Psychosis - Film (2010)

In cerca della giusta ispirazione, una scrittrice si rifugia in un'immensa casa col marito senza trovar altro che strane visioni, rumori e momenti di puro delirio. Mélange frullato di parafernalia di case maledette e nightmare movie, con tocchi splatter inusitati e quasi grotteschi a rendere ancor più difficile la digestione. La psicosi colpisce anche chi guarda, soprattutto non riuscendosi a spiegare il continuo indugiare nelle inquadrature dei piedi delle attrici (anche una segretaria che lavora scalza?!). Da rivedere almeno due volte.

Dopo un sanguinoso inizio in pieno stile slasher, il film sterza bruscamente e ci ritroviamo in una villa nella campagna inglese, tra visioni, strani personaggi e suggestioni quasi surreali e oniriche. Le premesse erano buone, il risultato finale un (bel) po' meno, inficiato anche dalle interpretazioni pedestri del cast (il marito su tutti). Ci sarebbe un twist finale, a compensare per le carte scoperte troppo in fretta, ma non basta

Incipit quasi Jasoniano, cotto e mangiato e subito nella grigia campagna inglese, dove prende corpo un thriller laido e sgangherato, popolato da inquietanti presenze che giocano a calcio e da Justin Hawkins dei Darkness imbianchino sciroccato. Denso di momenti birichini (il cacciatore esibizionista, il guardone sotto il tavolino di vetro), è così illogicamente confuso da risultare, per certi versi, interessante. Sicuramente ti tiene desto, anche se il colpo di spugna finale, unica soluzione possibile per sbrogliare la matassa, delude un po'.

Ricorda un po' i film anni '70 questo horror di normale amministrazione con un antefatto agitato e una trama scontata quanto basta. Il film narra delle vicende della solita scrittrice americana in cerca di ispirazione in Europa e che ha un debole per le visioni deliranti. Tutto già visto, se non fosse per un finale che gli assegna un certo valore. Masticabile...

Raffinato prodotto che tradisce un incipit splatter per poi svilupparsi dietro "visioni, paure, angosce e premonizioni". Charisma Carpenter si cala con misurata professionalità nel ruolo di time traveler destinata a scrutare nel tempo per una inusuale deformazione del conosciuto. Reg Traviss riesce a gestire ottimamente un plot debitore de Il sesto senso, The others e Timecrimes puntando la sua attenzione sull'uso di valide scenografie, affiancate da significativi effetti audio. Buone interpretazioni per un film che sa ben rapire l'attenzione.

Traviss trasforma in lungometraggio l'episodio migliore dell'antologia inglese Brividi di paura, costruendo un horror allucinatorio di fattura para-televisiva, fra carenze d'atmosfera e performance deludenti (cui si sommano i consueti comportamenti insensati dei protagonisti), pur dimostrandosi generoso nell'esibizione di nudità e violenza (anche se l'erotismo non eccita e di sangue se ne vede poco). Quella che all'inizio sembra la solita ghost-story con complotto familiare annesso muta repentinamente nel finale, che riserva un buon twist (ma chi conosce l'originale saprà già tutto).

Un inizio slasher con dei ragazzi ambosessi dall'aspetto punk-alternative in campeggio nelle campagne inglesi rivela poi uno strano connubio tra ghost-story e psico-dramma per poi tornare all'horror crudo dell'inizio. La confezione volutamente o no ricorda quelle pellicole inglesi 70-80 molto scarne e slavate e questo contribuisce all'ambientazione e atmosfera gotica old school, con tanto di villa e cimiteri nel verde. Purtroppo i buoni intenti del soggetto vengono traditi dalla sceneggiatura che presenta delle ingenuità e dei frangenti un po' confusi, con una regia di grana grossa.