Uomo bianco tu vivrai! - Film (1950)

Un Mankiewicz minore ma dignitioso costruisce un film a tesi che all'epoca suscitò non poche polemiche. Oggi invece è un pò datato ma si è mantenuto molto meglio di tante pellicole del genere. Scontato il finale così come la rappresentazione dei personaggi che risulta eccessivamente manichea. Poiter è molto bravo, Widmark è grande come al solito.

Bianchi microcriminali e razzisti contro un medico nero accusato di aver ucciso uno di loro con un’iniezione sbagliata. Solido drammone antirazzista, in cui Mankiewicz sa conciliare i rapidi ma efficaci affondi psicologici nei personaggi coinvolti, con il riverbero dell’ambientazione sociale in cui ribollono i conflitti. L’eccessivo buonismo è comprensibile, data l’epoca, ed è ben inserito in un film dalla narrazione asciutta e dalla continua tensione che non tralascia anche qualche emozione. Un classico del cinema civile americano.

Improntato sui contrasti razziali negli Usa a cavallo degli anni 50/60, il film si concentra sul dialogo, effettivamente molto curato (mirabile quello tra il dr. Vorton e il Responsabile dell’ospedale), mentre la parte action è limitatissima e, quando potrebbe esprimersi, come nel pestaggio al capannone, solo accennata. Il migliore nel ruolo risulta McNelly, Poitier e la Darnell sono troppo ingessati (comunque sicuramente meglio il primo), valida la prova del cattivo Widmark ma a tratti troppo carica, quasi caricaturale.

Della serie "racism-movie" e dintorni, un robusto noir con sfumature drammatiche che ha al centro le controverse vicende di un medico di colore e la sua sfortuna di trovarsi morto fra le braccia il fratello di un pericoloso delinquente. Linda Darnell è bellissima: sfodera tutta la sua verve di donna perduta con tanto di remissioni dei peccati finali. Tutto in puro stile dark anni '50.

Un giovane medico nero deve prestare soccorso a due fratelli feriti durante una rapina: quando il primo muore, l'altro, fanatico razzista, accusa il dottore di averlo ucciso e giura vendetta... Uno di quei film che vanno contestualizzati per apprezzarne il valore civile che imponeva spesso, a quel tempo, un certo schematismo manicheo di cui le prime "vittime" sono i personaggi contrapposti interpretati da Widmark e Poitier, pur bravi. Poco spazio all'azione che sfuma prima di entrare nel vivo, molto ai dialoghi, talvolta didascalici. Un M. minore, comunque apprezzabile per l'impegno.