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Discussioni su Birth - Io sono Sean - Film (2004)

DISCUSSIONE GENERALE

6 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Rebis • 27/06/08 16:11
    Compilatore d’emergenza - 4439 interventi
    Undying ebbe a dire:

    Modesto horror, di fattura prettamente indolore. Consigliato a chi vuole approcciare il genere, senza restarne "traumatizzato"


    beh Undying, dai, che questo sia un horror proprio no... Non essere ingiusto...
    Ultima modifica: 28/06/08 00:12 da Rebis
  • Undying • 27/06/08 18:08
    Comunicazione esterna - 7568 interventi
    In effetti è un bel pastrocchio in stile metafisico, anche se spacciato (dai trailer del lancio nelle sale) come horror, al pari (in tutti i sensi) del coevo Godsen....
    Ultima modifica: 28/06/08 02:09 da Undying
  • Rebis • 27/06/08 20:32
    Compilatore d’emergenza - 4439 interventi
    Ma no, Undying! Dissento fortemente. E' semplicemente un dramma molto ben congegnato che produttori e distributori hanno voluto lanciare come thriller/horror sfruttando dei precedenti ma non c'è niente di metafisico o sovrannaturale a conti fatti. E' il dramma di una donna e di un a perdita e volerlo guardare sotto l'egida di un genere lo annienta e ammutolisce.
  • Undying • 27/06/08 20:59
    Comunicazione esterna - 7568 interventi
    Ve bene, Rebis.
    E' un drammone cammuffato da thriller.
    Anche se spesso etichettare i film sotto questo o quel genere non è cosa facile, nè logica.
  • Rebis • 27/06/08 21:17
    Compilatore d’emergenza - 4439 interventi
    Direi che in casi come questo è addirittura deleterio...
  • Buiomega71 • 16/11/13 10:17
    Consigliere - 27096 interventi
    C'era qualcosa di friedkiano che mi assaporava la visione del film (i parchi innevati, i lussuosi appartamenti dei palazzi Newyorkesi tra party "tu morirai lassù" e segreti inconfessabili, tra abitazioni di quartiere-i ragazzini che giocano le auto parcheggiate ai latidella strada-), qualcosa di polanskiano che entrava sottopelle (e non solo per la somiglianza nel look della Kidman a Rosemary Woodhouse, o perchè il signorile palazzo ricordava il Dakota), qualcosa di altmaniano per il lento scivolare nella follia femminea, causa un lutto mai elaborato, qualcosa di loncrainiano per il "fantastico nel quotidiano" a la Demonio dalla faccia d'Angelo

    Suadente e ipnotico, dove la regia quasi kubrickiana di Jonathan Glazer (bellissimo il piano sequenza iniziale con Sean che fa jogging nel parco) scava nel profondo dell'anima e nell'initimità, tra interni lussuosi, gelidi cimiteri, gelosie, frustrazioni, tradimenti, sorrisi di convenienza e un finale raggelante e sconvolgente su una spiaggia plumbea e desolata (il volto pieno di dolore della Kidman in abito da sposa non si scorda più, nella sua follia quasi irreversibile) che ha qualcosa di vontreieriano.

    Immerso nella splendida fotografia di Harris Savides, toccato dalle splendide note di Alexandre Desplat (bellissima e quasi stridente la canzoncina sui titoli di coda), un misto coinvolgente tra barlumi di "satanic movie intimista" (per l'atmosfera che regala), di romanticismo raggelato che varca il baratro della follia, di momenti registici straordinari (il lungo PP sul volto della Kidman a teatro, dove Glazer mostra lo sconquasso emotivo interiore della donna, tra angoscia e turbamento)

    Sfiora passioni quasi pedofile (più il bacio che non nella vasca da bagno), regala personaggi indimenticabili e punti cardine (Anne Heche-che somiglia sempre di più a Tilda Swinton per la sua androginia-glaciale traditrice e il suo incontro con il piccolo Sean nel bagno-la scena delle mani da asciugare e da antologia-e fautrice del crollo emotivo del ragazzino), così come lo sbrocco di Danny Huston al ricevimento

    Vero che lo script potrebbe sfiorare il ridicolo, se non fosse che Glazer usa il sospetto della metempsicosi per scardinare convenzionalità e sicurezze, infilando il dubbio e facendo esplodere la latente pazzia della Kidman

    Cast tecnico e artistico a massimi livelli (la Kidman sarebbe da Oscar, e alla divina Lauren Bacall spetta la migliore battuta del film, che chiama il piccolo Sean "Mister reincarnazione")

    Lento, ma capace di afferrarti dall'inizio alla fine, donando fascino e qualche picco morboso, dove Glazer non dà spiegazioni plausibili (potrebbe anche essere una maternità mancata, visto che la Kidman-quando torna a chiedere perdono al suo uomo-non pronuncia mai la frase "Avere dei figli"), e lascia tutto nel limbo (anche se le lettere nello zaino di Sean danno una sterzata ben poco metafisica)

    Coraggioso, e a suo modo, originale.
    Ultima modifica: 16/11/13 13:49 da Buiomega71