Discussioni su Piggy Banks - Film (2005)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/12/12 DAL BENEMERITO CAPANNELLE
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  • Non male, dopotutto:
    Buiomega71
  • Gravemente insufficiente!:
    Capannelle

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 11/06/22 10:45
    Consigliere - 26107 interventi
    Il dvd della One Movie (tipico prodotto da cestoni o da edicola) lo spacciava come un pulp sanguinario (vedere la cover) che stava tra Non aprite quella porta e Assassini nati, in un truffaldino specchietto per le allodole.

    In realtà, questo sgangherato crime movie del regista del terribile American Psycho 2 è una sorta di dramma familiare, che si trasforma, pian piano, in una stramba e balzana storia d'amore incestuosa piena di chiacchiere, sesso e beffardi scherzi del destino.

    Incipit inutile e gratuito ai fini del racconto (una ragazzina cino americana che si mette a sparare a scuola sul modello Columbine), poi la puzza di stantia pseudotarantinata con i due fratelli serial killer e i soliti cadaveri infilati nel portabagli e dialoghi sopra le righe.

    Poi, fortunatamente, Freeman cambia registro con una narrazione a flashback (i legami parentali di sangue-sotto tutti i punti di vista-con il padre killer interpretato da Tom Sizemore che sembra uscito da un sottoscorsese, che impartisce ai due figlioletti lezioni di bon ton criminale), dove si prendono derive da I ragazzi della porta accanto (i delitti gratuiti dei due fratelli, che sterminano famiglie, uccidono donne sole, si sbarazzano di ragazzette in vena di festini orgiastici) ma con la violenza sempre ed esclusivamente off screen (anche quando cala la chiave inglese sulla testa di una delle ragazze) o a delitti già avvenuti (la vicina di casa messa nel baule), penalizzando non poco le efferatezze, dove Freeman non ha il coraggio di andare fino in fondo, restando cinico solo a metà (vedi anche il momento della foto al ragazzino fuori dal supermercato che anche boh).

    A parte un momento gustoso che cita grottescamente una scena cult Psycho II (il tè, il badile in cucina) che vede Lyn Shaye granny vogliosa di giovanotti, il film (parecchio indie con tentante e rancide ambizioni da Sundance non proprio riuscitissime) si impantana in una love story scombiccherata tra fratello e sorella (bellissima Lauren German, che ha vaghe somiglianze con una giovane Jodie Foster, che cita pure tra un dialogo e l'altro, passando dalle frasi poetiche, a decantare la perfezione, fino al gas che fa esplodere i cadaveri nelle casse da morto), con inaspettate punte di intensità, in un fiume di parole, per poi arrivare alla svolta drammatica e (im)prevedibile che chiude il film.

    Voce narrante assai fastidiosa (con ambizioni billywilderiane un pò troppo forzate e fuori luogo), un pò di spocchia per tentare di fare qualcosa di "diverso", mischiando il cinema basso pulpesco dei serial killer da discount con mire alla Todd Solondz (senza averne il talento), ma anche un operina a suo modo simpatica, che caratterizza bene i personaggi e che, nella seconda parte, coinvolge abbastanza nella sua dimensione bislacco/romanticheggiante, dove la German tira fuori il suo lato seducente (ma non mostra nemmeno il sedere) e il futuro protagonista di Shadow ce la mette tutta per apparire credibile nel suo ruolo alienato di predatore seriale e ragazzo teneramente innamorato.

    Alla fine un filmettino da bancarella, come ne venivano sfornati a vagonate, in straigt to video, nei primi anni del 2000, che ancora non si scrostavano di dosso le derive pulp/tarantiniane, anche se, quì, con meno sfacciataggine e più impegno per quanto riguarda sceneggiatura (alcuni dialoghi sono anche ben scritti, e le cose più terribili avvengono solo tramite le parole) e interpretazione, nonchè i suggestivi scorci della provincia americana dello Utah.

    Freeman trova pure il tempo per fare notare allo spettatore quanto American Psycho lo abbia condizionato (uno dei due fratelli, dopo l'ennesimo delitto già avvenuto in una stanza di motel, di cui non vediamo nulla, se la ride a dorso nudo con un paio di guanti in lattice intrisi di sangue) e, almeno, il dialogo su il giorno di neve c'ha un che di poetico.

    Il tipico salvadanaio a forma di maialino del titolo, è una metafora che usa Tom Sizemore, inculcando ai due figli che le persone (o meglio le loro vittime) siano come dei salvadanai da rompere e depredare.

    Doppiaggio italiano nemmeno da buttare, come spesso capita in questo genere di b movie da chioschetto dietro l'angolo.
    Ultima modifica: 11/06/22 14:04 da Buiomega71