnais utilizza la stessa location per spaziare tra tempi e storie diverse tra loro ma che hanno come comune denominatore un ideale utopistico impossibile da realizzare. Il regista francese cerca di dimostrare come sia ardito cercare di instillare nell'altro la felicità a tutti i costi perché, se vissuta come imposizione, anch'essa viene tragicamente rifiutata. Solo la spensieratezza e la fantasia dei fanciulli possono ricreare il contesto ideale per la realizzazione dei sogni. Complesso da seguire ma riuscito. 

In un castello si intrecciano tre periodi temporali diversi. Trama non lineare che affronta tematiche complesse, per una rappresentazione cinematografica. L'armonia utopica degli adulti, l'analisi pedagogica e lievi intrecci amorosi rendono la visione ostica. Resnais, per complicare il tutto, inserisce pezzi di canzoncine non necessarie. La morale è che alla fine son sempre i bambini che si educano, e divertono, per conto loro. Gassman e la Chaplin sembrano ospiti di un set altrui.