Re Artù - Serie animata (1979)

Epica serie d'animazione giapponese che narra le magiche vicende di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. Con un'animazione abbastanza povera e storie non troppo delineate, il prodotto non si distacca dalle produzioni del periodo.

Adattamento di marca nipponica di un tipico mito occidentale, in cui il "ciclo arturiano" serve soltanto da spunto per imbastire una serie di episodi assolutamente fantasiosi. Tuttavia l'aspetto eroico/cavalleresco è ben reso, i dialoghi (italiani) curati ed eleganti, mentre personaggi e location sono un curioso mix di pertinenza filologica (Merlino, Lancillotto) ed ingenuità (Tristano di Cornovaglia? Regno di Wrogles???). Artù assume qui dei connotati decisamente opposti a quelli del fragile ed insicuro erede che la leggenda ci ha tramandato.

Molto bello, anche se il fascino è concentrato: perché, nonostante altre e complesse vicende, il succo della storia è nella sfida con la potentissima e malvagia strega Medessa. E quindi si parte alla ricerca dello scudo incantato, elemento indispensabile per contrastare i poteri del male e si giunge alla battaglia finale. Epico e ricco di fascino, senza concessioni per gli adulti, ma senza nemmeno qualche sussulto (timido), quando le forze malvagie si mostrano ed oscurano il cielo. La seconda stagione (Artù in giro sotto mentite spoglie) è trascurabile.

Poteva mancare la versione giapponese del mito di re Artù? No di certo ed è anche fra gli anime anni '80 non robotici di culto. Fra cavalieri e cavaliere donne giovani e belli si consuma la guerra del giovane re Artù con il perfido re Lavick, responsabile della morte dei suoi genitori. Divertente, epico, con un Lancillotto guerriero, un frate traditore e un Tristano belloccio, l'anime è noto per i suoi continui colpi di scena. Da ricordare la battaglia magica con la strega Medessa (o Morgana), forse più cattiva del re tiranno. Eccezionale.