Il giovane Luca e il quarantenne Bruno hanno qualcosa in comune: l'odio per il padre. E i loro destini - tragicamente -si intrecciano. Due protagonisti monopassionali e monolitici, irrigiditi nell'ossessione, gli sfondi lividi di Torino e di Ginevra, uno svolgimento e un finale prevedibili come la dimostrazione di un teorema. (Del resto, Karl Popper diceva che la psicanalisi è più dogmatica della metafisica...). Emotivamente poco coinvolgente, esteticamente manierato. Peccato, perché "La spettatrice" non mi era dispiaciuto per niente...
MEMORABILE: Gli psicodrammi notturni di Elio Germano.
Film senza ombra di dubbio valido, con una bella storia, attori bravi ed un'ottima fotografia. Germano non aveva bisogno di mostrare il suo pene in erezione. È un'ottimo attore, uno dei migliori in Italia e lo sanno anche i sassi. La scena è decontuestalizzata dal film ed egli si lamenta che parlano solo del suo coso e non della sceneggiatura. Forse il suo coso l'ha adombrata... Accolta benissimo dalla critica, è l'opera seconda di un regista sicuramente promettente.
Lo strano rapporto tra un uomo strozzato da un usuraio e il figlio di quest'ultimo. Un film dedicato alla paternità (uno è sterile con un padre artista ingombrante, l'altro uccide il genitore che odia), ma che vibra sulle corde di un'incommensurabile sofferenza esistenziale basata sul fallimento di fragili vite. Ma il dolore dilaga fin quasi alla lagna, suonando dopo un po' artefatto e programmatico, e a poco valgono l'eccellente sensibilità visiva del regista, al limite del formalismo, e l'ottima interpretazione dei due attori principali.
Il sofferto ed ambiguo rapporto che si crea tra un marito sterile e strozzato dai debiti ed un giovane patricida vittima di turbe. Un film rarefatto in cui i dialoghi sono per lo più in francese sottotitolati e, sovente, le immagini cercano l'effetto stupefacente. Bravo Germano nella sofferta interpretazione, ma la narrazione regala un finale poco convincente.
Il secondo film di Paolo Franchi ha come tema conduttore la depressione, che in modo e per cause differenti colpisce i due protagonisti. Il talento del regista è indubbio ma questo film è un’occasione sprecata: i personaggi sono poco interessanti, così come le loro motivazioni (un generico odio per la figura paterna). Anche i due attori principali recitano in modo rigido ed eccessivamente distaccato. Pregevole la resa fotografica di una Torino quanto mai distaccata e spiazzante.
Fin troppo raffinato e stilizzato per essere gradito da un vasto pubblico, questo film dai toni antonioniani mette in luce il rapporto tra due anime solitarie, unite dal fatto che, per colpa di un debito, il debitore allaccerà la conoscenza con il figlio di colui che ha concesso il credito, uno strozzino proprietario di una banca. Soporifero ma elegante.
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descrizione in verificate:
i cartelloni pubblicitari per la città e non i pannelli nella mostra.
DiscussioneZender • 25/06/14 18:00 Capo scrivano - 47890 interventi
Beh ma i pannelli in una mostra non sono le opere in esposizione, possono essere un po' tutto: cartelloni pubblicitari, per l'appunto, non mi pare sbagliata la descrizione.
All'interno del museo non li fanno vedere, lui si reca lì dopo averli visti per la città.
Come credi.E' una multi, presente anche ne Le valigie di Tulse Luper 2.
Se li vuoi chiamare pannelli aggiungi almeno pubblicitari.In Tulse Luper 2 vi hanno girato le scene all'interno, quelle in verificate.Ho visitato il castello, confermo la cosa.Vedi gli altri post.