Safe - Film (1995)

È malata di inquinamento e chimica, così si rifugia in una comunità new age. Strano film, tra psicologia, denuncia sociale e allegoria (metafora della deriva attuale tra la tossicità dell'esistenza quotidiana e l'ambiguità dello spiritualismo? Cosa vuol dire essere "sicuri" oggi?). Ma i tre livelli sono condotti da una comune narrazione minimalista e apparentemente inconcludente, tanto è fatta di piccole cose che sembrano girare a vuoto senza portare a nulla, in una sostanziale uniformità ben incarnata dalla monotonia della pur brava Moore.

Signora benestante, sposata e con prole, scopre di essere allergica praticamente a tutto: plastiche, stoffe, metalli, contatti coi suoi simili... Invece di cavarsela con un cynar, la poveretta finirà in una spocchiosa comunità new age. Metafora pesantuccia sul logorio della vita moderna, che la diafana Moore attraversa quasi in trance, senza riuscire a suscitare molta simpatia umana, tanto che non si sa neppure che significato dare al suo progressivo isolamento: libertà dal superfluo? fuga dalle responsabilità? ricerca esistenziale? bah!