Pretty persuasion - Film (2005)

Commedia nera liceale acre e malefica, praticamente sconosciuta qui in Italia. Caso più unico che raro di teen-dramedy che ingloba in un tessuto filmico pressochè perfetto una micidiale satira spavalda e razzista contro il genere (quello scolastico demenzial/volgarotto) e l'ambiente stesso da cui trae complice linfa vitale. Senza insinuare pedanterie anti-establishment né defluire in un registro parodico/divertente ma andando dritto al sodo della spregevolezza con una tranquillità a dir poco ripugnante. Una lunga e amichevole rasoiata che fa male solo quando ormai è troppo tardi.

In un college di Beverly Hills, una quindicenne, bella e molto intelligente, plagia due compagne per indurle a denunciare per molestie sessuali un loro insegnante, innocente nei fatti (ma non nel pensiero)... Ritratto nerissimo di una generazione "tali padri tali figli" (babbo Woods è grandiosamente ributtante), popolato da mostri con golfini rosa, minigonna grigia e calzettoni bianchi, illuminato da dialoghi al vetriolo, con tempi perfetti nel dosare satira e dramma. Impressionante Evan Rachel Wood, emula della marchesa de Merteuil.

Quando la psicopatologia si innesta su un corpo dal velo d'angelo lascia ancor più il segno. E quando è una giovane studentessa a mostrare la sua oscura e folle anima nera, in un contegno diabolico ricercato nei minimi dettagli, tutto ciò assume contorni ancor più disarmanti. La Wood scarica sull'universo teen che la circonda una frustrazione personale che deflagra in un finale raggelante, in un susseguirsi di volgarità che mettono dietro uno qualsiasi degli Scary movie. Cento minuti di borderline movie. Di quelli tosti.

Reduce dal ruolo di giovane sbandata di Thirteen, la Wood interpreta un personaggio che fa a pezzi definitivamente il confine tra bene e male dell'adolescenza; il risultato è quasi un incrocio tra La mia peggiore amica e Da morire nell'unire disagio giovanile e arrivismo in una prospettiva in bilico tra commedia e dramma. A tratti si sorride, ma è solo un'illusione di fronte al dispiegarsi di eventi spiacevoli e avvilenti, che ben fotografano situazioni non troppo distanti dalla realtà di un mondo ipocrita e spietato, basato sull'immagine.

Notevole black comedy con protagonista una glaciale Evan Rachel Wood, machiavellica manipolatrice disposta a tutto per la popolarità. Sua vittima principale (lo sono tutti in questo film) è Ron Livingston, cui Siega affida un personaggio assai cangiante ma è James "Videodrome" Woods a giganteggiare nei panni del padre razzista: i momenti più comici sono i suoi. Molto bella la fotografia, divertente - e anche funzionale alla tensione narrativa - il montaggio a flashback. Davvero ottimo, assolutamente consigliato.