Mako - Film (2021)

Shark-movie egiziano realizzato con discreti mezzi ed effetti speciali più o meno credibili che sposa, come spesso è capitato nel genere, la comparsa degli squali con l'esplorazione di un relitto. Si comincia però nientemeno che alla notte degli Oscar, dove per il miglior film straniero viene premiato un documentario di Rana Bahjat (Basma). Il tempo di consegnare l'ambito trofeo che il presentatore deve però correggersi: c'è stato un errore, il miglior film è quello di Sherif Nahy (Mouawad)... il marito di Rana! Shock in sala, ma la donna (inizialmente sconvolta dall'accaduto) è presto pronta a ripartire e chiede ai suoi collaboratori...Leggi tutto l'idea per un nuovo documentario vincente. Gahram (El Sebai) se ne esce allora con la storia del Salem Express, una grossa barca affondata nel 1991 nel Mar Rosso con più di seicento persone a bordo. Cento di loro morirono, ma è più curioso quanto accadde 48 ore dopo: tre sub tombaroli scesero nel relitto per rubare gioielli e raccontarono di aver trovato laggiù... una strana energia. Nessuno è più passato di lì e nemmeno è concesso farlo. Ce n'è abbastanza per imbarcarsi e sfidare la legge.

Arrivati sul posto in un nutrito gruppetto, i nostri (compresi il marito premiato e la moglie bidonata, ovviamente) infileranno le mute e si immergeranno di persona per filmare. Purtroppo per loro... troveranno anche qualche grosso mako di passaggio che li costringerà a rimanere nascosti all'interno del'imbarcazione sul fondo del mare fino a quando non sopraggiungeranno ovvi problemi di ossigeno, con quelli di sopra che non sembrano preoccuparsene troppo, a quanto pare. Esaurita piuttosto velocemente la prima parte in cui ci vengono presentati i protagonisti, quindi, si raggiunge senza perder tempo ulteriore il tratto di Mar Rosso in cui ambientare un'avventura - e qui sta il difetto maggiore - articolata senza idea alcuna.

Il film poggia tutto sulla tensione creata nel relitto e negli immediati dintorni, ma i dialoghi sono talmente insulsi e svuotati di ogni interesse che è difficile appassionarsi. E questo nonostante gli attacchi dei mako non siano nel complesso così mal realizzati, rispetto alla bassa media del filone. Il problema è che la regia non trova mai uno spunto che riesca a incuriosire, una scena che risvegli dal torpore, un'inquadratura che ne faccia apprezzare almeno i valori tecnici. Non si può dire che il lavoro dietro la macchina da presa sia incompetente, perché la padronanza del mezzo c'è, pur tuttavia si tira avanti per mezz'ore intere senza che nulla accada di particolare: l'ossigeno che scarseggia, la paura di incontrare qualche bocca affamata che spunta dagli oblò, le nuotate tra corridoi e stanze...

Dopo un po' che si procede così non è facile evitare la noia, anche perché le interpretazioni sono tutt'altro che indimenticabili, i volti sotto le maschere sono pure difficili da riconoscere e il tutto si confonde in un minestrone anonimo ravvivato di quando in quando dall'apparizione degli squali che – almeno loro - azzannano con impegno. Insomma, la confezione convince (anche la fotografia non è niente male), ma è un involucro che contiene troppo poco, con scaramucce risibili in superficie: dall'imbarcazione si vede qualche pinna e ci si confronta perdendo tempo. Per disperazione si gioca la carta dell'emozione, dell'amore di coppia o del riesplodere di antichi ricordi attraverso drammatici flashback dell'affondamento (nel gruppo c'è chi senza dir nulla era a bordo del Salem Express, quel giorno), ma poco si recupera. Ad ogni modo s'è visto di molto peggio, nel campo...

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